Mi scrive Serena Romano mandandomi un suo interessante articolo su come funziona il sistema dell’accoglienza degli immigrati in Italia: «Ti segnalo questo mio articolo (riportato sulla mia pagina Facebook) […] Ritengo che al di là della solidarietà, l’umanità e il rispetto della vita umana che ci dovrebbe spingere ad accogliere i migranti, c’è anche quello della convenienza per noi italiani, mai sottolineata, eppure ben più efficace per vincere resistenze e diffidenze alimentate ad arte».
Serena Romano ha ragione, ci abbiamo provato a raccontare l’accoglienza come una prassi che non è solo giusta e umana, ma che ci conviene anche. E ci conviene davvero non perché, come dice qualcuno, da schiavisti potremmo usufruire di manodopera a basso costo alimentando un sistema criminale verso cui i governi che si susseguono si guardano bene dal prendere provvedimenti. Ci conviene perché l’Italia e l’Europa stanno morendo. A morire sono le piccole città, i piccoli paesi, le aree rurali, quelle montane che si sono, negli ultimi decenni, drammaticamente spopolate e dove bastano poche famiglie di immigrati perché si ripristino i servizi essenziali che rendono un gruppo di persone che vivono in un territorio comunità.
Serena Romano sottolinea come gli ultimi governi non hanno affatto lavorato per rendere virtuoso il sistema dell’accoglienza migranti criminalizzando l’unico sano e in grado di avere un effetto positivo sia su chi viene accolto che su chi accoglie.
«La maggioranza degli italiani non sa che dietro una generica “accoglienza ai migranti”, in realtà ci sono sigle - Sprar, Cas, Cpr - che rendono i tipi di accoglienza diversi come il giorno e la notte. Non sa», scrive Serena Romano, «che dietro sigle come Cas e Cpr ci sono i “centri di accoglienza” gestiti dai privati che lucrano sui migranti, dopo averli accatastati in luoghi inospitali, creando insicurezza e insofferenza nei territori dove sorgono: come rivelano gli scandali svelati dalla magistratura. E che invece, sigle come Sprar, sono sinonimo di un’accoglienza diffusa gestita dall’ente pubblico, che conviene prima di tutto agli italiani perché, nei Comuni in cui viene applicata, produce sicurezza, ricchezza e nuovi posti di lavoro a spese dell’Europa».
La criminalizzazione del sistema Riace e di Mimmo Lucano, vero e proprio pioniere, iniziata con Minniti e continuata con Salvini, serviva proprio a fare bassa propaganda, ad attaccare l’unico sistema di accoglienza che non portava ricchezza a privati ma al territorio, che difficilmente poteva essere infiltrato dalla criminalità a causa dei numeri limitati (e dei limitati guadagni) e del monitoraggio costante. L’unico sistema di accoglienza che, peraltro, utilizzava risorse europee: ma come, non è l’aiuto dell’Europa che costantemente populisti e sovranisti invocano?
«Di conseguenza, per colpa di una propaganda fatta di bugie e disinformazione, la maggioranza degli italiani ignora che c’è una accoglienza buona che “conviene” a tutti gli italiani, e c’è una accoglienza cattiva che “conviene” solo a malavitosi e trafficanti di vite umane. E la più grave conseguenza di questo castello di fake news è che la maggioranza dei cittadini non sa che il Decreto Sicurezza ha eliminato solo l’accoglienza buona gestita dagli enti pubblici con gli Sprar, mentre ha intensificato l’accoglienza cattiva gestita dai privati attraverso Cas e Cpr innescando nuove fonti di violenza, speculazione e conflitto sociale».
Sarebbe lecito domandarsi il perché, ma è chiaro che è più facile fare propaganda colpendo le persone, le storie, i percorsi. Facile colpire Mimmo Lucano, difficile smantellare la rete di caporali che tra Puglia, Lazio, Campania e tutte le aree a vocazione agricola del nostro Paese hanno bisogno di manodopera a costo bassissimo e che sono disposti a votare per chi chiude non un occhio, ma tutti e due. Occorre che manchino trasporti, che manchino luoghi d’accoglienza che rispettino standard minimi di decenza perché si possa avere su chi arriva potere di vita e di morte.
Ma esiste un’altra Italia, un’Italia che guarda al futuro e non ai voti, che non fa propaganda ma lavora. Lavora per la sopravvivenza del nostro Paese e per la sua sicurezza. È la rete di “Comuni Welcome”. Salvini ha fatto un post sul Palio di Siena decantando la bellezza dell’Italia «delle tradizioni e dei campanili»; ebbene a difendere “tradizioni e campanili” che muoiono di emigrazione (e non di immigrazione, che paradosso, no?), non c’è lui, Ministro della Mala Vita attaccato al potere e alla poltrona, ma chi sul territorio lotta perché vi sia umanità e quindi integrazione e quindi sicurezza e quindi vita. Diffidate da chi urla più forte, in genere è quello che meno ha voglia di fare.