Il ministro Franceschini si appella ai benefattori per completare i restauri. La villa di Nerone registra il tutto esaurito ma allo Stato, che ha già speso 18 milioni per i lavori, finisce solo una parte minoritaria degli incassi. E a brindare sono i concessionari della Soprintendenza: Electa (della famiglia Berlusconi) e Coopculture (affiliata alla rossa Legacoop)

«Per riaprire la Domus Aurea ci vogliono 31 milioni di euro. Lo Stato non si sottrarrà ma è scandaloso se non intervengono i privati. Rivolgo un appello a tutte le imprese perché intervengano». Il ministro Dario Franceschini ha invocato il mecenatismo per riportare allo splendore la villa imperiale di Nerone, che nel sito internet dedicato al cantiere prevede anche una sezione apposita per le donazioni online.

Intanto nel complesso monumentale, che da fine ottobre apre le porte ai visitatori ogni fine settimana, il successo è innegabile. Maltempo permettendo (lo scorso week end l'area è stata chiusa per la pioggia dei giorni precedenti) le visite guidate in italiano - una ventina fra il sabato e la domenica, ciascuna da 25 persone - registrano il sold out: lunedì 10 novembre, quando l’Espresso ha provato a trovare uno spazio libero, ce n'era qualcuno solo per la giornata di sabato 15. Poi tutto esaurito fino a fine anno. Va un po’ meglio per i tour in inglese e spagnolo, che comunque già hanno 1.500 posti prenotati su circa duemila disponibili. Numeri alla mano, l’incasso si aggira sui 10 mila euro a weekend.
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Insomma, un affare anche dal punto di vista economico. A saperlo sfruttare. Già, perché mentre Franceschini chiede soldi ai privati, il paradosso è che del denaro che entra da ogni visitatore (10 euro per la visita guidata più 2 per la prevendita), solo una parte minoritaria finisce nelle casse esangui del ministero. «Una royalty del 30,2 per cento per il servizio e il 50 per cento dei diritti di prenotazione» puntualizza la soprintendente Mariarosaria Barbera. In pratica 4 euro a ingresso, un terzo del totale.

Così, nonostante lo Stato dal 2006 a oggi abbia speso per i restauri 18 milioni di euro e di fatto metta “a disposizione” la Domus per le visite guidate, a brindare sono i due concessionari privati della Soprintendenza archeologica, cui vanno i restanti due terzi degli introiti: Electa-Mondadori della famiglia Berlusconi e Coopculture, affiliata alla rossa Legacoop. A Roma le larghe intese - soprattutto nel campo della cultura - non sono una novità.

VISITE GUIDATE, FORTUNE PRIVATE
A paradosso si aggiunge paradosso: per poco che appaia, il 33 per cento dei proventi delle visite guidate è un gigantesco passo avanti. Da questa redditizia voce, infatti, fino a tre anni fa la Soprintendenza non incassava assolutamente nulla. Nel 2011, ad esempio, nei siti di sua competenza i tour accompagnati furono 284 mila e fruttarono un milione e mezzo. Ebbene, nelle casse del ministero non finì neppure un euro perché l’accordo con i concessionari non lo prevedeva.

Qualcosa ha iniziato a muoversi nel 2012, in base a una modifica dell’accordo. Quasi del tutto irrilevante, però. A fronte di un incasso da visite guidate salito a 1,7 milioni alla Soprintendenza andarono appena 43.350 euro: il 2,55 per cento. E l’anno scorso è andata un po’ meglio con 158 mila euro su 1,3 milioni di introiti (il 12 per cento).

Ma le audio guide, un altro settore che continua a macinare incassi, continuano a essere un terreno di caccia pressoché libero: nel 2013 fra il Colosseo e il Foro romano hanno fruttato 2,3 milioni. Soldi finiti ai concessionari, perché nemmeno in questo caso al ministero non è andato nulla. Del resto di che meravigliarsi se proprio l’Anfiteatro Flavio frutta pochissimo rispetto a quanto potrebbe? L’anno scorso fra visite guidate, audioguide, libri, gadget e prevendite ha incassato 9,2 milioni. Ma alla Soprintendenza è andato 1 milione e 210 mila euro: il 13 per cento.

CALMA PIATTA
Si dirà: basterebbe fare nuove gare e trovare nuovi concessionari, magari più generosi. Una parola. L’affidamento del servizio, risalente al 2001, è scaduto nel 2009 e da allora si va avanti di proroga in proroga (la prossima, la sesta, dovrebbe arrivare a giorni). E quando si è provato a indire le gare, con nuove linee-guida, i bandi sono stati impugnati e i ricorsi hanno bloccato tutto. Adesso Franceschini ha affidato la palla alla Consip, la società del ministero per l’Economia che supporta lo Stato nell’acquisto di beni e servizi. Intanto il tempo passa e si fa sempre più concreto il rischio dell’apertura di un’infrazione per violazione della concorrenza da parte dell’Unione europea.

Non solo. Anche conoscere le condizioni del contratto che da quasi 15 anni lega la Soprintendenza a Electa-Mondadori e Coopculture, pur nelle numerose proroghe e modifiche intervenute, è praticamente impossibile. La legge sulla trasparenza obbliga le amministrazioni pubbliche a pubblicare su internet le informazioni sugli appalti relativi alle concessioni. A Roma, però, nessuno sembra essersene mai curato.