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Politica
luglio, 2008

A sinistra s'ode uno squillo

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Scambi di accuse. Un diluvio di mozioni. Scontro sulla leadership. Così partono i congressi di Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani. Dopo la batosta alle urne

Certo, l'Appennino tosco-emiliano sarà sempre un rifugio per quel che resta della Sinistra, ridotta alla semiclandestinità dalle elezioni di aprile e con l'incubo di sparire definitivamente alle Europee 2009. Ma nulla è più emblematico della scelta delle località dove tenere i congressi di fine luglio operata dagli stati maggiori di Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi: le terme di Chianciano e Salsomaggiore. Come dire, salute e gioventù sono altrove. I tre ex compagni di strada della fallimentare Sinistra Arcobaleno arrivano alle assise che devono sancire nuovi programmi e nuovi leader zavorrati da ben 13 mozioni interne che spaziano da "il posto dei comunisti nel mondo" a "come riaggregare sul campo le forze anticapitaliste". E soprattutto da accuse incrociate di brogli nei congressi locali, sospetti di tesseramenti gonfiati, rese dei conti tra dirigenti consumate con vetero-perfidia.

In Rifondazione non si sa più nemmeno chi ha cominciato. Ferrero contro Giordano e Migliore, indicati come i registi della disfatta? O Ramon Mantovani contro tutti e tre più Bertinotti, accusati di "aver provato a sciogliere il partito" in non si sa bene che cosa? Le cinque mozioni che arriveranno al congresso del 24 luglio a Chianciano si stanno combattendo sul territorio a colpi di iper-tesseramenti dell'ultima ora (Puglia e Calabria), impugnazioni, voti impediti (Roma), congressi annullati per brogli (Reggio Calabria) e altre tristi amenità che i compagni credevano un'esclusiva delle truppe mastellate. Sul Web la base chiede lo stop alle guerre fratricide. Centinaia di messaggi piovuti sui blog di Ferrero, Vendola e della mini-componente cosiddetta dell'Ernesto tirano le orecchie ai capi, nessuno escluso. "Smettetela di litigare fra voi e fate qualcosa contro questo fascismo incipiente", implora Alessandra. Mentre Davide accusa: "State distruggendo Rifondazione. Circoli in cui i compagni non si parlano più. Dovreste chiedere tutti scusa. Tutti".

Paolo Ferrero, in realtà, qualcosa l'ha fatta, oltre a lamentarsi che gli uomini di Giordano e Vendola "passassero veline ai giornali per accusarmi di non voler far votare immigrati, precari e disoccupati". È andato in piazza Navona a manifestare contro le nuove leggi-vergogna insieme a Oliviero Diliberto e per questo s'è beccato la reprimenda di Walter Veltroni: "Che tristezza vederli lì, le loro facce incarnano la sconfitta della sinistra radicale". Ovviamente nessuno, da Rifondazione o dal Pdci, si è alzato a difendere i due compagni che sbagliano piazza. Vendola invece ha scritto un'accorata lettera aperta per spiegare come "siamo diventati una comunità povera di sentimenti e ricca di risentimenti". Il presidente della Puglia, l'erede designato di Bertinotti, cerca ancora di volare alto. Poi, al momento delle strategie, sogna di riaggregare in una nuova sinistra che dialoghi con il Pd i compagni di Rifondazione, i Verdi, la parte del Pdci che si riconosce in Katia Bellillo, la Sinistra democratica di Fabio Mussi e il nuovo movimento di Rita Borsellino.

Pensarci prima, al compagno-governatore? Franco Giordano, quando gli si fa notare che con Bertinotti candidato premier della Sinistra Arcobaleno la sconfitta non era tanto imprevedibile, ammette che "sì, i segnali non erano buoni, ma non si poteva bruciare una risorsa come Nichi". Ma ora è lui il messia che riunificherà la sinistra, anche se è Vendola per primo a biasimare "il leaderismo all'americana che da qualche tempo impera anche nel centrosinistra". Giorgio Cremaschi, mente politica dei metalmeccanici della Fiom e grande conoscitore della 'pancia' operaista, allarga le braccia: "Non vedo leader all'orizzonte. All'inizio Rifondazione è stata un punto di riferimento, poi s'è fatto strada l'autoritarismo del gruppo di comando bertinottiano che è esploso con la cacciata di Turigliatto".

