Dopo l'inchiesta dell'Espresso la polizia elvetica ha aperto un dossier sulla gestione della Len, la federazione europea presieduta da Paolo Barelli, il potente manager sportivo nonché deputato di Forza Italia. Lui respinge le accuse, ma da Parigi arriva la richiesta di una commissione indipendente d'indagine

L'inaffondabile Paolo Barelli, da 20 anni a capo del nuoto italiano, dal 2012 presidente della federazione europea, la Len, nonché parlamentare berlusconiano alla sua quarta legislatura, si prepara ad affrontare la tempesta più insidiosa di una lunga carriera. Dopo l'inchiesta dell'Espresso che un mese fa ha svelato gli affari riservati della Federnuoto, con incarichi e appalti assegnati a persone e società vicine a Barelli, la Brigata antifrode della polizia svizzera ha aperto un'indagine sulle presunte irregolarità finanziarie nella gestione della Len, che ha sede a Nyon, nel cantone elvetico di Vaud. La novità sul fronte giudiziario ha già avuto l'effetto di rompere il fronte dei dirigenti della federazione europea, che finora avevano fatto quadrato a difesa del presidente italiano.

Con una lettera inviata ai suoi colleghi del bureau di vertice della Len, il francese Gilles Sezionale ha chiesto che una commissione indipendente da istituire al più presto verifichi le accuse rivolte a Barelli. Nel testo del documento, Sezionale sostiene che la sua richiesta è condivisa da altri membri dell'organo di vertice della federazione e si candida a prendere il posto del presidente italiano in vista delle elezioni in calendario nel novembre prossimo. Il numero uno del nuoto francese afferma però di essere pronto a ritirare la sua candidatura se Barelli riuscirà dimostrare la sua estraneità alle malversazioni di cui è sospettato.

Il 25 gennaio scorso, la Len aveva già archiviato in gran segreto una circostanziata denuncia presentata solo una settimana prima da Bartolo Consolo, presidente onorario a vita della federazione continentale dopo averla guidata dal 1990 al 2008. Martedì 4 agosto, Consolo è stato ascoltato per più di tre ore dagli agenti svizzeri della Brigata antifrode ed è probabile che dopo il 20 agosto verranno convocati altri dirigenti della Len. Il dossier di accuse a Barelli è stato acquisito anche dalla procura della Federnuoto, che nelle prossime settimane dovrà decidere se dare un seguito alla denuncia.

Il gran capo del nuoto italiano, che ai primi di settembre chiederà la riconferma sulla poltrona di vertice della federazione, ha di recente definito «strumentale e distorta» la denuncia nei suoi confronti, rivendicando gli ottimi risultati della sua gestione, con gli atleti italiani, da Federica Pellegrini a Gregorio Peltrinieri a Federica Quadarella, più volte vincitori nelle grandi competizioni internazionali. Barelli però finora non è mai entrato nel merito delle vicende che gli vengono contestate.

La storia ricostruita da L'Espresso sulla base di documenti ufficiali e bilanci societari racconta di una girandola di appalti, sponsor e consulenze che hanno premiato pochi fortunati, vicini al presidente della Federnuoto. Ogni anno l'ente affiliato al Coni riceve oltre 13 milioni di fondi pubblici destinati a finanziare un terzo di un bilancio che vale circa 40 milioni. L'inchiesta giornalistica ha rivelato per esempio che amministratori di società personali di Barelli sono finiti a libro paga della federazione presieduta dallo stesso Barelli. È il caso di Giuseppe Leoni, amministratore della Punto sport srl, controllata dal presidente della Federnuoto, e di Franco Concordia, che gestisce la Cir.Aur, un'altra società riconducibile al massimo dirigente del nuoto nazionale. Da chiarire c'è anche la vicenda di Eurozona, minuscola azienda nata a Perugia nel marzo del 2015 con un capitale di soli 2.500 euro di proprietà di Mattia Fella, pure lui ben conosciuto da Barelli. Eurozona, che a luglio dell'anno scorso aveva depositato in camera di commercio il solo bilancio del 2016, ha ricevuto fondi dalla Federnuoto come compensi per appalti e consulenze, come L'Espresso ha svelato nell'inchiesta pubblicata a luglio.

Il nome della Cir. Aur controllata da Barelli è invece finito agli atti dell'inchiesta svizzera sulla gestione della Len, che avrebbe pagato a questa minuscola società romana fatture per 70 mila euro tra il 2014 e il 2016. In pratica Barelli in qualità di presidente della federazione europea avrebbe dato via libera a pagamenti a se stesso. Nella denuncia di Consolo si chiede anche di far luce sull'attività svolta da Elevan, un'altra società romana che secondo le accuse avrebbe percepito compensi dalla Len per prestazioni mai eseguite. Tutte vicende su sui ora indaga la procura elvetica, mentre si attende di capire se anche la giustizia sportiva italiana deciderà di accendere un faro sugli affari del capo del nuoto nazionale.

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