Tre idee, fra le tante, scatenate negli ultimi otto mesi (cioè da quando è stato commercializzata in America) dalla tavoletta di Apple. Che ha portato all'esplosione di una quantità già infinita ma destinata a crescere di dispositivi, oggetti, applicazioni, video, giochi e molto altro, fino a rendere l'iPad qualcosa di diverso da un semplice oggetto hi-tech: quasi il demiurgo di una mutazione nel nostro rapporto con il tempo libero, la socialità, il lavoro, la musica, il cinema, i libri, le news e così via.
Eppure, quando era arrivato, questo rettangolone sobrio senza tasti e senza mouse era stato accolto con mille punti interrogativi: ma che cos'è, un vassoio? Perché non può telefonare? Come mai non fa le foto? Dove hanno nascosto le porte Usb? E così via. Dubbi che avevano portato la stessa Apple a una sottovalutazione delle richieste (in Italia, a fine maggio, quasi il doppio di quelle previste) e quindi a un'iniziale carenza d'offerta, nonostante i prezzi non popolarissimi (da 499 a 799 euro, a seconda del modello).
Il fatto è che, una volta iniziato a usarlo, l'iPad diventa un oggetto dal fascino quasi esoterico, "indispensabile" per chi non ne ha mai sentito il bisogno né immaginato l'utilità fino a un minuto prima. Quindi scatena quel marketing virale (il tam tam tra amici, familiari o colleghi) che è sempre di più la chiave del successo di un prodotto. Sicché il boom dell'iPad è stato assordante (entro la fine dell'anno ne saranno stati venduti almeno 12 milioni di esemplari in tutto il mondo, di cui 211 mila in Italia, prevede uno studio di RBC Capital Market), premiato anche da un'immagine mirata sulla fascia d'acquirenti tra i 25 e i 40 anni, da sempre la più ambita. Nel nostro Paese, secondo un rapporto di Gpf, l'iPad è stato acquistato soprattutto da maschi (80 per cento) sotto i 45 anni e con redditi superiori alla media (attorno ai 100 mila euro annui lordi). Anche se l'interazione tra la persona e questo oggetto è basata sulla "magia percettiva" propria dell'infanzia: i cuccioli d'uomo imparano infatti a conoscere il mondo attraverso il tatto e sono incuriositi da ogni forma di movimento. L'iPad regala entrambe queste emozioni, rendendo calda, diretta e immediata un'esperienza digitale che attraverso il "vecchio computer" è molto più fredda, lontana, mediata. Anche per questo Walter Mossberg, uno dei più noti columnist americani di questioni digitali, l'ha battezzato "il laptop killer", l'assassino dei pc portatili: una profezia confermata dal "Financial Times", che ha appena pubblicato un'inchiesta dimostrando come il mercato dei tablet negli Stati Uniti stia andando a erodere quello dei laptop.
Già: sull'iPad i volti delle persone e le immagini delle cose si possono sovrapporre, spostare, allargare e scorrere. I personaggi, le parole e gli oggetti si toccano, si rovesciano, si muovono come fossero bambole colorate, da manipolare, da modificare. Ogni tipo di attività - incluse quelle lavorative - assume un connotato inconsapevolmente ludico e piacevolmente infantile. Ogni angolo viene smussato, diventa una morbida curva: sembra di giocare qualsiasi cosa si stia facendo. Quindi è disarmante rispetto a qualsiasi forma di paura tecnologica, di ostilità al cambiamento. Più il mondo è complesso, più la semplicità è un valore: un concetto tipico della filosofia di Apple e ben chiaro nella mente di chi ha inventato l'iPad. E anche il design super semplice del "rettangolo" - opera come sempre di Jonathan Ive, l'inglese che dal '92 supervisiona gli oggetti Apple - è ispirato a questo valore.

Un sondaggio condotto dalla Cooper Murphy Webb nel Regno Unito sostiene che il gioco è una delle funzioni più usate (nel 37 per cento degli intervistati) dai proprietari della tavoletta di Cupertino. Ma sarebbe sbagliato pensare (solo) ai videogames, ancora considerati da molti roba da ragazzini: le applicazioni a carattere più o meno ludico per iPad sono spesso culturali, educative, immaginifiche, vagamente ipnotiche, a volte intellettualmente o cognitivamente stimolanti. E il confine stesso tra gioco e utilità, divertimento e informazione, sembra perdersi quasi subito nel manipolare il tablet. Il successo di giornali e riviste (già oggi il 31 per cento degli utenti iPad ne fa uso, secondo il sondaggio inglese) è ad esempio molto legato alle declinazioni e agli adattamenti dei vecchi media al nuovo mezzo, attraverso quel mix originale di testi, video, audio, foto, entertainment, documentazione e altro ancora che già si vede in alcune testate d'avanguardia (come il mensile americano "Wired", la cui esperienza d'uso su iPad sarebbe limitante chiamare "lettura").
