Tra i tedeschi cresce la popolarità dei politici più duri contro il Sud Europa. A partire dal ministro Schäuble. Mentre nei talk dilagano gli opinionisti rigoristi. E quelli che mettono insieme i greci, gli immigrati e i gay

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L’isolamento della Grecia nell’ambito europeo, dilagante prima del referendum vinto dai “No”, potrebbe attutirsi nei prossimi giorni in base alle nuove proposte del premier Alexis Tsipras e del nuovo ministro delle Finanze Euclid Tsakalatos. I creditori, e cioè i cittadini degli altri Stati europei con in testa tedeschi, francesi e italiani, dovranno percepire che il piano greco salvi da un lato la popolazione greca dalla disperazione e dalla povertà, ma dall’altro non spinga verso il taglio del debito e quindi una perdita secca dei miliardi prestati.

I cosiddetti “falchi” abbondano in vari Paesi, da quelli appena entrati nella moneta comune attraverso sacrifici fatti in questi anni a quelli che hanno risanato le proprie finanze quando erano a un passo dal crac, tipo Portogallo, Irlanda e Spagna (si chiamavano Pigs, includendo la G di Grecia) e che si chiedono oggi perché loro hanno dovuto pagare il conto e la Grecia no (dove sono finiti tutti i soldi che hanno preso ad Atene?) ai Paesi del Nord Europa, dove avere i conti in ordine è un imperativo da non trascurare mai, fino alla Germania, con Angela Merkel presa ormai a simbolo del Male europeo.

La Cancelliera paga una politica incerta e oscillante, stretta com’è tra la destra del suo stesso partito e della concorrenza dell’Alternative für Deutschland (Afd) per non parlare degli xenofobi di Pegida, e le timide resistenze dell’alleato di governo socialdemocratico. Ma paga anche lo storico terrore dei tedeschi per l’inflazione, il rigore senza se e senza ma sulla disciplina di bilancio, l’ossessione per le regole e per il loro rispetto, incluse le promesse non mantenute, nonché un emergente nazionalismo e antiamericanismo che meriterebbe un capitolo a parte. Come biasimarli in alcuni casi? Fatto sta che nell’ultimo sondaggio dell’emittente pubblica “Zdf” il 52 per cento dei tedeschi si è detto contrario alla Grecia nell’Eurozona, mentre solo il 27 per cento teme ripercussioni negative da una bancarotta di Atene. Certo è che in Germania i cosiddetti falchi abbondano. E sono sempre più popolari. Eccone alcuni.

La Le Pen di Germania

Frauke Petry è la sorpresa dell’ultima ora: ha 40 anni, è lucida, fredda, dichiaratamente di destra e al congresso dell’Afd, lo scorso weekend, ha fatto fuori Bernd Lucke, fondatore del partito che alle europee ha preso il 7,1 per cento dei voti in Germania. Ora è lei, ex manager con laurea in chimica, a guidare sempre più a destra il partito dichiarando che la Grexit è la vera alternativa per la Germania e che la vittoria dei no ad Atene è stata «la disfatta della Merkel». Petry aizza le paure dei tedeschi: dice che il 70 per cento dei migranti illegali vanno respinti, che i diritti agli omosessuali sono un’assurdità e soprattutto che è giunta l’ora di fermare “l’islamizzazione” della società. Temi con cui, in Sassonia o nel Brandeburgo, la Afd ha mietuto sino al 12 per cento dei voti.

Vendetevi l'acropoli

Kai Diekmann è dal 2001 il direttore-condottiero della “Bild“, il quotidiano popolare letto da 12 milioni di tedeschi. Molti suoi articoli sulla crisi greca hanno fatto storia, dal famoso titolo: «Vendetevi le isole, fallimentari greci, Acropoli compresa» sino al “Nein!” con cui, a febbraio, bocciava i 3,7 miliardi di aiuti «agli avidi greci». E lo scorso 3 luglio, alla vigilia del referendum greco, il sondaggio tra i lettori: «Vuoi sostenere la Grecia con altri miliardi del contribuente: Sì o no?». Al quesito Diekmann accompagnava una minaccia: «O votate no o mi dimetto!». Non stupisce che l’associazione della stampa tedesca gli abbia intimato di finirla con le campagne anti-Grecia. Monito da lui respinto con un editoriale in cui auspicava «un nuovo inizio per la Grecia: ma senza l’euro!».

