Gli antiabortisti dicono che l’aborto è un assassinio. Hanno ragione. Noi donne lo sappiamo bene. Ed è il più paradossale dei suicidi, la madre uccide sé. Sopprime il feto che è in lei, il germoglio, parte del suo corpo, non ancora bambino e già figlio. Essere tomba invece che culla. Non si guarisce dall’aborto. Se ne esce vive a metà. Portare un lutto segreto per sempre. Questo noi lo sappiamo. Nel millenario massacro dei nostri corpi, nel rimpianto che non dimentica. Solo le donne lo sanno.
C’è quella favola cattiva secondo la quale, la libertà di aborto spingerebbe le donne all’imprudenza, tante ragazze si darebbero al sesso più spensierato, e se restano incinte che importa, tanto c’è l’aborto. Niente di grave, come cavarsi un dente. A questa dicerìa sembravano rispondere le parole di papa Francesco, quando parlando dell’aborto lo definì la tragedia delle donne. Ecco, la pietà.
Nelle parole del Papa c’era pietà per quell’atto di violenza che comprende madre e figlio, lui sentiva il dolore della madre-non-madre. Le donne NON vogliono abortire. Le donne hanno in abominio l’aborto, più del Papa. Per arrivare alla negazione di sé dev’esserci un motivo insindacabile, che riguarda solo la madre: la sua volontà di rinuncia.
La maternità, anche se minuziosamente spiegata dalla scienza, resta un atto magico. Dare la vita. Una vita mortale. Fa tremare. L’uomo nasce figlio, la donna madre. Magari di sé stessa (le donne sono capaci di tenerezza anche verso di sé, sanno darsi consolazione. Il maschio è meno capace di volersi bene, si misura con gli altri, sa meno sorridere di sé, più difficilmente si perdona).
Le donne non vogliono abortire. Si assumono questo delitto per non commetterne un altro, fare un figlio che non si vuole. Solo la madre può decidere. Non esistono metodi sicuri al 100 per 100 per evitare il concepimento. L’errore è sempre in agguato, in certi casi nemmeno la pillola preserva. Esistono solo due anticoncezionali infallibili, la sterilizzazione e la castità.
Non si guarisce dall’aborto. Forse in traumi atroci come la violenza di gruppo, quando si vuole distruggere quel ricordo, e si ha orrore di avere in sé in figlio dell’aguzzino. Ma perfino chi lo vede come incidente e ostacolo, lo strappa da sé con dolore.
L’impero maschile e le religioni del dominio hanno sempre saputo che la donna è la chiave di ogni potere, perché produce la vita. Se ci hanno rinchiuse imprigionate atterrite divise dal nostro corpo bruciate violate calunniate derise schiacciate nell’ignoranza, è perché siamo pericolose davvero. Se sfugge di mano la donna, ogni potere è perduto. Oggi i maschi hanno molta molta molta più paura di noi di quanto non confessino, le loro adulazioni e la strage di donne ne sono la prova.
Una volta smascherati, che ne faranno della loro debolezza? Anche per questo ci ammazzano. Hanno paura delle streghe? Non abbastanza. La nostra libertà è terribile. Contemplava fin dall’inizio questo durissimo arbitrio, e che un giorno dicessimo Vogliamo potere di vita e di morte, perché siamo le padrone del creato. Nessuno può entrare fra noi e il figlio che abbiamo concepito. Non è giusto. È un fatto.
In un mio libriccino di gioventù, “Vangelo secondo Maria”, la Madonna è una ragazzina di Nazareth che si è montata la testa con la Bibbia, come don Chisciotte coi romanzi d’avventura. A lei come donna tutto è proibito, ma quando in sinagoga sente i profeti che chiedono conto a Dio, trattandolo da pari a pari, apprende da loro il sollievo della rivolta. E quando scopre di essere la prescelta a far nascere il Redentore, oppone il suo piccolo disegno a quello immenso di Dio, e in nome del libero arbitrio rifiuta la maternità divina. Maria nega il peccato originale, e rifiuta d’essere il vaso del Dio. Ma la sua rivolta è possibile solo perché, come donna, ha in sé il potere della nascita.