Nelle tue opere le figure femminili sono rappresentate nell'atto di mangiare (o di aver appena finito o giustappunto iniziato) qualcosa: per lo più dolci o junk food. ma non sembra un atteggiamento colpevole. Che cosa cerchi di dire a chi guarda?
Una delle cose che provo a mostrare è la nostra capacitò di impregnare le cose che mangiamo di qualità che non hanno. Cerchiamo consolazione da una fonte che è con essa incompatibile. Nei miei primi lavori il tema dell’impulso era molto evidente. Nei nuovi provo a trasmettere la sensazione della perdita di controllo in un’atmosfera frenetica. Quello che faccio è manifestare quanto le nostre compulsioni ci distraggano dalla realtà, eliminando la serenità che potremmo trovare semplicemente stando seduti. Nella maggior parte dei miei lavori il volto delle donne non si vede, e questo perché nelle loro azioni c’è vergogna. Ma con la progressione della serie le figure che rappresento cominciano a vedere l’osservatore. Cade ogni censura, e l’assenza di colpa prevale: c’è accettazione di questa brama, diminuisce l’inquietudine di solito associata ad un appetito vorace. Non solo per quanto riguarda il cibo, ma in generale.
Perché scegli momenti e luoghi solitamente deputati all'ozio (nude nella vasca da bagno, in abbigliamento comodo sul letto)?
Ho cominciato a rappresentare vasche da bagno e letti proprio perché sono spazi privati, in cui è inusuale trovare qualcuno che mangia. L’intimità dello spazio enfatizza la segretezza di questi comportamenti compulsivi. L’inusualità della situazione evidenzia l’assurdità di certe azioni. La solitudine/pace dai set riprodotti fa da contraltare alla perdita di controllo espressa dalle azioni delle donne.
Cosa ti piacerebbe che riuscisse a fare una tua opera d'arte?
Quando ho iniziato a dipingere volevo esplorare il concetto di “distrazione”: con quali mezzi ci distraiamo, da cosa, cosa ci accade quando la distrazione finisce? Emozionarsi con il cibo equivale a non pensare, a cercare momenti di pace e accettazione. Le donne cominciano a consumare cibo, consciamente, prima che esso consumi loro.
Parlaci invece della tecnica. I tuoi olii su lino/cavas sembrano quasi fotografie...
Questo perché io lavoro proprio partendo dalle fotografie di un eccellente fotografo, Tom Moore, con il quale collaboro da cinque anni. Lui utilizza uno strumento concepito apposta per riprendere il set che ho allestito da sopra. La macchina fotografica è collegata al suo computer, così posso vedere sullo schermo il risultato dell’immagine appena scattata. Scattiamo centinaia di foto prima di trovare quella giusta. Quando finiamo lo shooting, scelgo la più rispondente a ciò che avevo immaginato. La copio su carta lucida e poi sulla tela, dopo di che, comincio a fare schizzi rudimentali della composizione. E poi dipingo con un confronto costante con la foto: devo fare almeno 2-3 strati di pittura per costruire lo spazio.
Progetti artistici futuri?
Ultimamente mi è capitato di vedere una serie di foto di Carla Van De Puttelaar: sono donne, per lo più nude, che sembrano fluttuare nello spazio. Mi hanno molto impressionata, facendo emergere l’urgenza di rappresentare l’abbondanza senza colpa e la nostra abilità nel “prenderci il nostro spazio”. Per la prima volta trascuro l’autoritratto e i temi negativi legati al cibo per concentrarmi sul rapporto positivo con l’immagine del nostro corpo e l’alimentazione.
Hai in programma tante mostre, sia personali che collettive, nell'immediato futuro. Quando e come hai cominciato ad avere così successo?
Dipingo da vent’anni, ma solo nell’ultimo paio ho cominciato a esibire con continuità le mie opere. Nonostante abbia frequentato una scuola d’arte quando ero adolescente, è stato solo venendo a New York e confrontandomi con alcuni valevoli insegnanti che ho cominciato a prendere una mia direzione. Mi riferisco soprattutto a Alyssa Monks, impagabile maestra. Ma di certo il successo che stanno avendo le mie opere è dovuto al tema diventato d’attualità e anche alla facilità d’accesso alla mia arte dovuta ad internet.
Fuori dall'America qualcuno ha cominciato ad accorgersi di te?
Negli ultimi anni hanno cominciato ad intervistarmi in Argentina, Italia, Brasile, Inghilterra, Francia, India, Cina, Svizzera. E prossimamente miei avori saranno esposti in una collettiva dedicata ai realisti americani alla Peter Walker Fine Art Gallery, in Australia il prossimo novembre.