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Politica
giugno, 2015

Buona scuola, salta l'assunzione dei precari. L’annuncio di Renzi:«Non ce la facciamo»

Dopo settimane di tira e molla con le opposizioni l'annuncio: impossibili le 100 mila assunzioni entro settembre. Per l’estate una conferenza per «discutere con tutti»

Alla fine il banco è saltato.  «Quest’anno con tremila emendamenti in commissione non si riesce ad assumere i 100mila a settembre. Le scelte dell’opposizione hanno come conseguenza che il provvedimento non riuscirà ad entrare in vigore in tempo per settembre» ha spiegato il premier Matteo Renzi davanti alle telecamere di Porta a Porta.

Sulla scuola «ascolto il consiglio di Lula: farò una conferenza nazionale con tutti a inizio luglio. Ci saranno i sindacati, Tfa, tutti i precari. Li ascolteremo e discuteremo ancora con i parlamentari», ha annunciato il premier senza nascondere la delusione.

Un percorso ad ostacoli
per la riforma epocale dell’istruzione, cavallo di battaglia della rottamazione renziana, tra mancanza di numeri, tempi stretti e forte opposizione.

Le cose si sono messe male a partire da lunedì 15 giugno quando i lavori sono stati interrotti per mancanza dei pareri della commissione Bilancio di Palazzo Madama, che è si è riunita poi per proseguire l'esame delle proposte.

A guidare i lavori della commissione è il senatore Ncd Antonio Azzollini, ex sindaco di Molfetta sotto scacco per la richiesta di custodia cautelare della Procura di Trani per il crac della casa di cura “Divina Provvidenza”.

Una grana che ha messo di nuovo il Governo in imbarazzo dopo il passo falso sui profili di costituzionalità (finito 10 a 10 il voto confermando i profili fuori legge) settimana scorsa.

Ora le responsabilità viene scaricata sull’opposizione che “smonta” invece la ricostruzione dell’inquilino di Palazzo Chigi.
« I numeri sono risicati e non danno nessuna garanzia», spiega la senatrice vendoliana Alessia Petraglia: «Per settimane ci hanno ripetuto che bisognava correre per arrivare al 15 giugno pronti con le assunzioni, oggi quella data è arrivata e non abbiamo nemmeno votato il primo articolo».

Così i «frenatori» dell’opposizione, che chiedevano di entrare nel merito della legge, hanno cambiato pelle e sono diventati gli «acceleratori». 

Ma nonostante gli sforzi le 100 mila assunzioni promesse sono rimaste una semplice promessa. La montagna di  2.156 emendamenti al testo e 500 i subemendamenti (oltre 94 gli ordini del giorno) sono stati più forti della volontà del duo Renzi-Giannini.

Profetiche le parole del senatore Pd “dissidente“ Corradino Mineo che ha commentato su Facebook la sconfitta del centrosinistra alle amministrative a Venezia: «Se Renzi si è accorto dell'errore commesso, lasci che sulla scuola si approvi il mandato al relatore, proposto da Tocci, per portare subito al voto in Senato la stabilizzazione del maggior numero di precari. Perché non si gioca con la vita della gente. La parola data dal governo ad almeno 100mila insegnanti va mantenuta».

Secondo Mineo ci sarà poi tempo per studiare un modo di valutare i docenti meno offensivo e sbagliato di quello proposto dai relatori, definire meglio i poteri del dirigente scolastico e rilanciare la scuola pubblica separando i destini degli istituti fortunati da quelli di periferia.

DI QUI NON SI PASSA

Alla vigilia degli esami di maturità per un milione di studenti, le proteste di professori, studenti e sindacati hanno avuto la meglio.

L’obiettivo di studenti e insegnanti in piazza è stata correggere gli errori e partire dalle esigenze della didattica, degli alunni e di un’istruzione più moderna. Questa la ricetta di scuola 2.0 secondo il senatore democratico Walter Tocci. « Il disegno di legge non fornisce soluzioni. Eppure sono in discussione i compiti repubblicani della scuola: rimuovere le diseguaglianze ed elevare le competenze dei cittadini. Occorre una strategia per riportare a scuola gli adulti con l’educazione permanente, innovare la didattica rispetto ai caratteri del mondo nuovo, riformare i cicli scolastici oggi inutilmente più lunghi degli standard europei. Le cose da fare sono indicate dalla commissione De Mauro nominata dal precedente governo. Basta tirare fuori dai cassetti quella proposta e stanziare i fondi».

I motivi del dissenso sono trasversali e tanto evidenti per gli addetti ai lavori da compattare la protesta come non è mai accaduto. La chiamata diretta del personale, già reputata incostituzionale perché inattuabile nella scuola pubblica, la mancanza di riferimenti al rinnovo contrattuale, fermo da sei anni e che ha portato gli stipendi degli insegnanti e del personale Ata agli ultimi posti dell’area Ocse e la contestatissima norma che prevede fondi per le scuole private.

Marcello Pacifico del sindacato Anief è uno dei duri e puri della protesta: «Governo e parlamentari devono capire che questo disegno di legge va ritirato oppure riscritto totalmente. E che per salvare le assunzioni previste occorre approvare con urgenza un decreto legge. Una riforma così importante per il Paese e per le nuove generazioni, non può passare senza il consenso generale e delle parti sociali».


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