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Politica
novembre, 2017

CasaPound ora ha un sindaco: e scoppia la polemica sul primo cittadino fascista

Andrea Bianchi, eletto a Trenzano nel bresciano, aderisce al partito della tartaruga: «È per coerenza a tutto ciò che oggi penso». E ne nasce un caso: «Chi aderisce al fascismo non può ricoprire quel ruolo. Minniti riferisca in Parlamento»

CasaPound ha il suo primo sindaco. Non c'è stato bisogno di battaglie politiche, campagne elettorali, elezioni. Ma devono dire grazie a una "conversione". Andrea Bianchi, milanese di 39 anni, è primo cittadino di Trenzano, 5mila abitanti in provincia di Brescia. Il 2 novembre ha deciso di aderire al partito neofascista, dopo un passato di militanza in Forza Italia prima e nel Popolo della Libertà poi.  È stato eletto nel 2013, con il 38 per cento delle preferenze. E chissà se ora i suoi elettori sono contenti della svolta nera del loro sindaco.

«È solo per coerenza a tutto ciò che oggi penso, e non per null'altro, che alcuni mesi fa mi sono avvicinato a CasaPound Italia» ha affermato Bianchi, che ritiene la sua adesione al partito della tartaruga come «l'arrivo di un mio percorso politico personale. CasaPound riflette il mio pensiero anche se non avrò incarichi all'interno del partito». Ha avuto solo una riserva: «Ho chiesto se la mia fede cattolica potesse essere o meno conciliabile con il movimento e, ricevendo riscontro positivo direttamente dai vertici, mi sono tesserato. Tutto qui». «Siamo felici di accoglierlo tra le nostre fila, nella certezza che Bianchi saprà portare avanti senza esitazioni e con la determinazione che lo contraddistingue le battaglie della tartaruga frecciata», ha detto Simone Di Stefano.  Il vicepresidente di Cpi ha poi avvertito: «Potete inventarvi tutte le menzogne che volete, CasaPound cresce inarrestabile».
Andrea Bianchi, sindaco di Trenzano


«La pubblica adesione al fascismo è incompatibile con il ruolo di sindaco» ha dichiarato il deputato di Campo Progressista Luigi Lacquaniti, che annuncia: «Chiederò un incontro col Prefetto di Brescia per valutare la situazione e presenterò una nuova interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno: Andrea Bianchi, dichiaratamente fascista, non può fare il sindaco». Per Lacquaniti quello di Trenzano «è un triste primato di cui i cittadini ed i democratici bresciani avrebbero fatto volentieri a meno».

Bianchi quest’estate è salito agli onori della cronaca per le sue escandescenze sui social network. Lo scorso 11 luglio pubblicò un post su Facebook, in cui se la prendeva con parlamentari, sottosegretari e prefetti,  «servi di questo Stato di merda impegnati a censurare, rimuovere, impedire, travisare, mistificare ed infangare tutto ciò che rappresenta e fu fatto durante il Ventennio, o che anche solo lo ricordi». Il riferimento, ovviamente, è alla Legge Fiano sull’antifascismo. «Continuate a governare e portare allo sfascio questo Paese, una volta grande, all'insegna del vostro antifascismo e il Fascismo inevitabilmente tornerà» scriveva il sindaco, che conclude lo sfogo: «Forse anche solo per l'esigenza istintiva di distinguermi da voi, più vi sento parlare e più mi sento fascista».

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Bisogna ricordare che il sindaco di Trenzano non è nuovo a eccessi verbali e insulti allo Stato. Nel 2015, dopo aver partecipato a una manifestazione contro i profughi organizzata in paese da Forza Nuova, Bianchi sfogò la sua rabbia con un post su Facebook: «Sconcertato per intimidazioni ricevute da un paio di funzionari dello Stato, intimidazioni e minacce cui il sottoscritto non ha ovviamente ceduto. Stato di merda, antifascisti». Il sindaco, che durante la manifestazione organizzata dai neofascisti incitava i partecipanti a non rispettare le limitazioni delle forze dell’ordine, è stato denunciato dalla Questura per aver insultato lo Stato italiano.

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