Nessuno in Europa fa uso di integratori alimentari e dietetici come noi. Così, in un Paese in crisi, il settore è in controtendenza: prospera e vale ormai 1,7 miliardi di euro. Un mercato che, secondo molti nutrizionisti, è 'gonfiato' dal marketing. E può presentare rischi per la salute, spesso sottovalutati
Ingurgitiamo di tutto, noi italiani. Nessuno, in Europa, consuma più vitamine e integratori alimentari e dietetici. E l'industria che li produce e vende, ovviamente, prospera. Uno studio comparativo della società londinese Euromonitor International parla di un trend in continua crescita: aumentano i consumatori, aumenta il business: in Italia il mercato vale 1,7 miliardi di euro, cifra del 2012. Mercato trainato dai grandi produttori, ma non solo: l'apertura delle parafarmacie e di catene come Farmaflor ed Essere Benessere ha ulteriormente incrementato il fenomeno, mentre Enervit ha completato l'acquisizione di 70 “Vitamin Stores”, di cui sei a gestione diretta e gli altri in franchising. I leader di mercato sono Sanofi-Aventis con Enterogermina e Bayer con Supradyn: Big Pharma, insomma, ha fiutato da tempo il profumo delle “pilloline colorate”.
La ricerca pone come fattore decisivo per la crescita del consumo l'accresciuta consapevolezza dell'importanza della cura del proprio corpo, tra diete e attività fisica. Una visione per così dire positivistica che contrasta nettamente con quella dei nutrizionisti italiani, per il quali il mercato della cosiddetta automedicazione è gonfiato e presenta molti rischi, spesso sottovalutati. La mancanza dell'obbligo di prescrizione, ovviamente, rende tutto molto più facile.
Partiamo dalle vitamine. Negli ultimi cinque anni (2007-2012), l'Italia ha in realtà subìto una leggera flessione, mentre la performance più alta l'ha registrata la Turchia.
Pur avendo diminuito il fatturato complessivo (dai 417 milioni di euro del 2009 è sceso ai 367 milioni di euro del 2002), l'Italia delle vitamine mantiene stabile il primato in Europa ormai dal 2007, anche perché i competitor diretti – Germania e Regno Unito – hanno a loro volta subito le stesse oscillazioni del mercato
l leggero calo nella vendita delle vitamine a livello italiano è compensato dall'aumento degli integratori alimentari: +6,3 per cento nel quinquennio 2007-2012, con una crescita superiore a tutti gli altri Paesi europei presi in esame con la sola eccezione della Svezia che ha però cifre di vendita largamente inferiori.
Il confronto degli ultimi cinque anni ci dice che l'Italia ha soffiato alla Germania il primo posto in Europa nel 2009, aumentando gradualmente il distacco e lasciando il vuoto alle sue spalle: Francia e Regno Unito, rispettivamente terza e quarta, hanno un giro d'affari che è meno della metà di quello italiano.
Secondo uno studio dell'Agenzia del farmaco (AIFA), vitamine e integratori costituiscono il 4,5 per centro del mercato “non prescription”. Le prime tre classi di prodotto – i polivitaminici con minerali, i prodotti a base di vitamina C e le vitamine del gruppo B – coprono il 66,5 per cento del mercato, con una quota rispettivamente del 24,1, del 22,8 e del 19,7 per cento.
Infine, la classifica dei prodotti integrativi vitaminico-minerali più venduti in Italia nel 2012