Perché Mowgli mi ricorda Massimo Bordin

La storia del ragazzo allevato dai lupi e poi ripudiato da uomini e animali, fa pensare al giornalista e al suo coraggio di essere diverso

Lo scorso aprile ho ritrovato per caso un file che mi ero procurato tempo prima, quando era nata la mia passione per gli audiolibri. Trascorro molto tempo in macchina, ascolto musica, a volte la radio, ma più spesso ascolto libri. Era aprile, lo ricordo bene, perché ci aveva da poco lasciati Massimo Bordin, anima colossale di Radio Radicale. Il mio umore era cupissimo. Univo il dispiacere per la morte di un uomo che mi era sempre sembrato assai vicino, anche prima che lo conoscessi personalmente, al disorientamento di restare senza il suo punto di vista. Mattina dopo mattina, Bordin era diventato sempre di più una bussola e negli anni pensavo, oziosamente ma con terrore, a come avrei fatto se quel confronto fosse cessato. Quando Bordin e Pannella litigarono, e Bordin rassegnò le dimissioni da direttore della radio, passai un brutto fine settimana fino al lunedì successivo, quando scoprii che lo spazio di “Stampa e Regime” rimaneva il suo - il nostro! - e che quel confronto quotidiano era destinato a durare ancora.

Non dimentico quei giorni di aprile, per me erano giorni di spostamenti e fu mentre viaggiavo che ascoltai in radio i funerali laici trasmessi da Radio Radicale. Poi, finita la diretta, quasi per caso, cercai un file che era lì da anni e che avevo preso per ragioni di “archivio” più che per la concreta volontà di servirmene. Eppure era proprio quello che serviva, in quel momento, con quello stato d’animo. Il libro che iniziai ad ascoltare era “Il libro della giungla” letto da Pino Insegno e pubblicato da Emons. Non desidero né aspiro a scrivere nulla di nuovo, ma vorrei dirvi di come un racconto, già letto durante l’adolescenza e visto nei suoi adattamenti cinematografici, possa essere proprio quello che serve quando ti servono risposte. Ho detto risposte, non soluzioni, perché il più delle volte le soluzioni non esistono. Un po’ come faceva Bordin, che non ti diceva mai come sarebbe andata a finire (anche se io sospettavo sempre che lui in fondo lo sapesse), ma ti raccontava cosa era già successo; ripescava nella sua memoria, che superava per vastità il più capiente degli hard disk, casi analoghi e te li metteva lì: ora trai tu le conclusioni. E così pensavo a Bordin mentre ascoltavo Pino Insegno leggere “Il libro della giungla”. Pensavo alle risposte che non sono soluzioni e pensavo alla diversità, alle diversità, a come vengono trattate, a cosa capita quando qualcuno non si sente pienamente parte di una comunità ma trasversale a molte. A quando uno si sente o è costretto a essere un lupo solitario.

La storia di Mowgli la conosciamo tutti, è la storia di un uomo accettato da una famiglia di lupi, allattato da mamma lupa ed educato da una pantera e un orso. Incredibile come tutto questo risulti, a ogni lettura, sempre più credibile perché non è altro che la storia assai comune di un uomo cresciuto da una comunità. Ed è credibile perché è anche la storia di un uomo accettato e ripudiato di volta in volta per sentimenti che riusciamo a comprendere sin nel profondo: pietà, paura, senso di appartenenza. Mowgli fu accolto dai lupi perché era un bambino ed era indifeso: prevale la pietà. Fu poi ripudiato dai lupi perché non era più indifeso e costituiva una minaccia: prevale la paura. Mowgli fu accolto dagli uomini perché riconosciuto come simile: prevale il senso di comunità. E perché fu ripudiato anche da loro? Perché era un uomo fuori dal comune, era un essere speciale, quasi al di sopra delle regole. Perché era diverso: prevale la paura. In questo mio ripercorrere pensieri ed emozioni primaverili, ripenso a Mowgli il diverso, a Mowgli l’uomo speciale e già so che mi ricorderà ormai per sempre Bordin, e viceversa.

Che accostamento inusuale. Eppure anche Bordin mi è sempre sembrato diverso. Giornalista unico che, come ha detto la sua compagna Daniela Preziosi, «impiegava ore a ricostruire ore» e che dava ad altri giornalisti, a molti altri giornalisti, in maniera disinteressata e generosa, chiavi di lettura impossibili da trovare altrove, chiavi di lettura che solo un uomo diverso può offrire. Non so se ci sia stata una lupa che lo abbia accolto o una comunità di uomini che lo abbia ripudiato, non lo conosco così nel profondo, posso solo dire che ascoltare la storia di Mowgli, lo scorso aprile, narrata dalla voce sublime di Pino Insegno - come inconfondibile era la voce di Bordin - è stato il mio modo di salutare Massimo e di comprendere che le risposte sono sempre più preziose di ogni possibile soluzione. E soprattutto che la massima aspirazione che dovremmo avere è questa: provare con tutte le nostre forze a essere diversi.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso