Cresce l'entusiasmo tra i democratici, nasce la speranza che la supremazia repubblicana stia finendo. Ma Michael Walzer, professore all'Institute for Advanced Study di Princeton, autore del celebre 'Just and Unjust War' e guru della sinistra, frena l'entusiasmo.
Professor Walzer, i progressisti hanno finalmente una strategia vincente?
"Non credo che la sinistra abbia vissuto quel processo di rivitalizzazione intellettuale che la destra ha attraversato negli anni '70 e '80. Una vittoria dei democratici è possibile solo perché molti pensano che i repubblicani abbiano fallito".
Molti paragonano Obama a Ronald Reagan, perché insiste più sui grandi valori che sui singoli problemi...
"Reagan parlava molto di valori, ma aveva anche un programma politico ben chiaro, mentre non sono sicuro che Obama ce l'abbia. Le sue proposte politiche sono simili a quelle di altri democratici. E poi Reagan parlava di un nuovo tipo di conservatorismo: Obama non parla di un nuovo tipo di liberalismo".
Riuscirà a spegnere la faziosità che spacca in due l'America da anni?
"Sostiene di poterlo fare. Certo è l'unica strategia possibile. Se un democratico nero vuole correre per la Casa Bianca non deve essere solo al di sopra della politica razziale, ma anche dei partiti".
McCain può vincere?
"Per Obama e Hillary sarà difficile batterlo. McCain è il più forte dei candidati repubblicani e può vincere e governare con un Congresso a maggioranza democratica. Certo, se l'economia continua a peggiorare, può perdere".
Quali sono i punti forti di McCain?
"L'umanità e la sua storia. Ha spesso preso posizione non per convenienza politica, ma per le sue convinzioni. Nonostante io non sia d'accordo con la maggior parte delle sue idee, devo ammettere che comunica un senso di modestia e di decenza rari per un politico".
Hillary divide: c'è chi la odia. Perché?
"Non lo capisco del tutto. Molte femministe sostengono che è odiata perché è intelligente e capace e non c'è mai stata una donna come lei nella politica americana. Se Obama perdesse ci sarebbero altri politici neri in grado di fare quello che fa lui. Ma se perde Hillary non c'è in vista nessun'altra donna che può farlo. Hillary si staglia in un paesaggio di uomini e questo crea risentimento".
I sondaggi dicono che il partito democratico batte il partito repubblicano di 10-15 punti, ma Hillary e Obama sono in difficoltà se messi a confronto con McCain... Sono i candidati giusti?
"Ce lo domandiamo tutti. Nessuno sa se gli americani sono pronti per un presidente donna o uno nero. I sondaggi mostrano la debolezza dei partiti. In molti paesi europei se un partito ha un vantaggio del 10-15 per cento, il suo candidato vince con lo stesso vantaggio".
La sinistra europea sta perdendo in Germania, in Francia, forse anche in Italia...
"È un fenomeno ciclico. Non molti anni fa c'erano governi di sinistra in Inghilterra, Francia, Germania e Italia. E ora stanno sparendo uno a uno. Ma non credo che i problemi intellettuali abbiano a che fare con questi eventi ciclici".
Qual è il problema?
"I rapporti sociali sono cambiati, le vecchie idee non funzionano più, ma nessuna nuova visione è stata sviluppata. La natura dell'economia capitalistica globale rende molto difficile concepire una coerente politica di sinistra a livello locale: nessuno sa che tipo di politica economica sia plausibile né quale stato sociale sia sostenibile. Stiamo tutti aspettando quella che i post-modernisti chiamano una nuova narrativa".