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Mondo
gennaio, 2014

China Leaks: i soldi degli oligarchi nei paradisi fiscali

Il cognato dell'attuale presidente. I figli dell'ex premier. Titolari di società offshore per affari senza controllo. Ecco il volto segreto del potere cinese, svelato da un'inchiesta internazionale

Uno squarcio sul lato oscuro del potere in Cina, l’intreccio misterioso tra il partito e gli oligarchi sullo sfondo della seconda potenza mondiale. Una rete di relazioni familiari e finanziarie cresciuta nell’ombra, grazie a una ragnatela di sigle offshore. Lì, nei paradisi fiscali dove la riservatezza è una regola d’oro, adesso affluiscono anche i tesori dei ricchi d’Asia. E in un lungo elenco di 20 mila titolari di società create nelle British Virgin Islands, a Samoa e in altri atolli esotici compaiono anche i congiunti dei mandarini del nuovo millennio.

C’è Deng Jiagui, cognato dell’attuale presidente Xi Jinping. E ci sono Wen Yunsong e Liu Chunang, rispettivamente, figlio e genero dell’ex premier Wen Jiabao, rimasto in carica fino al 2013. Nomi che guidano una lista di almeno 15 persone tra le più facoltose della Cina e di Hong Kong: membri del partito, top manager di aziende statali coinvolte anche in scandali per corruzione, tutti uniti dalla tentazione dei forzieri caraibici o polinesiani. 

A sollevare per la prima volta il velo sugli affari segreti del gigante comunista è l’inchiesta “China Leaks” realizzata da The International Consortium of Investigative Journalists (Icij), l’associazione di giornalismo investigativo con sede a Washington, e pubblicata in esclusiva per l'Italia da “l'Espresso”. La lunga marcia dei magnati orientali si è inoltrata negli stessi arcipelaghi dove da decenni si accumulano i fondi europei e statunitensi.

Dal dossier di Icij emerge un quadro completo dei business di Pechino. C’è di tutto: petrolio, industrie minerarie, pannelli solari, armi. Secondo alcune stime tra mille e 4 mila miliardi di dollari, di cui si sono perse le tracce, hanno lasciato il paese dal 2000.

Prendiamo il caso di Deng Jiagui. Marito della sorella maggiore del presidente Xi Jinping, Deng è oggi un multimiliardario, con investimenti nell’edilizia e nei metalli pregiati per la produzione di cellulari. Alle attività in patria si aggiungono quelle poco chiare nei Caraibi, dove possiede il 50 per cento della Excellence Effort Property Development, nata nelle British Virgin Islands. E di chi è la quota residua? Di un’altra offshore, sempre in quelle isole dorate, che fa capo a Li Wa e Li Xiaoping: due tycoon, distintisi per essersi aggiudicati un complesso commerciale a Shenzen da 2 miliardi di dollari.

Secondo i file di Icij anche Wen Yunsong, figlio dell’ex premier Wen Jiabao, ha interessi nelle British Virgin Islands. Qui, nel 2006, ha messo in piedi la Trend Gold Consultants, con l’aiuto discreto del Credit Suisse, ufficio di Hong Kong. Il rampollo dell’ex primo ministro ha studiato negli Stati Uniti, è diventato esperto di “venture capitalism” (capitale di rischio per nuove imprese hi tech), per poi fondare in Cina una società di “private equity”, fino a quando nel 2012 è diventato presidente della China’s Satellite Communications, leader delle telecomunicazioni in Asia, di proprietà statale.

Dubbi circondano pure Wen Ruchun, l’altra figlia di Wen Jiabao. Conosciuta anche come Lily Chang, è incappata in uno scandalo citato dal “New York Times” per una consulenza di 1,8 milioni di dollari pagati dalla Jp Morgan Chase a una sua società, la Fullmark Consultants. I giornalisti di Icij hanno scoperto che il marito di Lily Chang, Liu Chunhang, ex manager di Morgan Stanley, è l’anima della Fullmark Consultants, nata nel 2004 nelle solite isole Vergini: cioè, “director”, o amministratore, e azionista fino al 2006, proprio quando «è stato assunto da un’agenzia governativa che vigila sul mercato azionario cinese».

Tra gli altri protagonisti del “China Leaks” spicca Fu Liang, figlio di Peng Zhen, figura storica del partito comunista, tra i promotori della rivoluzione culturale degli anni ’60 insieme a Mao Ze Dong, poi caduto in disgrazia e infine riabilitato da Deng Xiao Ping. Con il quale farà parte del gruppo degli “otto anziani”, autori dell’apertura verso il libero mercato. Liang è stato uno dei primi a sfruttare il nuovo corso, dando vita, tra il ’97 e il 2000, a cinque società offshore nelle British Virgin Islands e ricorrendo alla South Port Development per comperare un hotel di lusso nelle Filippine.

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