Lui l'aveva detto: sono un direttore dittatore. E quando si promette una cosa la si mantiene. Così Baglioni Claudio occupa il 'suo' festival, a partire dalla sigla, in cui fa cantare tutti cantanti in gara una rivisitazione del popopopò sinceramente perdibile. Poi si fa presentare da Fiorello contando sugli applausi di risulta, e per mettere le cose in chiaro si lancia in un monologo come un esistenzialista qualsiasi.
“Le canzoni sono coriandoli di infinito, sono mare, sono vento, sono terra sono cielo, sono un pugno di riso” e così via. Dopo qualche minuto nel pubblico si affaccia il pallido timore che voglia elencarli proprio tutti gli elementi esistenti, ma con una virata all'improvviso gli parte l'autocitazione. E via a snocciolare versi suoi come perline. Passa un'oretta e Baglioni scalpita, si aggira sul palco, tenta di ridere ma gli si muovono solo le orecchie è in ogni angolo e se potesse indosserebbe anche il primo, bellissimo, abito della Hunziker. Resiste fino alle 22 e al rientro di Fiorello finalmente canta. “E tu” in duetto, un po' scalcinato a dire il vero, ma a suo modo trascinante, al punto che la povera Laura Pausini afona in collegamento viene lasciata lì in pausa, triste e solitaria in attesa della final.
Il festival in realtà non lo conduce davvero, più che altro lo svolazza. Michelle Hunziker prende in mano le redini con il suo sorriso carino e il suo bustino impeccabile e manda avanti il carrozzone a suon di banalità, scoprendo con autentico stupore che si tratta di una gara, che le canzoni sono inedite e che le persone usano i social. Come la povera signora Rosa del pubblico, che grazie alla pubblicità non richiesta subisce l'invasione del suo Instagram neanche fosse la Polonia.
La vera sorpresa è Favino, scatenato e divertente sul serio appena riesce a sciogliere il terrore disegnato sul viso sgualcito. Ma Baglioni lo segue come un ombra e lo spazio di manovra che resta è ben poco. Persino il tormentone su Morandi, manca poco, tra un po' arriva, eccolo, tocca a lui, viene vanificato dopo mezza strofa, su cui Claudio entra a gamba tesa e il pezzo di Bacalov se lo canta praticamente tutto. Forse per quella punta di invidia di essere a dispetto della carta d'identità più vecchio di Gianni, anche senza foto di Anna.
Alla fine, tra una canzone più o meno trascurabile e l'altra, in mezzo a un sacco di Pooh, l'addio di Elio e le Storie Tese, l'inno pacifista di Ermal Meta e Moro, l'eleganza della signora Vanoni, il Dalla di Ron (quanto ci manchi Lucio, quanto ci manchi) e la hola per Lo Stato Sociale lo spettacolo Baglioni style si lascia seguire.
Peccato solo la caduta a picco della gag con Fiorello. Che strappa applausi sul puttantour. Perché di politica su Rai Uno non si può parlare ma di signorine che “la danno gratis a Baglioni” sì. Strana cosa la par condicio.