Appena tocchi Gerusalemme si accendono polemiche. Una teleferica, che dovrebbe sorvolare le sue mura, mette a confronto da anni favorevoli e contrari al progetto. La controversia si è inasprita negli ultimi mesi. Per i primi, i favorevoli, è un aggiornamento imposto dall’aumento del turismo; per i secondi, i contrari, sarà una ferita irreparabile alla città vecchia. Le sue stradine zigzaganti, spesso senza sbocco o intenebrate, stentano, è vero, a ricevere la crescente massa di visitatori. È quindi indispensabile creare nuovi mezzi di trasporto. Ma le settantatré cabine che sorvoleranno le mura di Gerusalemme, appese a cavi agganciati a sedici piloni giganteschi, alti ventisei metri, come edifici a otto piani, saranno esteticamente un orrore. Spegneranno il fascino della città, dicono i contrari; favoriranno il traffico, dicono i favorevoli. La polemica va oltre questi argomenti.
Il governo israeliano ha già annunciato, nel maggio scorso, un investimento di cinquantasei milioni di dollari. Si tratta di collegare con una funivia la parte occidentale ai quartieri orientali sul Monte degli Ulivi, e poi alla Porta dell’Immondizia, ingresso alla città vecchia più vicino al Muro del Pianto. La disputa è al tempo stesso politica e religiosa, oltre che estetica. Riguarda la salvaguardia di un centro storico di grande importanza simbolica.
Ziva Sternhell, professoressa emerita della Scuola di Belle Arti Bezalet di Gerusalemme, vede nell’elezione del nuovo sindaco, Moshe Leon, uomo della destra nazionalista religiosa, come del resto il predecessore, il segno di una ormai imminente realizzazione di un’opera destinata a deturpare un paesaggio urbano da generazioni meta di pellegrini e turisti, attirati dal valore spirituale che rappresenta per i tre monoteismi. Moshe Leon, ex direttore di gabinetto del Primo Ministro, insediatosi a metà novembre nel Municipio, ha formato una giunta a stragrande maggioranza religiosa, ansiosa di vedere al più presto la funiculare. Come Ziva Sternhell, anche Yonatan Mizrahi, capo dell’ong Emek Shaveh, che si oppone al recupero politico della vestigia archeologiche, pensa che quei vagoni volanti e gli indispensabili piloni di sostegno sfigureranno la città. Lui stesso archeologo, Yonatan Mizrahi ha organizzato visite guidate per denunciare il progetto.
Finora la città vecchia era stata protetta dall’eredità lasciata dal mandato britannico (1920-1948). Per rispetto a Gerusalemme, considerata un simbolo universale, in quel periodo erano state imposte regole molto strette alle costruzioni all’interno e a ridosso delle mura. Così, nonostante alcuni strappi, è stata sostanzialmente salvata l’impronta medievale e la vista sulle colline nude e il deserto circostanti. Dall’avvento di un’amministrazione di destra nazionalista, nel 2008, la situazione è cambiata. Ziva Sternhell sottolinea i due principali motivi. Il primo dovuto al desiderio della destra nazionalista di israelizzare la città. Il secondo al fatto che il compito di proteggere il centro urbano è stato affidato a burocrati e a professionisti al servizio della politica. La funivia partirà da Gerusalemme Ovest, quella israeliana, e arriverà a Gerusalemme Est nelle vicinanze del quartiere israeliano. I visitatori scavalcheranno così la parte araba, o non si attarderanno nei suoi quartieri storici e i suoi centri commerciali.
Non mancano inoltre le critiche, da parte dei nemici israeliani della teleferica, per la scelta di un architetto incaricato di realizzare il progetto senza la minima esperienza nel campo della conservazione o della preservazione dei siti storici. Al punto che ha proposto di costruire quattro enormi stazioni di imbarco senza tener conto del luogo in cui sorgeranno: una sarà vicina all’Abbazia della Dormizione di Maria sul Monte Sion, una delle più famose immagini della città vecchia. Se gli errori politici si possono correggere, le decisioni sbagliate in architettura sono spesso irreparabili, insiste Ziva Sternhell. E lancia l’allarme: se il progetto sarà realizzato, tra qualche anno è soltanto attraverso dipinti e fotografie che potremo ricordare Gerusalemme come simbolo spirituale universale.