FRANÇOIS HOLLANDE
Presidente francese, socialista. Soprannome “Flamby” (la marca di un budino). Caratteristica: far innamorare donne di bell'aspetto senza essere George Clooney. Forse perché, dice chi lo conosce bene, è un formidabile battutista.
La migliore gag. Con un casco integrale e su uno scooter guidato da una guardia del corpo va a trovare l'amante a 150 passi dal palazzo presidenziale e a poca distanza dal ministero dell'Interno nella zona più controllata di Parigi e che pullula di poliziotti. Forse crede di essersi trasformato nell' Uomo Invisibile da quando la seconda compagna gli ha imposto una dieta ferrea e si è un po' ristretto.
Scoperto dai maligni paparazzi sguinzagliati dall'arcinemico Silvio Berlusconi (“Closer”, il settimanale dello scandalo è di proprietà della Mondadori), invoca la privacy e querela il giornale. Nonostante fosse stato lui, in occasione della precedente procedura di sostituzione della dama in carica, a farsi riprendere in atteggiamenti affettuosi. Incoerente.
Il nuovo amore forse gli serviva per lenire le pene procurate dai sondaggi: mai un presidente francese era caduto così in basso per indice di popolarità.
Quando si presenta davanti a 600 giornalisti per una conferenza stampa si rifiuta di rispondere alle domande sull'affaire. Nemmeno a quella che riguarda le istituzioni su chi si debba considerare oggi la “première dame”. Sulla tradita dice solo: “Si sta riposando”. L'aveva già definita: “La donna della mia vita”. Forse che un presidente francese, come i gatti, ha sette vite? Potenza dell'Eliseo.
Voto: 8 al seduttore, 4 al politico (per come è messa la Francia anche meno).
JULIE GAYET
Attrice e produttrice, socialista. Bellezza un po' slavata. Amante in carica del presidente del quale ha 18 anni in meno. Forse, etimologicamente, meglio “morosa” (“colei che aspetta”, nell'appartamento di rue du Cirque numero 20). Senza soprannomi. Caratteristica: essere riuscita a rimanere pressoché ignota al grande pubblico nonostante 50 film.
Migliore gag. Ha conosciuto l'amato tramite la di lui prima donna (pure in politica) di cui era amica e per la quale aveva girato spot di sostegno. L'alcova dove riceveva lui era stata affittata dall'ex moglie di un individuo con legami con mafia còrsa. Il che, se non è un reato, per il decoro del presidente non è bene.
Quando l'affaire diventa pubblico si defila. La sua popolarità ne trae comunque enormemente giovamento. Hollande può più di un Woody Allen. La sua aria innocente piace ai francesi.
Voto: 6 di stima.
VALERIE TRIERWEILER
Giornalista. Première dame in carica (per quanto?). Dura, sferzante. Soprannome: Rottweiler. Caratteristica: non riuscire proprio, nemmeno se si impegna a fondo, a risultare simpatica.
Miglior gag. Appreso di essere cornuta, sviene e viene ricoverata in ospedale come una Francesca Bertini. O come, avrebbe detto Pessoa, una sartina.
È la Crudelia De Mon della pièce. Prima di diventare la favorita del presidente-bebé, era stata amica di colei che l'aveva preceduta. Furto con destrezza. Accompagnato, per sovrapprezzo, da una battaglia feroce contro l'ombra della rivale. La sera dell'elezione aveva preteso un bacio sulla bocca perché Hollande, davanti a tutti i francesi, così la incoronasse. Poi aveva lanciato un tweet per sostenere un candidato avverso alla donna cui aveva sottratto l'uomo. Non si fa.
Voto: 4 prima del ricovero, 2 dopo, per non essere riuscita a sostenere la parte che si era assegnata.
SEGOLENE ROYAL
Politica. Già candidata (sfortunata, per poco) alla presidenza. Prima donna di Hollande e madre dei suoi quattro figli. Nessun soprannome. Caratteristica: aver presentato entrambe le altre due al compagno di una vita ma non per tutta la vita.
Scaricata, è uscita regalmente di scena (nomina sunt consequentia rerum), ha ripreso il suo percorso e si è reinventata.
Richiamata sul palcoscenico per commentare gli ultimi sviluppi, neanche fosse nella parte assegnata al coro nelle tragedie greche, ha solo detto: “Bisogna voltare pagina e rimettersi al lavoro”. Sì, meglio.
Voto: 10.