È la caccia al voto, bellezza, tocca adattarsi. Per l’uomo da un miliardo e mezzo di dollari (tanti Bucci ne gestiva da top manager mondiale del business “medical imaging” di Kodak poi Carestream) e 4 milioni di miglia (quante ne ha cumulate girando il mondo dal 2007 su United e Northwest ora Delta) è la prima uscita in assoluto in campagna elettorale, questa in una ventosa domenica d’aprile al mercatino alla Marina di Sestri Ponente: per la cronaca l’unico grande investimento privato a Genova degli ultimi dieci anni, cinquecento posti yacht, lussi di sceicchi e oligarchi, in faccia la Fincantieri dove giusto stamattina hanno varato una nave da crociera da 700 marinai per 600 passeggeri.
Hanno un bell’ironizzare che, scortato da Giovanni Toti e Edo Rixi presidente e vice della Regione Liguria, Bucci pare Pinocchio tra il gatto e la volpe: è che i due sono politici esperti e conoscono tutti, lui per la politica è un neofita e ai suoi riti ha appena iniziato a farsi le ossa. Per i partiti, dice, «non ho simpatia, ringrazio quelli che mi appoggiano e ne sono felice, ma io lavoro con le persone, con i 590 mila cittadini genovesi, mi pongo come un amministratore “make it happen”»; si morde la lingua, corregge «“fa in modo che succeda”, sa, io sono abituato a usare termini inglesi, mi dicono che non devo, io non sono mica tanto d’accordo ma seguo i loro consigli, a questo gioco loro sono più bravi di me». E si capisce bene lo sforzo, l’impegno e il sacrificio, per uno come lui abituato a decidere e comandare.
Contro il candidato di centrosinistra Gianni Crivello (attuale assessore a Lavori pubblici e Protezione civile in giunta Doria) e Luca Pirondini (uomo Cinquestelle in lizza dopo che un ukaze di Beppe Grillo ha fatto fuori la vincitrice delle loro comunarie), Bucci è la prima vera chance che ha il centrodestra di prendersi la città, dove l’ultimo sindaco non di sinistra fu un repubblicano in pentapartito negli anni Ottanta. Anni 55, “retired” negli States, conosce Rixi il leghista in Carestream nel 2014, gli scrive la parte “visione” del programma per le regionali che Rixi passa a Toti quando fanno tandem.
«Voglio impegnarmi in qualcosa per Genova, tienimi presente», dice Bucci a Toti la prima volta che si vedono, in un baretto alla Foce accanto al point elettorale. Conquistata dal centrodestra la Regione, la partecipata Liguria digitale che gestisce tutti i pacchetti informatici di sanità e amministrazione naviga in cattive acque, paga in ritardo, ha sistemi obsoleti, si ventilano tagli. Toti e Rixi chiamano Bucci, lui accetta a zero euro il primo anno e 35 mila lordi il secondo. La rivolta come un calzino. Sposta la sede al parco scientifico-tecnologico degli Erzelli, ai 400 dipendenti ne aggiunge altri 20, trasforma la società consortile in spa in modo da poter vendere anche a terzi ciò che qui fanno, dalla diagnostica medica in rete condivisa col “fascicolo sanitario” ai processi amministrativi senza carta, dagli infoalert sulle emergenze in 4 minuti su tutti i cellulari liguri fino alla schedatura anonima di dov’è e cosa fa in ogni istante ciascun turista che attivi l’apposita app, al momento uno su cinque, in prospettiva uno su due.
Candidati a confronto
cliccate sul menù laterale per visualizzare le diverse voci o sulle frecce per cambiare pagina
Vai con Bucci alla sede di Liguria digitale e in auto ti racconta l’iradiddio: «Sì, detesto perder tempo, è un tratto del mio carattere, il tempo è opportunità ma è anche “constraint”, come si dice in italiano?, ecco, sì, un vincolo...». Dentro è tutto colori, citazioni, gigantografie: Genova vista dall’alto, il varo del Rex dall’archivio Ansaldo, Petrarca e Walter Bonatti, grandi liguri da Mazzini a Pertini e Gilberto Govi, scritte e slogan in inglese, italiano, genovese: «Scelte in ogni postazione da chi ci lavora e cambiate ogni sei mesi, perché qua di statico non ci dev’essere nulla, questo è un sistema di cervelli che deve venir continuamente mosso e alimentato!».
Ecco “share & enjoy”, “you’ll never walk alone”, “macramè” «e questa scritta che dice chi siamo e la nostra mission: “La strategia decide la strada, la tecnologia la illumina”». Bella, ma cos’è che orecchia? È l’aratro che traccia il solco et cetera? «Parliamoci chiaro: faceva lo stesso tipo di discorsi che io faccio qui. Lui poi è finito male, io spero di venire bene, ma bisogna guidarle, le cose. Il leader, e a questo mondo ce ne sono pochi, è per definizione chi ha la visione e capisce dove bisogna andare: gli altri poi seguono, non per obbligo ma perché fanno proprio il messaggio e diventano a loro volta leader della loro porzione».
Su un vetro spicca “Donne metalmeccaniche Fim-Fiom-Uilm #laforzaditutte”: «Con il Consiglio di fabbrica andiamo d’accordissimo, siamo tutti molto orgogliosi del nostro programma di telelavoro e smart job, se vuoi stare a casa o spostare l’orario per me va bene, mi interessano i risultati non il tempo che passi in ufficio, su molte cose io sono più a sinistra della sinistra...» Onnivoro, da Lui a Lenin passando per Salvini, se non s’è capito sarà un osso duro, un tipo come Bucci, per i suoi competitors dell’11 giugno.
Gianni Crivello è la Genova rossa d’antan. Apri il suo Facebook e la foto è di un giovane Berlinguer. Pci, Pds, Ds, ma al Pd non s’è mai iscritto, «temevo accadesse ciò che poi è successo». Dieci anni presidente del municipio Val Polcevera, la città la conosce come le sue tasche perché i politici di una volta come lui la battono palmo a palmo dietro ogni guaio. Assessore ai Lavori pubblici può vantare la lista di opere finalmente avviate contro il dissesto idrogeologico, cantieri quasi al termine e altri in 4 anni, cose che a un non genovese dicono poco come scolmatore del Fereggiano o copertura del Bisagno, ma qui significano parecchio.

