Il rap underground americano più ribelle parla la lingua tagliente di Tommy Genesis, il 26 maggio sul palco del festival Spring Attitude (Guido Reni District). Nata a Vancouver da madre svedese e padre tamil indiano, lolita conturbante dall’età indefinita e dalla sessualità fluida, modella e visual artist, la nuova regina della musica trap di Atlanta ha cominciato a fare musica fin da bambina.
Entrata nel collettivo indipendente di Atlanta Awful Records su invito del rapper di culto Father, due anni fa Genesis ha pubblicato il suo primo album “World Vision”, facendo parlare di sé per i testi spinti e dissacranti, intrisi di riferimenti sessuali, perversioni e allucinazioni. Icona fashion, è stata scelta insieme ad altri artisti per la collezione autunno 2016 di Calvin Klein e poi da Alexander Wang e Telfar per la New York Fashion Week di quest’anno. La raggiungiamo al telefono all'indomani dell'uscita del suo ultimo singolo, "Empty".
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Lei ha coniato l’espressione “fetish rap” per definire la sua musica. Cosa vuol dire?
«Ero davvero stufa di essere inquadrata in categorie del tutto casuali, accomunata ad artisti che non hanno nulla a che fare con me e con la mia musica. “Fetish rap” è semplicemente quello che voglio fare: una nicchia ma anche una provocazione, uno stile, un modo per veicolare il mio messaggio tra fantasy e punk».
Nei testi delle sue canzoni abbondano termini sessuali espliciti. Che posto ha il sesso nel suo lavoro creativo?
«Definire la mia sessualità mi ha sempre creato problemi. Molte mie canzoni ruotano intorno ai temi dell’incertezza e del disagio, le emozioni che provavo da adolescente bisessuale. Ho sempre esplorato il lato oscuro delle cose: dolore, sesso, relazioni difficili, noia, ribellione, droga».
Di recente lei ha dichiarato su Twitter: «Vorrei portare tutti in Canada con me per condividere il nostro sistema sanitario. La salute dovrebbe essere un diritto umano fondamentale». È una critica alle politiche del presidente americano Donald Trump?
«Non mi riferisco a un Paese in particolare. Intendo dire che tutti gli esseri umani sono uguali e hanno gli stessi diritti: libertà, istruzione, cibo e adeguate cure sanitarie».
Come ha trascorso la sua adolescenza, quale musica ascoltava?
«Passavo interi pomeriggi chiusa nella mia stanza a disegnare e tuttora disegno moltissimo, mi aiuta a entrare in intimità con me stessa. Da ragazzina disegnavo molti nudi, il corpo femminile mi ha sempre affascinato e comunicato vibrazioni positive. Quanto alla musica, adoravo i cori e la musica a cappella, le canzoni di Billie Holiday. E poi sì, il mio rapper preferito era Bob Dylan».