Restare a casa non significa rinunciare al buon cinema. Uscito direttamente su Netflix anche se meritava la sala, l’adrenalinico “Diamanti grezzi” dei fratelli Safdie (in originale “Uncut Gems”: trattasi di un opale strappato alle viscere dell’Etiopia, non di diamanti) è una delle migliori sorprese dell’anno. Per la bravura portentosa di Adam Sandler, per la perfezione di un cast che non sbaglia una faccia, per l’energia indiavolata di una regia che guarda a certo cinema newyorkese anni 70 non per parassitarlo, come “Joker”, ma per ritrovarne lo slancio, la sfacciataggine e la libertà.Che poi sono le doti grazie a cui cerca di restare a galla il temerario Howard Ratner (Sandler), commerciante del “diamond district” newyorkese stretto nella classica morsa.
Da un lato ci sono certi ceffi pronti a tutto per recuperare i quattrini che deve - sorpresa - al cognato. Dall’altro quell’opale di dubbia provenienza spedito nella pancia di un pesce surgelato. Con quella pietra in cui si fondono macro e microcosmo (come si vede in apertura), l’incorreggibile Howard dovrebbe sistemare tutto. Solo che l’opale, aspettando di andare all’asta, non smette di passare di mano. E i soldi che gli ballano intorno finiscono regolarmente “investiti” in scommesse o in altre trovate di puro azzardo che anziché moltiplicarli mettono Howard in situazioni sempre più folli. Anche se Sandler non smette di sorridere e parlare a raffica neanche quando nega l’evidenza o prende un cazzotto.
Parente di tanti eroi ipercinetici del cinema e della letteratura ebraico-americana, Howard il giocatore, un giocatore con un senso quasi metafisico del rischio e della generosità, è infatti al centro di una baraonda in cui spiccano una moglie (quasi ex) che lo tollera a stento, una commessa-amante adorabile e svitata, una garçonnière a Manhattan, una famigliona ebraica che rende ancora più frenetici i tripli giochi di Howard. E una torreggiante stella del basket (Kevin Garnett dei Celtics) che gli fa da coscienza e da contrappasso.
Oltre che a Scorsese (anche produttore) o a James Toback, si pensa al Russell di “American Hustle” e “Il lato positivo”, ma i Safdie giocano più duro e più sporco. Oscar per gli sms più inventivi dell’anno: erotici, salvifici, machiavellici, sempre sorprendenti. Come tutto questo film cosmico e triviale.