Perché il vento che in Francia ha fatto tornare la sinistra, non soffia anche in Italia? Una sinistra nuova, vitale, libertaria, pacifista, egualitaria. Capace di raccogliere l’entusiasmo dei più giovani e persino di riconnettersi con quella classe operaia che non è mai morta, nonostante i suoi tanti necrofori. Una sinistra di sinistra come scrive sull’Espresso Nichi Vendola, facendo riferimento ad un linguaggio chiaro, che impugna una bandiera che non è un feticcio ma una speranza, che si congeda senza rimpianti dalle compromissioni con il liberismo e con i suoi apologeti.
C’è un lungo elenco di fattori che hanno determinato una crisi di sistema, ma qui ci chiediamo: qual è stato il pensiero della sinistra? Che fare? L’inflazione schiaccia questo paese. Pressato dalla corsa pazza dei prezzi che non si ferma per i giochi della finanza, ma anche per i furbetti. E il governo di Mario Draghi non riesce a trovare una soluzione concreta. Gli elementi ci sono tutti, purtroppo, per radiografare un’Italia stretta nella morsa economica che favorisce solo alcuni gruppi. Che ci guadagnano. Mettendo sempre più all’angolo il ceto medio.
L’inchiesta di copertina de L’Espresso di Vittorio Malagutti e Carlo Tecce documenta i meccanismi che alimentano il carovita e chi ci guadagna. Si mostra come le quotazioni di grano, riso e soia volino in Borsa sull’ottovolante senza che le merci si muovano dai silos. Ma c’è anche chi fa scorte per poi vendere al rialzo. Si specula sui consumatori. E noi lo raccontiamo. Partiamo dalla pandemia, i disequilibri economici, il collasso climatico, la guerra in Ucraina. Prodotti alimentari e poi metano, carburanti, petrolio: i prezzi corrono più veloci di qualsiasi intervento di Stato. E mentre la politica italiana brancola nel buio al grido di «speculatori, speculatori» per acquietare la popolazione, come leggerete nelle pagine successive, nessuno sa come e cosa fare per evitare che domani il conto sia ancora peggiore. Questi sono i tempi, che coincidono con l’apertura di un nuovo ciclo per L’Espresso. Si chiude il periodo in casa Gedi, che ringrazio per la fiducia e la libertà che mi ha dato, e si inaugura una nuova stagione per questo giornale nato 67 anni fa.
Il nuovo editore è L’Espresso Media, di cui è presidente Denis Masetti e azionista di maggioranza Danilo Iervolino, un innovatore della tecnologia, applicata alla formazione e all’istruzione e adesso all’informazione. Il cambio di proprietà ha un valore altamente simbolico, perché L’Espresso entra nell’orbita di un editore indipendente, moderno e tecnologico, con grandi progetti di rilancio e prospettive, e tutta l’intenzione di ampliare la base di lettori.
Continueremo ad essere un giornale che non vuole annegare nel chiacchiericcio, e cercheremo di dar voce, oggi come sempre, all’Italia migliore, dovunque essa lotti per non lasciarsi soffocare. L’obiettivo è quindi di conservare e rafforzare la dignità originaria de L’Espresso, così come ci è stato tramandato da Arrigo Benedetti, Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo, avendo cura di traghettare “un certo modo di fare giornalismo” nell’era digitale.