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Attualità
febbraio, 2019

Il romanzo scritto da Elio? E' immancabile

Le recensioni senza inutili millanterie del giornalista e autore comico per L'Espresso: ogni settimana la graffiante satira sull'attualità

Lorella Cuccarini
Politologa

La vulgata radical chic per cui Lorella Cuccarini non può esprimere le proprie opinioni in quanto ballerina è quanto di più controproducente per ciò che resta della Sinistra. Attribuire la patente di essere senziente soltanto in base all’origine di chi ragiona, ha un che di classista e, in questo specifico caso, anche di sessista. Né può suonare come parziale giustificazione l’ipotesi, tutta da verificare, che la Cuccarini non possieda gli strumenti storico-politici necessari ad elaborare una posizione credibile su un qualunque tema. Invito formalmente tutti i critici della nota show-girl a valutare con rispetto ciò che afferma, in termini di sovranismo, appoggio al Governo in carica, comunità d’intenti con Matteo Salvini, dando alle sue parole il peso che meritano. Cosicché da poter dire, dopo opportuna e approfondita analisi, che la Cuccarini dice una marea di min**iate.
Giudizio: Una marea di min**iate

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Metropolitana di Milano
Orologino

Non c’è bisogno di andare a Roma per prendere una metropolitana che non è tale, ha con l’informazione ai clienti un rapporto accidentato, fa viaggiare la gente su carrozze vecchie, sporche, troppo calde e o troppo fredde. Basta farsi un giro a New York. Poi c’è Milano. Milano che non è immune da clamorose italianità (c’è la linea 5, ma non la 4, che doveva essere finita per l’Expo e risulta ancora in costruzione) ma ha con la puntualità, la pulizia, la comunicazione coi viaggiatori un feeling pressoché sconosciuto, a queste latitudini. È già partita la corsa ad azzoppare Sala o chi per lui alle prossime elezioni, elencando le ovvie magagne di una metropoli che non è solo Montenapo ma anche Rogoredo, non è fatta solo di Brera ma anche di Gratosoglio. Se esiste però un simbolo di quel che funziona, di ciò che almeno un po’ la rende diversa dalla involuta micragna italiana, sono proprio i vagoni della sua cara e vecchia metro. Ogni volta che scendo una scala mobile e il treno è lì che arriva, mi sento quasi un cittadino normale. Que viva Milano.
Giudizio: Puntuale

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Uaired
Romanzo immancabile

Ero a Milano a casa di un’amica. Suona il telefono: «Ciao Luca, quando arrivi?». Rispondo: «Dove?». «Qui in libreria, a Bologna, ti stiamo aspettando per presentare il libro di Elio e Franco Losi». «Credevo fosse la settimana prossima». Imbarazzo. Scuse. Secchezza delle fauci. Dovete sapere che di Stefano Belisari, in arte Elio, front man del simpatico complessino che forse si è sciolto ma speriamo di no, io non sono propriamente un estimatore: lo amo fisicamente. Il combinato disposto musicale coi suoi soci rappresenta una goduria aperta ai più, ma non è tutto lì. Di Elio apprezzo il lucore intellettuale, il cinismo leggiadro e infantile, il coraggio di prendere pubblicamente per gli stracci (ad esempio) i tizi che scrivono sciocchezze sull’autismo. Adoro la sua passione per la lirica, anche se non sopporto la lirica, l’ho idolatrato “da cantante e basta” nel musical sugli Addams, ero all’ultimo concerto in quel di Barolo e piangevo sulle note di Arrivedorci. Ne sono - in sintesi - un fan irredimibile. Quindi, più o meno, mi sono sentito come Carlo Pellegatti che bucava una soirée con Gianni Rivera. Anche perché poi ho letto il libro. Ed è proprio bello. Una sorta di “Ritorno al Futuro” mandato a sbattere con Philip K. Dick, ricco di poesia cialtrona, scrittura pervasiva, imprevedibilità assortite, cucite appunto dai Uaired, sorta di lavori in peltro che leggono nella mente altrui. Si ride, si piange, si ride e si piange insieme ma mai nei momenti giusti. Non fate come me, non tardate: è il romanzo dell’estate. Ma compratelo ora.
Giudizio: Scusate il ritardo

L'edicola

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