La domanda è antica almeno quanto l’imprecisato giorno della preistoria in cui il primo giullare-cantastorie ha chiesto al boss di turno di moderare la sua bellicosa arroganza. La musica contribuisce davvero alla pace o è solo un appagante e ingannevole gioco di fiorellini e melodie commoventi senza alcun effetto sulla realtà? Ora se ne parla e riparla in continuazione, va da sé, in mezzo ai venti di guerra che ignobilmente spazzano il mondo. I musicisti si stanno muovendo, alzano la voce, organizzano maratone in piazza Maggiore, raccolgono fondi, cercano di smuovere le teste balorde che ancora non hanno capito la lezione, ma… l’effetto c’è? Succede qualcosa? Nel sempiterno duello tra bene e male, la musica pesa o no sulla bilancia?
La prima e più immediata risposta sarebbe no, per un motivo molto semplice. La musica, tranne qualche rara e grottesca eccezione tipo gli Eagles of death metal che stavano cantando “Kiss the devil” quando al Bataclan irruppero gli stragisti islamici, è sempre stata dalla parte della pace, in modo più meno esplicito, la musica è la pace, di solito evoca condivisione, empatia, accettazione, comprensione, altruismo. Ma il mondo che vediamo intorno a noi ne sembra disperatamente sprovvisto. Sembrerebbe un mondo dove la musica non c’è, un deserto di silenzio interrotto solo dal rumore delle bombe. Nel lontano 1963 Bob Dylan scrisse un pezzo intitolato “Masters of war”, e non è un pezzo pacifista, diciamo meglio un pezzo contro la guerra ma talmente contro la guerra da essere quasi più violento della guerra stessa. Nella canzone Dylan si augura la morte dei “padroni della guerra” e dice anche che starà sulle loro tombe a controllare che siano davvero morti. Non si sa mai.
Il punto è che i padroni della guerra non hanno provato il minimo imbarazzo e sono ancora lì, vivi, vegeti e particolarmente efficienti. A meno che non si ascolti Wagner, che come diceva Woody Allen fa subito venir voglia di invadere la Polonia, ascoltando “Imagine” al contrario si prova l’impulso immediato di uscire di casa e salvare la vita di una vecchina che sta per essere travolta sulle strisce (ovviamente da un automobilista che sta ascoltando Wagner). Dunque? La musica è così drammaticamente inutile?
La verità è che non abbiamo la controprova, ma possiamo immaginarla. Il mondo, senza l’enorme lavoro “pacificatore” che ha svolto nei decenni la musica sarebbe molto, ma molto più violento, la guerra sarebbe la regola, senza Lennon e Lucio Dalla sarebbe perfino più brutto di come già è. E quindi cari amici cantanti e musici, soprattutto voi giovani così disimpegnati ed edonistici, datevi da fare, c’è un mondo guasto da rimettere in sesto e ognuno deve fare la sua parte, anche cantando.