«Lo Stato non ha neanche, in base alla concessione, degli obblighi di controllo. Ha un potere di controllo, che è una cosa diversa, perché l'obbligo impone delle cadenze precise di intervento, il potere di controllo apparentemente è più grande, in realtà se non è accompagnato da specifiche prescrizioni, rischi di essere molto più debole. C'è una struttura, un modello di organizzazione generale, che, ad essere bonari, lascia molte perplessità».
Sono le parole di Francesco Cozzi, procuratore Capo del Tribunale di Genova, che mostrano in breve tutti i limiti del sistema delle concessioni autostradali. Limiti che si sono mostrati in tutta la loro drammatica evidenza alle 11 e 36 dello scorso 14 agosto, quando un pezzo del Ponte Morandi di Genova è crollato portando con sé le vite di 43 persone.
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Un anno dopo il disastro, con il resto del Ponte demolito e fiumi di inchiostro e di dichiarazioni della politica, History manda in onda il documentario "Genova, il Ponte spezzato", (11 agosto alle ore 21, canale 407 di Sky).
Un lavoro realizzato dalla tv svizzera che racconta le storie dei superstiti e poi punta una luce sulle perizie a cui gli esperti stanno sottoponendo i resti del manufatto. Indagando sul rapporto malato tra Stato e privati quando si parla di concessioni, con interviste che spiegano come il "bottino" miliardario venga spartito tra vari soggetti. Sempre a danno della sicurezza e del servizio per i cittadini.
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Un doc che ha il pregio di far parlare i fatti senza scadere mai nel sensazionalismo. E ricorda quanto sia importante tenere l'attenzione alta sul caso. Per rendere giustizia a 43 persone morte solo perché stavano attraversando un ponte in estate.