Dalla Bnl a Intesa, da Gucci a Bulgari, da Montepaschi a Parmalat. I colossi d'Oltralpe sui stanno mangiando le aziende italiane. E il capitalismo nostrano non reagisce

E' passato circa un quarto di secolo da quando la stampa francese, stupita e ammirata, celebrava in Agnelli, De Benedetti e Gardini i grandi capitani di ventura che stavano guidando l'Italia verso un nuovo Rinascimento economico. In realtà, da allora sembra trascorsa quasi un'era geologica. Se in quel tempo era la Francia a temere le incursioni dei condottieri italiani, oggi la situazione si è perfettamente rovesciata ed è proprio il nostro paese che, un colpo dopo l'altro, è diventato terra di conquista da parte dei capitali transalpini.

Lo dimostra il lungo catalogo delle operazioni, perfezionate o avviate da gruppi d'Oltralpe, che ha raggiunto dimensioni davvero impressionanti in una vasta quantità di campi. In quello bancario la presenza francese è massiccia e ben articolata: Bnp Paribas ha acquisito la Bnl, il Crèdit Agricole controlla Cariparma e Friuladria ed è socio rilevante in Intesa, le assicurazioni Axa hanno una partnership in Monte dei Paschi. In uno dei settori trainanti del "made in Italy", quello della moda e del lusso, il bottino dei cugini transalpini è non meno notevole: il gruppo di François Pinault si è impossessato di marchi storici come Gucci e Bottega Veneta, mentre Lvmh di Bernard Arnault, dopo essersi impadronito di Fendi, ha appena rilevato Bulgari.

Altre importanti operazioni sono state tentate in queste settimane. Le difficoltà finanziarie del gruppo Ligresti, infatti, hanno stimolato l'interesse del gigante Groupama a intervenire in Premafin con l'obiettivo di puntare alla controllata Fondiaria-Sai. L'obbligo di lanciare una costosa Opa, imposto giustamente dalla Consob, ha fatto saltare l'affare: ma non è improbabile che i francesi, magari per altre vie, cercheranno ancora di allungare le mani su questa o altra fetta del mercato.

In campo energetico è aperta la questione del riassetto azionario di Edison dove il colosso pubblico Edf non nasconde la sua voglia di accrescere il controllo della società a scapito delle aziende municipalizzate di Brescia e Milano. Per frenare gli appetiti francesi si è mosso addirittura il ministro Giulio Tremonti, ma è arduo che un intervento politico possa bilanciare alla lunga la supremazia finanziaria e tecnologica dei francesi. Anche perché, se il programma nucleare dell'attuale governo proseguirà al di là dei contraccolpi giapponesi, sarà necessario per l'Italia avvalersi della consolidata esperienza transalpina in materia.

A completamento minimo di questo elenco vanno poi ricordate le rilevanti presenze francesi, nel nome di Vincent Bollorè, in due snodi cruciali del potere economico domestico: le Generali e Mediobanca. Mentre sullo sfondo restano più che mai appesi gli interrogativi sulla sorte definitiva di Alitalia. Immaginare che i sedicenti capitani coraggiosi guidati da Roberto Colaninno siano in grado di sottrarsi all'abbraccio finale da parte di Air France può essere considerato, appunto, un puro esercizio di fantasia.

Sarà, quindi, che in Italia le cose stanno andando meglio che negli altri paesi europei, come il duo Berlusconi-Tremonti gorgheggia garrulo ogni giorno, ma il quadro appena tracciato racconta una realtà drammaticamente diversa. Le trombe degli eredi di Carlo VIII stanno ormai facendo sentire il loro suono in tutta la penisola, mentre non si odono campane domestiche in grado di rispondere.

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