«Un governo con il partito di Epifani è impossibile, dopo quello che hanno fatto per il Quirinale. Renzi? Vorrei sapere chi ha dietro. Grillo? Nemmeno lui è un salvatore della Patria. Il mio pantheon? Che Guevara e Paolo Borsellino». Parla Alessandro Di Battista, forse il più carismatico dei deputati cinque stelle

La Boldrini? «Inadeguata al ruolo». Boccia? «Uno del Pdl infiltrato nel Pd». Renzi? «Me ne fotto, non esistono salvatori della Patria». Un possibile governo di cambiamento con Pd e Sel? «Impossibile».

Diretto, schietto, sicuro di sé. Alessandro Di Battista, classe '78, è un 'pasdaran' del MoVimento 5 Stelle: alle spalle un trascorso nei movimenti alterglobalisti ed esperienze in America Latina, ora deputato. Si è messo in mostra in questi mesi per il suo carisma e piglio. Attualmente è sospeso dall'Aula per l'occupazione - insieme ad 11 colleghi grillini - del tetto di Montecitorio: «Un gesto di disobbedienza civile per protestare contro la manomissione della Costituzione e la modifica dell'art 138».

Ritieni giusta la sospensione?
«La accetto: compiendo un atto di disobbedienza civile sapevo di andare incontro a sanzioni. Mi auguro che la stessa solerzia sia applicata per chi è condannato o è ladro della collettività o ha doppi incarichi. La credibilità delle istituzioni è messa in pericolo da questi casi non da 12 parlamentari che compiono un gesto eclatante per denunciare la modifica dell'articolo 138 della nostra Carta. La battaglia è dei cittadini, come sempre, ma noi del M5S siamo stati i soli a combattere in Parlamento - mentre Sel dormiva sotto le lenzuola - e a far scoppiare il caso».

Già precedentemente hai avuto un battibecco con la presidente Laura Boldrini per un tuo intervento in Aula. Non corre buon sangue tra voi.
«È inadeguata a quel ruolo, non conosce il regolamento. Cerca sistematicamente di censurare anche quando i toni espressi dal M5S non sono così accesi e negli interventi non si attaccano le istituzioni. Dei vicepresidenti invece è molto bravo Giachetti. La Sereni è la peggiore per la sua faziosità”.

Con un videomessaggio di Berlusconi rinasce Forza Italia...
«Il problema non è Berlusconi ma il morbo del berlusconismo che si è insinuato nel nostro Dna. Siamo cresciuti con le sue tv commerciali. Gaber diceva giustamente «Non temo Berlusconi in sé ma il Berlusconi in me». Come personaggio politico è finito, mentre il berlusconismo sarà duro da estirpare e le macerie provengono anche da vent'anni di assenza di opposizione. Il Pd ha tenuto in vita questo sistema: tutte le volte che era finito, l'ha salvato. C'è una legge sul conflitto di interessi che lo rende ineleggibile dal 1994, figuriamoci».

Il guru Gianroberto Casaleggio ha dato il via libera per accettare ospitate in televisione. Presto vedremo anche te nei vari talk show?
«Non amo i talk show dove si sbraita e a decidere non sono Casaleggio e Beppe Grillo. Abbiamo un gruppo di comunicazione e al nostro interno ci confrontiamo e pur non amando il mezzo tv abbiamo deciso di utilizzarlo per raggiungere intere fasce della popolazione che non si informano con la Rete».

Federica Salsi è stata espulsa perché andò a Ballarò. Come la mettiamo?
«Nel M5S abbiamo poche regole. Una è che bisogna rispettare la volontà assembleare e in quel periodo si era deciso di non accettare ospitate televisive. Poi c'è un criterio ovvio di competenze: lei si occupava solo di questioni locali, mai nazionali».

Le espulsioni non sono state poche…
«Alcuni casi sono risultati indigesti, lo comprendo».

Riconosci che in passato avete commesso errori?
«Abbiamo commesso errori da un punto di vista della comunicazione».

Crimi e Lombardi non hanno spiccato come portavoce.
«Non era facile reggere tutta quell'improvvisa pressione, trovo ingiusti gli attacchi a loro due. Chiunque a loro posto avrebbe faticato».