Ma c'è spazio anche per leggere, naturalmente: la tavoletta si propone infatti come una biblioteca potenzialmente immensa di e-book. "Il più antico metodo di lettura è stato il rotolo di pergamena che si svolgeva in verticale", spiega Paolo Fabbri, uno dei maggiori semiologi italiani: "Poi è arrivato il libro che ci ha consentito di leggere sfogliando. Con l'avvento del computer eravamo tornati all'età del rotolo. Adesso, finalmente con l'iPad si sfogliano di nuovo i testi, in digitale". Anche se le contestazioni in questo campo sono parecchie: molti si lamentano del fatto che dopo un po' i sette etti dell'iPad sono faticosi da tenere in mano; altri hanno da ridire sul monitor Lcd che stanca gli occhi e rende ardua la lettura di un libro in un parco assolato; insomma, per i lettori forti sembra più congeniale il Kindle, l'apposito e-reader di Amazon.
Ma quello che più piace ai fan dell'iPad è proprio la sua versatilità, il suo saper fare "tante cose diverse" anche se esistono oggetti tecnologici ciascuno dei quali "sa far meglio una specifica cosa" (leggere libri, appunto, navigare in Rete, vedere film, ascoltare musica, videogiocare, guardare la tivù, orientarsi con il Gps, scrivere testi, costruire presentazioni e così via) ma in compenso sa fare solo quella, e non le altre.
E sono proprio queste "altre cose" a crescere ogni giorno, grazie al moltiplicarsi quotidiano di applicazioni per iPad (già oltre 20 mila, più le circa 200 mila per iPhone compatibili anche con la tavoletta) che vengono create in tutto il mondo per andare ad arricchire sempre di più quel gigantesco supermarket virtuale chiamato App Store: un luogo virtuale che offre all'utente la vertiginosa sensazione di trovarsi in un luna park, con attrazioni sempre nuove e a prezzi stracciati. E questo avere "tutto per possibilità" è "ciò che più di ogni altra cosa regala il tocco di genialità" al device di Cupertino, come scrive Xeni Jardin recensendone il successo sul sito specializzato BoingBoing.
Ma accanto al fascino tattile-esperienzale, alla forza della ludicità, alla semplicità d'uso , alla trasversalità delle sue funzioni e alla sensazione di trovarsi in una via di mezzo tra uno shopping centre e un parco giochi, il tablet di Cupertino sembra sfondare il mercato anche per la sua velocità: si accende come una lampadina, soddisfa l'esigenza di rapidità che oggi abbiamo nel rispondere agli impulsi di intrattenimento e "consente una fluidità di informazione che per chi lavora nel terziario avanzato è vitale", come dice il sociologo Francesco Morace. Di qui la declinazione della tavoletta anche a scopi professionali, un contesto che di solito predilige strumenti più complessi: "Grazie al tablet molti professionisti hanno realmente lo studio a portata di mano, e quello che manca lo potranno scaricare dalla libreria del proprio fornitore di fiducia", scrive in un rapporto lo studio di consulenza Busacca & Associati. E già spuntano società che pensano di fornirlo alla forza vendita in sostituzione della tradizionale cartella.
Eppure, quello che doveva essere un punto di forza dell'iPad (la possibilità di portarselo in giro) si rivela invece uno dei suoi attuali limiti: secondo la maggior parte degli analisti viene usato soprattutto in casa, trasferito da una stanza all'altra, consultato in cucina per le ricette, sulla poltrona per guardarsi un video, perfino in bagno per leggere i giornali. Una curiosa "mobilità intramuraria", insomma. Ma sul medio-lungo periodo le tavolette senza fili sono destinate a diventare onnipresenti ovunque ci sia un po di Internet nell'aria: nelle sale d'aspetto del dottore, sui treni veloci, negli aeroporti. E il problema dello scarso uso in mobilità verrà gradualmente risolto dalla crescita della banda larga e dall'uscita sul mercato di tavolette sempre più leggere e più pratiche. Già, perché dopo Apple ora stanno arrivando anche gli altri (vedere articolo a pagina 86), in una competizione virtuosa che renderà questi oggetti sempre più leggeri, versatili e potenti. Un tempo s'immaginava un futuro in cui si poteva passare il weekend sulla Luna: invece siamo rimasti sulla Terra, ma sempre interconnessi a una galassia di amici, di video, di musica, di informazioni, di giochi e chissà di quali altre opportunità che oggi ancora neppure immaginiamo.