Alcune intuizioni laceranti sulla morte di Falcone e Borsellino non si sono trasformate in indagini. Il movimento antimafia deve ritrovare lo spirito originario. La legislazione, una delle migliori, deve però essere rivista

grasso-jpg
A trent'anni dall'inizio del primo grande processo a Cosa nostra, il presidente del Senato Pietro Grasso, che del maxi processo è stato giudice a latere, traccia un bilancio della lotta alla mafia, dei misteri che avvolgono ancora la morte di Falcone e Borsellino, e analizza il movimento antimafia che in quest'ultimo periodo sta attraversando una forte crisi.

ESPRESSO+ LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE

Pietro Grasso, che è stato anche procuratore nazionale antimafia, fa riferimento alle indagini sulle stragi di Falcone e Borsellino e ad alcune “intuizioni laceranti” che non si sono trasformate in indagini. Dice Grasso: «Fino a quando sono stato procuratore nazionale antimafia non ho mai smesso di cercare la verità sulle stragi di Giovanni e Paolo. La storia di Cosa nostra negli ultimi trent’anni è storia di misteri irrisolti. Forse per questo resta sempre un dubbio sui veri fini delle azioni, sui veri mandanti delle stragi.

Purtroppo, in molti casi le rivelazioni dei pentiti, le inchieste, i processi hanno chiarito solo in parte l’esatto svolgimento dei fatti. Si può affermare che non c’è mai stato omicidio “eccellente” o strage di mafia, chiarito in tutte le sue componenti: mandanti interni all’organizzazione, mandanti esterni, esecutori materiali e moventi, talvolta plurimi, del fatto criminale. E spesso, anche per effetto di questa imprecisione giudiziaria, è prevalsa l’opinione che Cosa nostra, in certi casi, altro non sia stata che il braccio armato di poteri occulti in grado di indicare ai mafiosi strategie, questioni d’affari o politiche da risolvere rapidamente e bersagli da colpire - si pensi anche a Mattarella, LaTorre, Dalla Chiesa, all’agente Agostino - con la violenza omicida. I vuoti da colmare e le verità da cercare, comunque, sono ancora tanti e spesso hanno dato adito a una dietrologia mediatica troppo fantasiosa».

Rispondendo alla domanda se il dubbio continuerà ad avvolgere anche la morte di Falcone e Borsellino, Grasso aggiunge: «Sulla loro tomba ho giurato che non mi sarei fermato di fronte a nulla per cercare la verità sulla loro morte. Ci sono ancora domande senza risposta. Chi poteva avere interesse, anche attraverso stragi di innocenti, a conservare la situazione esistente? Solo la mafia o anche altre entità o persino uomini delle Istituzioni che hanno tradito lo Stato? Il magistrato deve sempre tendere alla ricerca della verità, e questo ho fatto fino a quando ho guidato la procura nazionale antimafia. Ricordo che nonostante gli inviti a lasciar perdere e a non spendere invano i soldi dello Stato per riesumare vecchie inchieste, siamo riusciti a riaprire casi che sembravano chiusi nel libro dell’eterno oblio. Dopo sedici anni, nel 2008, ho avuto il privilegio di raccogliere per primo, dalla viva voce dell’ex mafioso Gaspare Spatuzza nuovi elementi».


Il presidente del Senato ha pure fatto riferimento alle norme antimafia: «Abbiamo un’ottima legislazione antimafia che però adesso deve essere aggiornata, come prevede la riforma del “codice antimafia” arrivata in Senato lo scorso novembre. Riguarda fra le altre cose i beni confiscati, la tutela dei lavoratori, le leggi antimafia, le nomine e le incompatibilità degli amministratori giudiziari».

Sullo stato di salute dell’antimafia sociale che sembra essere stato intaccato da indagini che hanno coinvolto magistrati, imprenditori che si erano distinti per la loro azione di legalità, o associazioni ritenute infiltrate da personaggi collusi, Grasso ha detto: «Sono emersi casi singoli che non devono offuscare lo spirito dell’antimafia. Il fatto stesso che siano venuti alla luce dimostra che il sistema possiede gli anticorpi per isolare e colpire chi sfrutta questi ideali per il proprio interesse. Dopo 30 anni di un impegno civile eccezionale e alla luce di questi episodi voglio mettere in guardia questo mondo, che è anche il mio, e chiamarlo ad una riflessione seria al proprio interno».

L'intervista integrale su l'Espresso in edicola da venerdì 5 febbraio e già online su Espresso+

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso