Nel 2008 il capo del governo ha bonificato un milione e mezzo di euro sul conto di Dell'Utri nella banca di Denis Verdini. Un regalo misterioso, ma soprattutto non segnalato alle autorità competenti. E c'è il sospetto di riciclaggio

Per i suoi sodali è una mucca. Da mungere. Dalla quale esce un fiume di denaro che sembra non avere fine. Chi trova un amico trova un tesoro. E se quell'amico si chiama Silvio Berlusconi, allora si può contare su un sostegno con almeno sei zeri. Ne sa qualcosa Lele Mora, beneficiato da congrue elargizioni per tamponare le sue società piene di starlette molto attive e di bilanci paurosamente passivi.

Ma la vera sorpresa è arrivata quando gli ispettori della Banca d'Italia hanno cominciato a scartabellare nei conti di un istituto tanto piccolo quanto strategico nelle ultime vicende nazionali: il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio, meglio noto come Verdini Bank.

Nei forzieri toscani dominati per decenni dal coordinatore Pdl sono spuntati i conti intestati al fondatore del partito berlusconiano, Marcello Dell'Utri. Due depositi, con un bel passivo milionario. Ma niente paura: a tappare la falla ha pensato il Cavaliere, elargendo un prestito da un milione e mezzo di euro. Denis, Marcello e Silvio: tre compagni di merende e di politica, che adesso rischiano un nuovo procedimento penale.

La legge antiriciclaggio infatti è chiara: operazioni del genere, anche tra importanti parlamentari, vanno segnalate mentre nella Verdini Bank tutto è stato tenuto segreto. Fino a quando tra inchieste e scoperti, a luglio Mario Draghi ha commissariato il Credito Fiorentino ponendo fine a un ventennio di gestione dai metodi baronali. Ed è ecco che dalle casse ben poco floride è emerso il dono di Berlusconi, il salvagente lanciato al suo braccio destro sin dai tempi di Milano Due, dell'avventura televisiva e della discesa in campo politica. Un bonifico rimasto nell'ombra e così il 30 settembre i responsabili dell'amministrazione straordinaria hanno fatto partire la segnalazione sulla violazione delle norme antiriciclaggio, attivando così gli 007 di Bankitalia e gli investigatori dei carabinieri del Ros coordinati dalle procure di Firenze e Roma.

Nell'istituto di Campi Bisenzio Dell'Utri è titolare di due conti correnti: il primo con un fido da due milioni e 800 mila euro, e il secondo per l'accensione di un mutuo da un paio di milioni di euro. Somma che è servita per ristrutturare una casa in provincia di Como. Entrambi sono in rosso. E su questi scrigni nei mesi scorsi si è accesa l'attenzione degli ispettori della Banca d'Italia che hanno passato al setaccio l'attività dell'istituto in cui Verdini è stato una sorta di padre-padrone. Ed è da questi accertamenti che è saltato fuori il bonifico che potrebbe portare all'ipotesi di riciclaggio. "Descrizione dell'operazione: Marcello Dell'Utri riceve euro 1,5 milioni da Berlusconi Silvio, tramite intermediario Monte dei Paschi di Siena. Si precisa che la posizione del cliente al momento della disposizione presentava un saldo negativo pari a euro tre milioni 150.134 (affidamento 2,8 milioni). Il bonifico ricevuto serviva a riassorbire l'esposizione".

L'operazione avviata da Berlusconi in favore di Dell'Utri risale al 22 maggio 2008. Un mese di grande euforia ad Arcore e a Palazzo Grazioli, con il ritorno del centrodestra al potere dopo la parentesi prodiana e la corsa per assegnare poltrone da ministro e sottosegretario che compensassero la fedeltà politica e il contributo alla vittoria elettorale. Ma il senatore, alle prese con il processo d'appello per associazione mafiosa che gli ha ridotto la condanna a nove anni, non ha certo potuto partecipare al trionfo di Palazzo Chigi.

In quegli stessi giorni, però, Dell'Utri ci teneva a trasmettere un messaggio chiaro al popolo di mafia: ha definito "eroe" Vittorio Mangano, il boss palermitano che negli anni Settanta è stato inviato dai vertici di Cosa nostra nella villa San Martino di Arcore, a protezione del futuro presidente del Consiglio. Un'infelice affermazione sostenuta anche da Berlusconi: "Ha detto bene Dell'Utri". Come poteva rinnegare Mangano, lo stalliere reclutato proprio da Dell'Utri trentacinque anni fa, prima ancora che l'imprenditore milanese diventasse il Cavaliere?

In fondo, tutta la vicenda del Credito Fiorentino ruota intorno ad antiche confraternite che non disdegnano di stringere la mano ai padrini. È il verminaio scoperchiato con le intercettazioni della cosiddetta P3: gli affari di Verdini e Dell'Utri con Flavio Carboni, il faccendiere al centro di tre decenni di intrighi. I loro piani per fermare in Cassazione il mandato di cattura contro Nicola Cosentino, accusato di rapporti fin troppo stretti con la camorra casalese. E in mezzo l'istituto di Campi Bisenzio usato come bancomat per gli amici degli amici. Anche dallo stesso Verdini. Che otteneva prestiti per le sue aziende, per quelle di soci e familiari, con una serie di irregolarità tali da far scattare l'amministrazione controllata. E così i nuovi gestori scelti da via Nazionale hanno fatto un'altra scoperta singolare: un conto intestato a Verdini in rosso di quasi cinque milioni. Insomma l'unico a pagare, attingendo dal suo smisurato patrimonio personale, è il Cavaliere con bonifici che nessuno segnalava.

Ci sono voluti più di due anni per denunciare queste anomalie. Transazioni su cui ora i pm di Roma e Firenze, quelli che indagano su Dell'Utri e Verdini, vogliono fare piena luce. Per quanto esistesse una elaborazione trimestrale in materia antiriciclaggio, al Credito cooperativo fiorentino le procedure corrette sono state di fatto avviate "solo agli inizi del 2010". "Soltanto nel corso degli accertamenti ispettivi" e in seguito all'avvio di indagini giudiziarie, la Banca "ha provveduto a segnalare" alcune operazioni sospette. Lì, si è scoperto, c'erano persino fondi coinvolti in un'istruttoria su un misterioso bancarottiere russo in fuga per il mondo. E quei bonifici tra la coppia che ha fatto nascere Fininvest e Forza Italia. Chissà se quel prestito verrà mai restituito. Recita il Vangelo: "Date a Cesare quel che è di Cesare". E nelle intercettazioni della P3 quando si parla di Cesare si fa riferimento a Berlusconi, ricco e munifico come un imperatore.

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