Troppe commissioni a carico dei clienti. E l'Authority scende in campo chiedendo il rispetto della legge, che finora è stata aggirata registrando i prodotti in Irlanda o in Lussemburgo

L’Espresso lo aveva segnalato poco più di un mese fa. Le grandi società di gestione incassano centinaia di milioni l’anno aggirando le regole della Banca d’Italia sulle commissioni. In pratica impongono a milioni di risparmiatori un balzello supplementare sotto forma di commissioni d’incentivo, quelle che vengono calcolate sulla base del rendimento del fondo d’investimento. Ieri la Consob è scesa in campo segnalando che il comportamento dei gestori finisce per penalizzare i risparmiatori.

Risparmio
Fondi comuni, la beffa per tutti gli investitori 400 milioni di commissioni pagate ai gestori
20/5/2015
L’intervento della Commissione che vigila sui mercati finanziari ha avuto un effetto immediato in Borsa. I titoli dei maggiori operatori del settore, Azimut, Banca Generali e Mediolanum hanno perso fino al 10 per cento nell’arco delle ultime due sedute.

La questione è piuttosto complicata ma semplificando molto si può dire che le commissioni d’incentivo sono calcolate in modo da aumentare i costi a carico dei risparmiatori. Come? Semplice: le commissioni vengono applicate sulla base dei risultati trimestrali o perfino mensili anche se il cliente non ha ancora recuperato le perdite dei mesi precedenti.

Eppure, in materia c’è un regolamento preciso di Banca d’Italia. Le performance fee vanno applicate con “cadenza non inferiore ai 12 mesi”, recita la norma. Le grandi società di gestione, in primis Azimut, Banca Generali e Mediolanum riescono però ad aggirare queste disposizioni poiché gran parte dei loro fondi sono registrati in Lussemburgo o in Irlanda, dove la legislazione in materia è molto più permissiva. E così i gestori fanno soldi a palate (400 milioni nei primi tre mesi del 2015), con buona pace delle regole made in Italy.

Anche la Consob, così come Bankitalia, non ha poteri fuori dai confini italiani. La segnalazione di ieri avrà però l’effetto di mettere in guardia i risparmiatori. Si spera che in futuro molti più clienti chiedano informazioni precise sul metodo di calcolo delle commissioni. In attesa che almeno nell’Unione Europea tutti i Paesi si adottino regole comuni.

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