Il mancato viaggio del leader leghista a Mosca ha fornito l’occasione per conoscere chi lo consiglia. E spunta fuori il vero motivo del fallito vertice in Russia: voleva portare come bagaglio a mano un’affettaprosciutto da 200 chili

In occasione del viaggio a Mosca di Salvini, poi sfumato a causa di uno sciopero dell’Aeroflot, è emerso il nuovo cerchio magico che il leader della Lega, in gran segreto, ha costruito attorno a sé per riguadagnare la fiducia dell’opinione pubblica e l’attenzione dei media, che ultimamente parlano di lui solo nell’ultimo paragrafo degli articoli dedicati alla Meloni.

 

Lo staff È formato da un esperto di Facebook, un esperto di Instagram, un esperto di Twitter, un esperto nella riparazione dei computer e un inesperto di qualunque cosa, che interviene raramente ma ha il compito, decisivo, di non mettere in soggezione gli altri. Come abitudine del Capitano, nello staff non figurano esperti di politica, considerata materia subdola, piena di bizantinismi e poco limpida. «La politica confonde le idee e ostacola la rapidità delle decisioni», spiega l’eurodeputato leghista Carlo Ussignùr, decano del Carroccio, a Strasburgo da sette legislature perché, non conoscendo le lingue, non sa come tornare in Italia.

 

Le donne Come sempre nell’entourage di Salvini non ci sono donne, ma dal cerchio magico fanno sapere, con un comunicato dai toni molto netti, che ogni polemica al riguardo è totalmente pretestuosa. «La ragione non è affatto sessista o discriminatoria, dipende solo dal fatto che le donne seminano zizzania, sono pettegole e vanno continuamente in bagno».

 

La linea Convincere Mosca e Kiev a fare la pace grazie all’affido congiunto di Donbass e Crimea: un weekend con la Russia, uno con l’Ucraina. Sarebbe questo il piano di Salvini, concordato con le autorità di entrambi i Paesi, nella persona del console onorario russo a San Marino e del capo degli ultras della Dinamo Kiev. Un intenso scambio di tweet tra le due personalità, in corso già da parecchie settimane, testimonia la solidità della trattativa: qualche cuoricino comincia a fare capolino tra gli sticker a forma di mitra, bomba a mano e granata che accompagnavano i primi messaggini.

 

Politica interna Quanto all’Italia, il solito tran tran: dimezzare le tasse, raddoppiare le dimensioni delle piccole imprese gonfiando i capannoni con aria compressa messa a disposizione dallo Stato, far decidere in totale autonomia alle vacche le quote latte, abolire la Fornero e riportare l’età della pensione, secondo natura, alla comparsa dei primi capelli bianchi, pazienza se a 35 anni. Infine, aiutare i migranti a casa loro purché la nuda proprietà della casa sia ceduta a immobiliaristi padani. Per le alleanze di governo, bene Berlusconi, che con la promozione del Monza in serie A dopo dieci anni di tentativi falliti, investendo un miliardo di euro solo in tute e palloni, ha consolidato la sua fama di genio dell’imprenditoria. Quanto alla Meloni, Salvini non parla, ma è molto probabile che le ragioni della diffidenza siano sempre le stesse: è troppo moderata, a conferma che il neofascismo italiano ha perso vigore e maleducazione, doti che nell’azione politica, secondo la visione salviniana, sono indispensabili. I dissapori, secondo voci attendibili, risalirebbero al rifiuto opposto dalla Meloni di fronte agli insistenti inviti di Salvini di andare insieme a citofonare agli immigrati.

 

Il retroscena Fonti vicine all’Aeroflot sostengono che la vera ragione del mancato volo di Salvini a Mosca è che pretendeva di far passare come bagaglio a mano la sua inseparabile affettaprosciutto da duecento chili, popolarissima su Instagram. Secondo altre ricostruzioni, per non urtare troppo il governo, Salvini sarebbe stato disposto a non arrivare proprio fino a Mosca, ma almeno in Croazia, o anche solo a Trieste, come gesto simbolico di avvicinamento all’Est. Sarebbe stato cassato all’ultimo momento anche un piano riservatissimo, custodito nella cartella “citofonare Putin”.

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