Uguali sì, liberi un po’ meno. Indimenticabile l’omaggio al sapor di campagna elettorale che il presidente del Senato Pietro Grasso ha voluto fare ai dipendenti di Palazzo Madama giusto alla vigilia della sua avventura politica: il blocco dei pensionamenti, ?previa introduzione per decreto ?del requisito dei 65 anni d’età (finora erano sufficienti i 40 anni ?di contributi, a prescindere dall’anagrafe).
La simpatica mossa, certamente dovuta al proposito di cancellare antichi privilegi di Palazzo - e magari farne materiale da diffondere via comizi e tv - ha avuto oltretutto una irripetibile conseguenza. Sono stati infatti richiamati dalle vacanze coloro che stavano consumando il loro pacchetto di ferie arretrate (accumulate negli anni), in attesa di prendere il volo con il pensionamento già deciso, ma non effettivo. Gente che magari aveva salutato festosamente i colleghi per la fine dell’età lavorativa - e che ?di certo adesso non vede l’ora di mettere una bella croce sul simbolo di Leu.
La notizia è piombata dal nulla prima di Natale, costringendo l’omologa di Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini, ad adeguarsi in fretta ?e furia. Risultato: le domande ?di pensione a Montecitorio sono sospese, fino a luglio 2018. Sarà quindi il nuovo Parlamento, coi prossimi presidenti, a trovarsi questa gatta da pelare, dover cioè attuare la decisione presa dai predecessori. Fra le altre conseguenze, commentano già nei corridoi, ci sarà il probabile vantaggio di evitare nuovi concorsi, congelando le ipotesi di cui si è tanto parlato.