Le basi dei partiti alleati al governo hanno idee diametralmente opposte sugli effetti che l'Unione Europea ha avuto per il nostor Paese. E tra i pochi punti in comune emerge il giudizio largamente positivo su Conte (ma non sul suo primo governo)

Lo avevamo scritto su queste pagine due settimane fa: se la sopravvivenza politica della legislatura passa dal filo dell’intesa tra Pd e M5S, quali sono le aree di sovrapposizione tra gli elettorati, e quali quelle di divergenza?

I dati del sondaggio svolto da Quorum/YouTrend per Sky TG24 nei giorni scorsi aiutano a fotografare un quadro aggiornato alla conclusione della crisi di governo. Un primo punto che emerge dall’analisi degli elettorati è tutto sul crinale della continuità/discontinuità rispetto al Conte-1, quello giallo-verde.

Secondo i nostri dati il «governo del cambiamento» è promosso da ben il 79% degli attuali elettori M5S, e da appena il 12% degli elettori Pd. Non stupisce dunque che sulla riconferma di Conte, e sul grado di «svolta» da imprimere all’esecutivo, si sia giocata una buona parte della partita a scacchi tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti nei giorni scorsi.

Si può anche dire che l’alleanza giallorossa non sta, per il momento, modificando troppo le percezioni degli elettorati sui leader, con una importante eccezione. Nel nostro sondaggio, tra gli elettori M5S Di Maio arriva all’82% di fiducia mentre sia Zingaretti (20%) sia Renzi (15%) sono ai livelli di Salvini (17%).

Specularmente, i votanti dem esprimono gradimento per Zingaretti al 76% (solo il 44% però Renzi), e mantengono un impietoso 13% nei confronti del capo politico del Movimento 5 Stelle. L’eccezione importante di cui dicevamo sopra è Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio gode di livelli di fiducia molto alti sia tra gli elettori 5 Stelle (90%, più di Di Maio) sia tra quelli del Pd (67%, quasi ai livelli di Zingaretti).

L’altro fronte d’analisi è quello dei temi. Su quali questioni dovrà intervenire il nuovo governo secondo gli elettori dei due partiti? Prevalgono in entrambi i bacini elettorali le materie economico-sociali (lavoro, tasse, sanità e scuola); l’ambiente, possibile cifra caratterizzante del nuovo esecutivo, non è indicato tra le priorità (è al 15% tra gli elettori Pd e all’11% tra quelli M5S).

Infine, due punti-chiave sui quali la componente “gialla” e quella “rossa” della nuova maggioranza mantengono posizioni diverse: Europa e rapporto tra rappresentanza e competenza. Nei nostri dati per Sky TG24 il M5S si conferma l’elettorato più euro-scettico di tutti (al pari degli elettori di Salvini: il 54% dei cinquestelle ritiene che la Ue abbia portato più svantaggi che vantaggi al nostro Paese), mentre il Pd ha la base elettorale più europeista (28%). Anche alla domanda in cui si chiede di scegliere tra «capacità di rappresentare la gente» e «competenza», sembra ricostituirsi, negli elettorati, un asse più ‘giallo-verde’ che ‘giallo-rosso’.

I cinquestelle, come i leghisti, privilegiano la rappresentanza (57% e 54%), i democratici la competenza (51%). Prime conferme che, in un quadro politico in mutamento, su tanti aspetti l’elettorato del Movimento sembra mantenere un posizionamento meno europeista e istituzionale di quello adottato dai suoi ceti dirigenti.

Nota: Sondaggio svolto per Sky TG24 tra il 29 e il 30 agosto 2019 con metodologia mista CATI/CAMI/CAWI su un campione di 1000 intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagata per quote di genere ed età, stratificate per area macroregionale di residenza e titolo di studio. L’errore campionario è pari a +/- 3,1%, con un intervallo di confidenza del 95%.