L'idea è quella di chiedere ad alcuni grandi del disegno di misurarsi con il personaggio di Tex Willer, per offrire ai lettori nuove interpretazioni del protagonista, dei suoi comprimari e del suo mondo (...) con questo numero del Quarantennale proviamo a sondare le reazioni dei lettori di fronte a qualcosa di diverso. E l'esordio avviene alla grande, con un disegnatore del calibro di Guido Buzzelli, un artista insolito, nel panorama del fumetto e dell'illustrazione in Italia. Un iconoclasta aduso a rompere i modelli consolidati e tradizionali per proporre innovazioni nelle forme e nei contenuti del disegno". Con queste parole, nel giugno 1988, Decio Canzio presentava "Tex il grande!", primo volume di quella che si è trasformata nella collana parallela dei cosiddetti "Texoni", albi cioè di grande formato in bianco e nero, dove le star del fumetto internazionale si sono divertite a rileggere l'icona di Tex, all'epoca baldo quarantenne e oggi, venticinque Texoni dopo (la serie ha cadenza annuale), alla soglia del sessantacinquesimo compleanno di una felice vita editoriale cominciata il 30 settembre 1948, con l'albetto "Il totem misterioso", dove Tex era ancora un fuorilegge in fuga, pronto a sparare su chiunque attraversasse la sua pista.
Quella dei Texoni, dunque, è la storia di un quarto di secolo di omaggi che autori dal segno e dal gusto grafico e narrativo i più diversi hanno saputo e voluto rendere all'unica icona immortale del fumetto avventuroso italiano. Dal 1 settembre, fino al 16 febbraio 2012, con "l'Espresso" e "la Repubblica", sarà possibile ripercorrere settimanalmente la gloriosa storia dei Texoni che, per l'occasione, sono stati colorati e si presentano quindi in una nuova e sorprendente forma grafica, assolutamente inedita.
Si comincia, ovviamente, proprio con "Tex il grande!" disegnato da Guido Buzzelli (1927 - 1992) su una sceneggiatura di Claudio Nizzi (che negli anni firmerà la gran parte dei Texoni). L'avventura, ambientata nelle foreste dell'Oregon in mezzo ai boscaioli, permette al disegnatore (definito in Francia "Il Michelangelo dei mostri"), di sbizzarrirsi in un sofisticato lavoro di rilettura del personaggio. Buzzelli, uno dei più rivoluzionari cartoonist italiani, capace di fondere pittura e fumetto popolare, si è imposto nel panorama internazionale fin dal 1965, con la graphic novel "La rivolta dei racchi", volume che ha grande successo in Francia e dove si racconta il fallimento della rivoluzione di un'umanità sporca, disonesta e decadente. Il segno di Buzzelli è caratterizzato dal gusto per il grottesco, ammantato di una ricercata tecnica pittorica utilizzata per creare le sue caratteristiche deformazioni di volti e corpi, funzionali alla satira sociale che ne ha contraddistinto l'opera, in una personale elegia del mostruoso.
Affidare proprio a lui l'esordio di una collana dedicata a uno degli eroi più inossidabili del mondo dei fumetti poteva essere un azzardo troppo grande persino per Tex, invece l'autore ha saputo rendere più umano l'eroe, senza scalfire la potenza del personaggio e dei suoi pards e dandogli un'umanità e uno spessore psicologico nuovi.
Dopo quel felice esordio, l'appuntamento annuale coi Texoni è diventato uno dei più attesi tra i lettori abituali di Tex, ma anche per coloro che si sono avvicinati al ranger perché interessati alla mutazione che poteva essere causata da autori dagli stili tanto differenti rispetto alle caratteristiche distintive della "factory" bonelliana. Vediamo allora quali sono i titoli che saranno ripubblicati dopo "Tex il Grande!": Alberto Giolitti disegna "Terra senza legge", Aurelio Galleppini (il creatore grafico di Tex, in una piccola deroga alla regola che voleva solo disegnatori "esterni" in questa collana) "Il segno del serpente", Sergio Zaniboni "Piombo rovente", Victor de la Fuente "Fiamme sull'Arizona", Josè Ortiz "La grande rapina", Giovanni Ticci "Il pueblo perduto", Aldo Capitanio "Il soldato comanche", Roberto Raviola (cioè il celeberrimo Magnus) "La valle del terrore", Jordi Bernet "L'uomo di Atlanta", Goran Parlov "L'ultima frontiera".
In quest'ultimo Texone, l'undicesimo della serie (sempre su testi di Claudio Nizzi), il disegnatore croato Parlov (già noto nel fumetto western per le sue interpretazioni di Ken Parker e Magico Vento), interpreta una storia di passioni omicide, ambientata nei territori canadesi dell'alto Saskatchewan. L'albo merita un'attenzione particolare perché dimostra come la struttura aperta dei Texoni permetta un lavoro di approfondimento da cui possono emergere anche suggestivi personaggi inediti nella serie regolare. Qui, infatti, Tex fronteggia il feroce Jesus Zane, curioso incrocio tra il Lewis Wetzel dipinto da Pratt in "Wheeling" e il Daniel Day Lewis di "L'ultimo dei Mohicani", a dimostrare la felice molteplicità d'ispirazioni e commistioni stimolate dall'approccio "esterno" a Tex.
Dopo Parlov tocca ad Alfonso Font con "Gli assassini", seguono poi "Sangue sul Colorado" di Ivo Milazzo, il disegnatore di Ken Parker, cioè del western demitizzato, la vera antitesi di Tex Willer, che qui narra una storia di avidità e passioni brucianti, ambientata tra i cercatori d'oro di Silver Creek, risolta con la consueta energia da Tex. Il neozelandese Colin Wilson (Judge Dredd, il giovane Blueberry) si esibisce in "L'ultimo ribelle", Joe Kubert disegna "Il cavaliere solitario", Bruno Brindisi "I predatori del deserto", Manfred Sommer "Mercanti di schiavi", Roberto de Angelis "Ombre nella notte", Carlo Ambrosini "Il prezzo della vendetta", Giancarlo Alessandrini "Canyon Dorado", Corrado Mastantuono "Il profeta Hualpai", Lucio Filippucci "Seminole", Pasquale Frisenda "Patagonia", Orestes Suárez "I ribelli di Cuba" e infine Carlos Gomez (cioè il disegnatore di Dago) "Verso l'Oregon".
Si tratta di un club assolutamente ristretto di autori, ognuno con una storia e una produzione che parlano da sole. Tra tanti maestri però, non si può fare a meno di sottolineare come, nei venticinque imperdibili Texoni, ci sia una perla che brilla su tutte le altre. Si tratta di "La valle del terrore", canto del cigno del grande Roberto Raviola, appunto, meglio noto come Magnus (1939 - 1996), che ha completato questo lavoro giusto poche settimane prima della morte. "Bisogna disegnare col vocabolario e scrivere con la riga e la squadra", ha detto una volta il geniale cartoonist, con il gusto di un felice paradosso. Dai "noir" Kriminal e Satanik alla satira di Maxmagnus e Alan Ford (in entrambi i fumetti si è autoritratto, rispettivamente, nei panni dell'infido Amministratore Fiduciario e in quelli dell'ottuso e iracondo Bob Rock), dalla "pornografia d'autore" di Necron alla riduzione a fumetti del romanzo erotico cinese "Chin P'ing Mei" in "Le 110 Pillole", dalla poesia delle "Femmine Incantate" agli intrighi internazionali della saga dello Sconosciuto, fino al Texone, Magnus ha interpretato questo aforisma producendo una mole impressionante di opere.
Al disegno di "La valle del terrore", Magnus ha dedicato ben sette anni di lavoro, gli ultimi di una vita integralmente spesa per l'arte del cartooning: questo ha significato per lui onorare l'impegno di firmare il Texone. Nell'albo, realizzato su sceneggiatura del prolifico Nizzi, incontriamo un Tex veramente mai visto prima, alle prese con una setta segreta di spietati assassini, per una vicenda tutta azione. Fin dalle prime tavole, dove è mostrato un efferato eccidio, Magnus dimostra di aver lasciato questo mondo con un eccezionale testamento grafico. Il montaggio serrato e "cinematografico" delle vignette, la cura maniacale nel disegnare particolari apparentemente impercettibili, lo studio su armi e costumi, insieme a trovate visionarie come l'orrorifico "Pozzo della Morte", fanno del volume un capolavoro dei comics di tutti i tempi: assolutamente imperdibile. Nell'ultima vignetta dell'ultima tavola di "La valle del terrore", infatti, Magnus Pictor, Robert Fox, Bob la Volpe (solo per citare una parte dei nomignoli), disegna la sua ultima auto-caricatura, con Tex e Kit colti mentre salutano e galoppano via. Magnus è in basso a sinistra, in primo piano: è il piccolo boscaiolo col nasone, che ha deciso di congedarsi così dai suoi lettori.