"Marine Le Pen mi fa pietà". Parola del padre e fondatore del Front National Jean-Marie
"Mia figlia ha perso consensi la sera del dibattito in tv. E non è in grado di imprimere al movimento l'impulso necessario, anche per colpa dell'influenza del suo vice Philippot". Le dichiarazioni di fuoco di Le Pen senior
Jean-Marie Le Pen, 89 anni tra un mese, ha fondato il Front National nel 1972 ispirandosi al Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante. Anche nel simbolo, una fiamma tricolore con il blu al posto del verde, i riferimenti erano precisi. Sparita in Italia, la fiamma è rimasta - seppur più moderna e stilizzata - nel simbolo del Fn francese. Ma Le Pen senior, da quel partito, è stato espulso due anni fa, proprio dalla figlia che lui stesso aveva designato come erede. E adesso parla a ruota libera.
Nel 2002 lei è arrivato al secondo turno come sua figlia quest’anno. Nel suo discorso subito dopo il primo turno lei disse: “Un uomo del popolo io sarò sempre, dalla parte di chi soffre.” Sua figlia ha detto: “Io sono il candidato del popolo”. Sembra che poco sia cambiato nel Front National. «Per il Front National si conferma la correttezza dell’approccio che è stato il mio nel 2002 e che, in fondo, è anche quello di Marine Le Pen. Lei è costretta a parlare come me quando accenna ai problemi demografici globali, alle migrazioni di massa, all’insicurezza, alla disoccupazione. Non possiamo sfuggire alla realtà. Macron non parla di nulla. Ha delle parole: democrazia, coraggio, volontà. Ma gli toccherà occuparsi della realtà. E le realtà possono essere crudeli»
Quali realtà? «Tutte. L’Italia e la Spagna hanno già un tasso di fertilità sotto 1,3 figli per donna. Non possono alzarlo. Poiché sono i paesi in prima linea rispetto all’immigrazione di massa africana, saranno sopraffatti. È drammatico, ma è così. È quindi evidente che io, da vecchio uomo di mare, capisco il tempo molto meglio dei giovani marinai, come Macron».
Nel 2002, lei si era recato nel sobborgo di Argenteuil, quest’anno sua figlia è andata a incontrare i lavoratori della Whirlpool. È la stessa cosa? «No, non è la stessa cosa. Argenteuil è una cittadina quasi musulmana, mentre alla Whirlpool ci sono degli scioperanti. Quando io arrivai ad Argenteuil, sono venuti fuori i servi del comune, gli arabi finanziati dal comune socialista».
I servi? «Sì, è un termine un po’ dispregiativo per parlare del personale di servizio».
Sì, ma lei ha aggiunto “arabo”. «Insomma, senta, in Francia, non si può più dire nulla. Mi hanno perseguitato perché avevo detto che gli omosessuali non mi danno fastidio tranne che quando volavano in squadrone. Hanno paura delle parole, sono stato condannato anche due volte per aver parlato dei rom. Quando si è in una Repubblica, in una democrazia e, soprattutto nel mio caso, dopo 60 anni di vita pubblica e 50 da parlamentare, pensavo che si potesse esprimere un’idea. Ma in Francia ci sono argomenti tabù».
Che cosa ha pensato della performance di sua figlia nel dibattito televisivo tra i due turni? «Penso che abbia perso molti consensi quella sera. Non credo che sia stato un buon dibattito. Se io fossi stato il candidato non avrei coinvolto dei giornalisti. Sarebbe stato meglio un giornalista per controllare i tempi degli interventi e un faccia a faccia tra i due candidati per farci entrare nello spirito di una elezione presidenziale. Invece sembrava un dibattito per le elezioni parlamentari».
Quella sera che cosa ha pensato di sua figlia? «Mi ha fatto pietà».
È il padre o il politico che ha avuto pietà? «Tutti e due. Lei sa che come padre ne ho subite di tutti i colori: sono persino stato estromesso dal partito da me fondato».
Sì, ma si tratta di sua figlia, le vorrà sempre bene? «Più o meno».
Che cosa pensa del comportamento politico di Marine Le Pen e del suo collaboratore Florian Philippot, durante la campagna? «Philippot ha un suo ruolo nel Front National, ma è di estrema sinistra. È un tecnocrate. È un signorotto della Repubblica. Non è che gli manchi talento, ma non mi piace la sua influenza. Credo che alla signora Le Pen manchi uno stato maggiore. E che lei non sia stata in grado di imprimere al movimento l’impulso emotivo necessario per la lotta. Essere un leader vuol dire sa per trascinare le persone. Lei ha talento, una presenza, ma non ha creato quello che speravo per il Front National».
Non pensa di aver minato la campagna di sua figlia con certi suoi commenti? «No, niente affatto. Quando c’è stato l’omaggio solenne al poliziotto ucciso da un terrorista, per la prima volta un uomo della famiglia ha parlato e, inoltre, era un omosessuale. Non lo aveva mai fatto nessuno. È stato un colpo politico. Il fatto è che per me l’unico legame che conta è quello della carne e del sangue. Quindi l’ho detto. E ribadisco quello che ho detto su Macron: secondo me non può parlare di figli perché lui non ne ha mai avuti».