A parte la comunicazione, c'è qualche autocritica su passate valutazioni politiche?
«No».

Non credi che durante le consultazioni di Napolitano invece di richiedere un governo pentastellato fosse giusto fare un nome illustre e indipendente, magari della società civile? Per incalzare il Pd…
«Il nome tanto non sarebbe andato in porto».

Quindi escludi per il futuro qualsiasi ipotesi di 'governo di cambiamento' con Pd e Sel?
«Assolutamente: ho capito cosa fosse il Pd durante l'elezione del Presidente della Repubblica. Ho parlato con molti deputati del Pd e li ho anche consolati mentre piangevano la sera in cui impallinavano Prodi. Ho dato coraggio, mi ricordo, ad Alessandra Moretti la quale mi disse: 'Cosa possiamo fare?'. Le risposi che votando Rodotà si aprivano praterie anche perché, come presidente, non avrebbe mai consentito un governo con Berlusconi. Il giorno dopo era lì a spellarsi le mani per Giorgio Napolitano. E all'elogiarlo. Dialogo chiuso: voglio distruggere la partitocrazia. Eppure Bersani ci avrebbe messo in seria difficoltà se avesse proposto un programma di pochi punti come ineleggibilità di Berlusconi, conflitto di interessi, taglio degli F35 e reddito di cittadinanza. Non sono stati in grado».

Però così il M5S ha scelto la via più facile: quella dell'opposizione.
«Il giorno prima del voto di febbraio, quando Bersani e Berlusconi hanno avuto i veri sondaggi che ci davano al 25 per cento, hanno ipotizzato il governo dell'inciucio. Già allora. Hanno provato a far ricadere la colpa su di noi ma le larghe intese andavano bene a tutti».

Che giudizio dai di Napolitano?
«È stato tirato in ballo nella trattativa Stato-Mafia, ha avallato qualsiasi porcata del governo Berlusconi firmando leggi poi rigettate dalla Corte Costituzionale. E soprattutto era già stato in carica per un settennato».

A breve Renzi dovrebbe prendersi il Pd e vi sfida sul terreno della lotta alla Casta e sui finanziamenti pubblici ai partiti. Non temi vi possa sottrarre voti?
«Me ne fotto di Renzi. Mi interessa che i cittadini si rendano conto che non esistano salvatori della Patria: né lui né Grillo né nessun altro. Al di là del voto,  l'importante è agevolare la partecipazione della gente alla vita politica. Solo così non avremmo più i D'Alema. La politica è la più alta attività che l'essere umano possa fare: mettersi insieme e risolvere collettivamente i problemi. Ci vuole il controllo popolare intorno al potere. Noi come M5S siamo liberi in tal senso, dietro non abbiamo massoneria, P2, criminalità organizzata etc. Renzi invece durante le campagne elettorali riceve soldi da industriali e importanti sponsor, temo non sia una persona libera. Fa ridere poi che si dipinge come il nuovo che avanza uno sostenuto da Franceschini».

Il 12 ottobre ci sarà la manifestazione in difesa della Costituzione indetta da varie personalità come Rodotà, Carlassare, Landini, don Ciotti e Zagrebelsky. Ci sarai?
«Da cittadino, credo di sì. Pur restando convinto che la nostra Carta si possa riformare ma senza modificare le regole (l'articolo 138) e senza toccarne essenze e principi. Ad esempio introdurrei maggiori strumenti di democrazia diretta. Per il resto, gli intellettuali sono spesso autoreferenziali: fanno battaglie più per loro che per il popolo. Di Pasolini ora ce ne sono pochi. Rodotà è una persona che stimo molto come custode della Costituzione non come politico, appartiene ad un'area di sinistra che non mi appartiene».

Hai citato Gaber e Pasolini; sei amante dell'America Latina 'ribelle'. Hai un qualcosa di sinistra, no?
«Ma contemporaneamente ho seri dubbi sullo ius soli o sull'indulto. E non mi sento un razzista. Per questo sono di destra? Non è più tempo di ideologie ma di idee logiche: capitalismo e comunismo sono due facce della stessa medaglia».

Chi metti nel tuo Pantheon?
«Che Guevara, Paolo Borsellino, San Francesco, Peppino Impastato e Giancarlo Siani».