L’atout di Bucci sono le sue capacità manageriali? «Governare un Comune non è amministrare un’azienda, contano i cittadini», replica Crivello. Almeno s’è evitato l’usuale guerra fratricida nel centrosinistra: constatato che le primarie non servono a niente e non compattano la coalizione, è stato scelto per meriti sul campo, unico papabile a mettere d’accordo tutti o quasi, fuori solo un pezzo di Sinistra italiana e i cofferatiani.
Luca Pirondini, il candidato Cinquestelle, non si capisce bene chi davvero l’ha scelto. Passata la “graticola”, l’esame preliminare cui il Movimento sottopone gli aspiranti candidati, al voto online era stato superato da Marika Cassimatis, ma Grillo l’ha cacciata, e un altro voto online nazionale ha consacrato lui, Pirondini, per la battaglia di giugno. L'intervento di un giudice ha però stabilito che la mossa di Grillo è stata illegittima, e adesso per i 5 Stelle la situazione si fa complicata.
Alle regionali Pirondini era capo comunicazione dell’aspirante presidente Alice Salvatore, volontario, ma «io Beppe Grillo l’ho visto una sola volta, quando in corso Italia lui e Di Maio servirono la pizza a noi attivisti». Professore d’orchestra di viola, ha suonato nove anni con Riccardo Muti nell’Orchestra Cherubini nei principali teatri lirici d’Europa ma, «per non vivere sempre con la valigia in mano, ho scelto di rilevare a Genova un mandato di rappresentanza di un’industria alimentare, la Amadori, continuando a suonare, contratti occasionali con il Carlo Felice e la Sinfonica di Sanremo». Sta scritto sulla pagina facebook, non l’ha detto alla presentazione della candidatura, se fosse dipendente non potrebbe avere partita Iva, scrive il suo avvocato che suona solo 5 ore al mese, si vedrà se la storia lo danneggia o no.

Se la giocheranno sull’immagine, i contendenti, ma sul tappeto o sullo sfondo peseranno anche questioni concretissime. A cominciare dagli annosi problemi di questa città sempre più amata dai turisti ma per i genovesi sempre inciampata in disfunzioni e rinvii. La gronda autostradale: «La faremo noi», centrodestra; «La stiamo facendo noi, l’iter procedurale è finito», centrosinistra; «Non va fatta e la cancelleremo», Cinquestelle. Le partecipate, a cominciare dall’Amiu dei rifiuti che il sindaco Doria tenta invano da due Consigli comunali di cedere per il 49 per cento alla multiutility Iren, d’accordo Crivello, contrarissimi Bucci e Pirondini. Poi sicurezza, sviluppo del turismo, incentivi e sgravi a chi apre attività piccole e medie: e su questi punti i tre candidati hanno ricette non dissimili.

Bucci, dei tre quello che tenta l’assalto al cielo, dice su Genova ciò che ti aspetti: torni a essere La Superba (ci ha fatto anche la cravatta, è dilagata sui social, gliela chiedono, dovesse perdere può sempre avviare un business), dove lo trovi un posto per lavorare meglio di questo in cui la gente viene in vacanza, una città deve avere sempre cantieri aperti se no muore.
Nessun candidato sindaco qui s’è mai negato almeno un’idea bislacca, tipo sostituire i bus coi tram come San Francisco o abbattere la sopraelevata: e anche Bucci azzarda che, come New York la ricordi per la statua della Libertà e il ponte di Brooklyn, a Genova che la Lanterna già ce l’ha servirebbe un nuovo grandioso ponte dal Porto Antico fino al Matitone. Un brivido di terrore percorre il suo giovane addetto stampa...