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Economia
dicembre, 2014

Trattato Ttip, il giudice è troppo multi-nazionale

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Il timore collettivo nel caso della creazione di un'area di scambio tra Europa e Stati Uniti è che si creino anche tribunali sovranazionali come quelli utilizzati nell'area di libero scambio nordamericana

La maxi area di scambio tra Europa e Stati Uniti avrà bisogno di una altrettanto massiccia legislazione a tutela dei diritti degli Stati delle due aree e delle loro aziende, nel caso molto probabile di conflitti legali che coinvolgono la pubblica amministrazione e soggetti privati. Lo strumento del diritto internazionale prescelto si chiama Isds (Regolamento delle dispute tra Stato e investitori) e, non sorprendentemente, già sta mettendo in allarme attivisti e consumatori di mezzo mondo.

Il timore collettivo è la creazione di tribunali sovranazionali (come quelli utilizzati nell’Area di libero scambio nordamericana) che superino la legislazione nazionale e consentano alle multinazionali di fare causa non solo a uno Stato, come già avviene in sede di Organizzazione mondiale del commercio, ma addirittura a un ente pubblico di livello inferiore per difendere i propri interessi economici e la possibilità di raggiungere un profitto anche a scapito della collettività.

[[ge:espresso:plus:articoli:1.192782:article:https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/12/19/news/ttip-a-chi-conviene-il-trattato-commerciale-tra-europa-e-stati-uniti-1.192782]]Secondo le organizzazioni che si stanno battendo per l’esclusione dell’Isds dal nuovo trattato di libero scambio, una simile eventualità costituirebbe una decisa limitazione della libertà democratica e vorrebbe dire la vittoria delle multinazionali sulla collettività dei cittadini. Un esempio in corso è il caso del governo uruguaiano contrapposto alla svizzera Philip-Morris. In questo caso il gigante del tabacco, che pretende un risarcimento economico, ha accusato
lo Stato sudamericano di violare il trattato bilaterale di investimento tra Svizzera e Uruguay con la nuova legislazione anti tabacco, che obbliga i produttori a stampare gli avvisi di nocività delle sigarette sull’80 per cento della superficie del pacchetto.

In realtà la clausola Isds, che esiste in 1.400 accordi commerciali bilaterali, è nata su basi completamente diverse, a tutela delle aziende europee contro espropri e discriminazioni in Paesi a rischio politico
e a regime dittatoriale. Per la prima volta è apparsa in un accordo tra la Germania e il Pakistan nel 1959 per proteggere le aziende tedesche dall’instabilità del Paese. A fine 2013 Berlino aveva in essere 139 clausole Isds in giro per il mondo a garanzia dei suoi investimenti.

Curiosamente, all’interno della Commissione europea, è proprio la Germania che pone resistenze per inserirla nel Ttip. Ma la maggior parte degli altri Paesi europei sostiene che, se non inclusa adesso nel trattato con gli Stati Uniti, sarà poi difficile farla ammettere negli accordi bilaterali con Paesi come Cina e Russia. Un’obiezione alla quale i critici rispondono però che, generalmente, ad essere presi di mira sono gli Stati più deboli e che difficilmente ci saranno cause, ad esempio, contro la Cina (dove finora nessuno straniero ha mai vinto).

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