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Cultura
luglio, 2020

Napoli, tutti a giocare al Madre

Fino al 2 novembre uno spazio per bambini dell'artista Temitayo Ogunbiyi. Tra laboratori per famiglie, progetti d'autore e la lezione di Rodari, il Museo d'arte contemporanea di Napoli punta sempre più alla solidarietà

L’hanno commissionata durante il lockdown. E ora la grande installazione di Temitayo Ogunbiyi, artista che vive e lavora a Lagos, è pronta per ospitare i bambini, nel cortile del Museo Madre, il museo d'arte contemporanea di Napoli, in occasione di Madre Factory 2020.

Un progetto fatto di sculture interattive, curato dalla direttrice artistica Kathryn Weir, che si intitola "Giocherai nel quotidiano, correndo" (al via dall’8 luglio, fino al 2 novembre). E un modo per rafforzare quel rapporto tra identità del museo e comunità locale che rappresentano le parole d’ordine di Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti contemporanee-Museo Madre.

Lo ha detto nei mesi difficili di stop per la pandemia quando, stretta intorno alla comunità dei suoi artisti, ha fatto appello alla comunità dei visitatori: "Il museo è un’esperienza dal vivo, nessuna digitalizzazione potrà sostituire i pensieri, le intuizioni, la bellezza che sperimentiamo quando lo attraversiamo fisicamente".

E ora che il Museo ha ripreso le sue attività, Valente torna a sottolinearlo: «L’identitarietà è e sarà fondamentale. Questo museo divide a metà due quartieri simbolo di Napoli: non si può non tenere conto delle difficoltà dei giovani e dei bambini di qui. Come museo abbiamo la responsabilità di incidere sulle coscienze, di promuovere esperienze di alto livello ma anche di far entrare la gente da noi in un modo e di farla uscire cambiata, o perlomeno scossa. E con il territorio l’interazione è continua. Maurizio Braucci, col suo workshop teatrale "Arrevuoto", ha coinvolto in passato molti ragazzi a rischio, che oggi ritornano. Grazie a operatori specializzati, siamo un luogo aperto ai bambini, soprattutto quelli più emarginati. Senza perdere di vista ciò che siamo: un luogo di cultura contemporanea, con la precisa responsabilità di raccontare il presente. Soprattutto quando suscita interrogativi profondi e nuovi, come quelli attuali».

Come sta proseguendo, dopo la riapertura, l’attività del Madre?
Laura Valente
"Abbiamo riaperto per primi in Campania, il 18 maggio scorso, con la consapevolezza che non potevamo  riprendere il discorso da dove avevamo lasciato. Le misure di distanziamento adottate per contrastare la pandemia ci hanno costretto a rinviare la realizzazione di un grande progetto per una Woodstock delle Arti. E allora, in accordo con al direttrice artistica Kathryn Weir, abbiamo deciso di cambiare rotta. Ma solo parzialmente. È nata così Madrefactory2020, dedicata a Gianni Rodari e alla sua "Grammatica della Fantasia",  tre mesi di attività gratuite per bambini e adulti, per condividere parole come arte, ecologia, solidarietà, inclusione, e trasformarle in azioni pubbliche. Siamo orgogliosi di trascorrere le vacanze con la nostra comunità. In fondo, anche questa è una piccola Woodstock dedicata ai bambini. Di loro si è parlato troppo poco durante il lockdown, nonostante siano stati tra quelli che hanno sofferto di più la necessaria limitazione delle libertà".

E la comunità locale si è dimostrata disponibile a interagire con l’offerta culturale del Madre?
"Sì. Abbiamo riaperto i due cortili all'aperto del museo e trasformati in un parco aperto per le  famiglie di Napoli e dell’intera Campania. Nella grande sala, da oggi ribattezzata "Piazza Madre",  i bambini hanno potuto disegnare insieme a un creativo come Armando Milani i "manifesti per una nuova ecologia" e tappezzare  con i loro lavori la quarta parete esterna del Madre. Con "Planting and plant love" ragazzi di età diverse hanno appreso come prendersi cura di un giardino che diventerà patrimonio collettivo. L’8 luglio debutta nel cortile grande il playground  dell’artista nigeriana Temitayo Ogunbiyi. Curato da Kathryn Weir, il lavoro e si ispira alle  tecniche di acconciatura e all'itinerario tracciato da Google Maps tra Lagos e Napoli, un terreno di gioco  pensato  in un’ottica di distanziamento, sicurezza, e condivisione rispettosa  degli spazi altrui. Un'istituzione pubblica deve interrogarsi, indagare e raccontare il rpesente, sperimentando nuove forme di sostegno e vicinanza alla sua comunità".

Il museo promuove anche buone pratiche, all’insegna della sostenibilità. Nel corso di un’altra intervista mi aveva accennato ad "allestimenti sospesi". Verranno realizzati, chi potrà fruirne?
"La Fondazione Donnaregina ha deciso di avviare, proprio in occasione di Madrefactory2020, la prima pratica di allestimento sospeso. Gli arredi delle mostre in smontaggio non verranno distrutti ma entreranno a far parte di in un circuito virtuoso che consentirà il riciclo dei materiali  e supporterà  fattivamente  le altre realtà del territorio. Il primo allestimento sospeso sarà in favore di Fabula, "laboratorio di Comunità" che con un finanziamento pubblico aveva ristrutturato  l’ex Municipio di Atella per farne la nuova sede del loro Museo Archeologico. Il progetto è stato scelto per dare un segnale forte  di sostegno ad un’esperienza  che lo scorso anno, pochi giorni dopo aver ricevuto la concessione di un immobile confiscato alla camorra, è stata bersaglio di atti vandalici che l’hanno distrutta. Dimostreremo di essere al loro fianco concretamente: dopo la chiusura della mostra  "I sei anni di Marcello Rumma, 1965 – 1970", saremo al lavoro con tutto lo staff per attivare i trasporti dell’allestimento".
L'artista Temitayo Ogunbiyi

A proposito della riapertura scolastica, si è parlato di recente anche di scuola diffusa. Cosa ne pensa? Le sembra percorribile l’ipotesi di ospitare i ragazzi per le lezioni, per fronteggiare il problema di classi troppo anguste?
 "Assolutamente. Abbiamo due grandi cortili e un terrazzo che si affaccia sul centro storico. Sarebbe una grande occasione per ridefinire il concetto di spazio museale. E non solo in un’ottica di ospitalità nelle emergenze. Museo, scuola, ricerca, formazione, creatività, digitale. Anche qui è la parola "integrazione" a fare la differenza: è fondamentale per attivare un  processo democratico che potrebbe trasformare musei e scuole in due compagni di banco. Lo so, oggi sembra una strana coppia ma domani… Domani tutto è possibile, ecco cosa ci piacerebbe che venisse insegnato al Madre".

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