L'unica cosa che resta in piedi è la cassa. Grazie al sistema del 'rimborso elettorale', noto come 'un voto un euro', il Prc ha incamerato 8 milioni tra il 2007 e il 2008 (nel 2006 aveva preso il 5,8 per cento alla Camera e il 7,4 al Senato) e ne prenderà altri 12 per il triennio 2009-2011. Nonostante il mancato ingresso in Parlamento, il partito di Bertinotti ha comunque preso più dell'1 per cento e tanto basta per raccattare altri 10 milioni. Poi ci sono gli 8 milioni entro il 2010 che arriveranno dal monte-rimborsi per le Regionali 2005, più un altro paio di milioncini per le Europee 2004. Il patrimonio immobiliare del partito, secondo stime ufficiose, varrebbe almeno 40 milioni. Solo le cinque sedi più prestigiose (Napoli, Genova, Livorno e le due di Roma) sono valutate oltre 10 milioni. Insomma, Rifondazione può contare su almeno 30 milioni di liquidità per organizzare la sua riscossa. Sempre che da Chianciano non sbuchi una nuova scissione.

Non va molto meglio dalle parti del Pdci. Le mozioni sono solo due e Diliberto appare largamente in sella, perché la Bellillo e l'astronauta Guidoni sono partiti troppo tardi. Anche lei era convinta che Marco Rizzo avrebbe lanciato l'assalto alla segreteria, ma il 'pelato' torinese non se l'è sentita. Così, al congresso di Salsomaggiore, anticipato in fretta e furia al 18 luglio per non farsi azzerare mediaticamente da quello dei rifondaroli, Diliberto rilancerà per l'ennesima volta la sua offerta federale al Prc. "Ma oggi parlare di semplice federazione significa mancare di coraggio", ribatte l'eurodeputato Claudio Fava, portavoce di quella Sinistra democratica che il suo congresso l'ha tenuto a giugno senza liti e dando molto spazio agli ospiti. "Quel che c'è di buono nella batosta è che non possiamo più nasconderci dietro la difesa delle identità. Tra dieci anni non avrà molto senso dirsi socialisti, verdi o comunisti. A sinistra dobbiamo aprire un cantiere, senza accontentarci di nuovi accordicchi elettorali". Il partito vero però, fatto di sezioni e apparato, chi ce l'ha sembra volerselo tenere stretto. "Dopo le grandi sconfitte un esercito riparte da quello che c'è", ribatte Orazio Licandro, capo dell'organizzazione Pdci, "e quello che c'è ancora in piedi, piaccia o meno, sono due partiti in carne e ossa come Rifondazione e il Pdci. Se invece si vuole inseguire il modello veltroniano, tutto immagine e rincorsa ai sondaggi.".

Già, l'altro partito che forse non c'è più tanto è quello dei Verdi. I suoi dirigenti si ritrovano a Chianciano negli stessi giorni del Pdci a Salsomaggiore e con ben sei mozioni sul tappeto. Alfonso Pecoraro Scanio dice di voler tornare a fare l'avvocato. Al massimo, fonderebbe volentieri una Università Verde. La mozione in vantaggio è quella più 'autonomista' di Bonelli e Loredana De Petris, che appoggiano il ritorno di Grazia Francescato alla leadership. Paolo Cento, ex sottosegretario all'Economia, continua a guardare verso Pdci e Rifondazione, ma non sembra intenzionato a scendere in lizza per la segreteria. Mentre il supergarantista Marco Boato ha presentato una mozione molto filo-Pd: ai congressi locali prende pochi voti, raccontano che stia preparando una mini-scissione. Dell'atomo, verrebbe da dire. La De Petris non vede l'ora che finiscano i congressi "perché abbiamo un sacco di battaglie da fare": rimettere in campo un progetto ecologista, lottare contro un governo che espelle dal Dpef la parola Kyoto e dal 2009 farà riempire l'Italia di euro-multe, denunciare i nuovi finanziamenti a chi produce energia sporca, spiegare alla gente che investire 60 miliardi nel nucleare significa sprecare il decuplo di quanto basterebbe per imitare la Germania sulle energie rinnovabili. Idee e i progetti non mancano, manca il popolo, semmai, visto che i Verdi sono forse tra gli ambientalisti meno votati dell'Occidente.

Il problema però è ormai di tutta la sinistra. Come uscirne? Cremaschi, non certo un clintoniano, suggerisce di imitare il vecchio Bill nella prima campagna contro Bush: alle sue spalle c'era sempre il cartello 'Think the economy, stupid!'. Traduzione: "Dopo aver fatto convegni su tutto, dalla musica all'enogastronomia, la sinistra deve tornare a parlare ai lavoratori, che si apprestano a entrare nella crisi economica con salari più bassi del 20 per cento della media Ocse". Sempre che i lavoratori, nell'attesa, non si siano stancati di aspettare i leader della Sinistra.

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