Fuori è meglio per tutti

Hans-Werner Sinn insegna all’Università di Monaco e dal 1999 è presidente dell’Ifo, uno dei più quotati istituti economici. Quando parla in tv viene ascoltato come un guru. Già a febbraio, con tono profetico, aveva bocciato «i bluff di Tsipras», invitando la Grecia a tornare alla dracma. «L’uscita dall’euro è la soluzione migliore per i greci», ha sentenziato recentemente, «e l’unico modo per far ripartire l’economia in Grecia è fermare i prestiti (sinora 90 miliardi) con cui Berlino ne ha sostenuto la crisi». Solo la Grexit, dice, garantirebbe di rivedere una parte di questi soldi.

Tornate alla Dracma e via 

Michael Stürmer, intellettuale, saggista, conservatore e già consigliere di Helmut Kohl, ritiene che «i tedeschi dovrebbero salvare oggi l’euro dai greci» e che la Grecia «sia una parvenza di Stato, il non plus ultra della corruzione e del caos». Il consiglio che il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing, nel 1974, diede a Kohl «di non poter formare l’Europa senza i nipotini di Platone, s’è rivelato un’illusione», dice amaro a “l’Espresso”. E il referendum vinto da Tsipras «ci ha ricordato come democrazia e demagogia siano sorelle strette». Proprio i tedeschi, che hanno subito catastrofi generate da disastri economici, hanno «oggi l’obbligo di dire ai greci di salvarsi nella dracma, salvando con l’euro l’Europa dai greci».

Diamogli una lezione

Markus Söder è ministro delle Finanze della Baviera, un rampante della Csu (come si chiama a Monaco la Cdu), l’alleato di governo della Merkel. Fa politica da quando aveva 16 anni e suo padre era un sostenitore di Franz Josef Strauss, lo storico leader superconservatore bavarese. Söder non ha ruoli nel governo federale, ma rappresenta l’ala oltranzista e influente nel partito. In futuro probabilmente si parlerà molto di lui. Già nel 2012 disse che bisognava dare alla Grecia una lezione esemplare. Oggi sostiene anche lui che l’unica soluzione sarebbe l’uscita definitiva della Grecia dall’euro e definisce le dimissioni del collega Janis Varoufakis «un altro atto spettacolare della tragedia greca».

Il banchiere oltranzista

Di Jens Weidmann si è parlato molto negli ultimi anni, soprattutto come rivale di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea: molti i suoi “no” a iniziative tipo il “quantitative easing”, come viene chiamato l’acquisto di titoli di Stato dell’Eurozona. Il presidente della Bundesbank, per esempio, ha guidato la fronda nel consiglio Bce di fine giugno votando no sulla decisione, approvata, di mantenere stabili i fondi di emergenza alla Grecia. Dopo il referendum greco ha ammonito che, in caso di Grexit, si potrebbe creare un buco di bilancio e la banca centrale tedesca non potrebbe più garantire gli utili al ministero delle Finanze, normalmente attorno ai 2,5 miliardi di euro.

La crescente stella di Wolfgang

Di tutti quelli elencati Wolfgang Schäuble è il più famoso e raccontato tra i falchi. Fuori dai denti: i greci lo vorrebbero morto. In Germania invece ha appena superato la Merkel in popolarità. È un politico navigato, con quarant’anni di esperienza alle spalle sin da quando era ministro e gran consigliere di Helmut Kohl, ha subito un attentato e per questo è sulla sedia a rotelle, non si fa intimidire da nessuno. Lo citiamo per ultimo ma il mattatore della politica economica è proprio lui. Per Schäuble, come scrive Stefan Wagstyl nell’articolo pubblicato dal “Financial Times” e ripreso dal sito de “l’Espresso”, l’uscita della Grecia dall’euro è l’unica opzione possibile. Soprattutto se Tsipras continuerà con le sue politiche antiausterità.