Per chi abita a Roma la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma” è un’occasione per tornare a visitare il Parco archeologico del Colosseo. Per chi viene da fuori, è una gemma in più in una visita turistica che è già un gioiello. Ospitata nel Tempio di Romolo, che secondo la tradizione fu fatto costruire dall’imperatore Massenzio per ricordare il figlio morto in tenera età, e che in seguito divenne l’anticamera della vicina chiesa dei santi Cosma e Damiano, la mostra riesce a rendere scenografica una delle leggende fondamentali per la nascita di Roma. Quella di Enea, arrivato nel Lazio da Troia, sulle coste dell’odierna Turchia, dopo un lungo viaggio attraverso e coste del Mediterraneo.
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Entrando nell’edificio dalla pianta circolare si viene accolti da una bellissima processione di statue di argilla: sono la dea Minerva e alcune donne devote, capolavori in terracotta provenienti dal santuario di Minerva a Lavinio, alcune delle quali esposte al pubblico per la prima volta. Intorno, la storia della fortuna di Enea è raccontata da vasi decorati, statuette, sculture, affreschi provenienti da Pompei. Affascinanti ed enigmatiche sono le due sculture del Palladio (sia la statua in sé che la riproduzione tenuta dalla mano gigantesca di un frammento di statua), talismano della salvezza che da Troia arrivò a Roma.
Particolare della statua del Palladio
Un frammento di un fregio proviene dalla decorazione della basilica Emilia, che sta proprio lì accanto. Come spiega bene Darius Arya in un capitolo del suo “Roma antica” (Rizzoli), la basilica era decorata con storie delle virtù romane (virtus, iustitia, clementia e pietas): e di tutte queste virtù Enea era il modello più antico e significativo.
Le peregrinazioni di Enea da Troia al Lazio hanno una quantità di tappe che ricordano il viaggio di Ulisse raccontato nell’Odissea: Troia, Delo, Creta, la Grecia, poi il Salento, la Calabria, la Sicilia, Cartagine e le coste della Campania, per arrivare a Lavinio e da lì a quella che sarebbe diventata Roma.
Enea con Ascanio e la madre, la dea Afrodite, mentre gli viene medicata una ferita (dettaglio di un affresco da Pompei)
Enea è accompagnato da due persone che hanno bisogno del suo aiuto: il padre Anchise e il figlio Ascanio. Anchise, che da giovane con la sua bellezza aveva conquistato Afrodite, era stato punito da Zeus per essersene vantato: colpito da un fulmine, rimase cieco e zoppo. Per questo Enea, che di quell’amore era figlio, fuggendo da Troia conquistata dai greci lo portava sulle spalle. E così, con il padre sulle spalle e il figlio bambino per mano viene rappresentato sempre Enea: ben diverso da Ulisse, eroe solitario ed egoista.
Il viaggio di Enea da Troia a Lavinio (Anzio)
E del resto, è opposto lo scopo della peregrinazione dei due eroi: Ulisse cerca di tornare a casa, Enea invece è un esule in fuga verso una nuova patria. Per questo è diventato un simbolo delle migrazioni moderne sulle coste del Mediterraneo, e della multiculturalità che lega ogni civiltà alle altre come ricorda l’Associazione Rotta di Enea, che ha collaborato alla mostra.
È curioso pensare che le radici turche della civiltà romana e il viaggio per mare di Enea si saldano con le radici degli etruschi, che si stabilirono in Italia dopo un lungo viaggio dall’Anatolia in compagnia dei loro cavalli: lo racconta con documentazione e leggerezza Giorgio Caponetti in “Venivano da lontano” (Marcos y Marcos), uno dei gialli della serie di Alvise Pavari del Canal.
Non dimenticate, prima di uscire dal Tempio di Romolo, di alzare gli occhi verso la cupola, che custodisce un affresco a sorpresa.
La mostra, curata da Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, insieme a Roberta Alteri, Nicoletta Cassieri, Daniele Fortuna e Sandra Gatti, rientra nel circuito della visita al Foro (e nel relativo biglietto) e resterà aperta fino al 10 aprile 2023. Sono in programma passeggiate guidate a tema lungo il percorso che nel racconto di Virgilio compiono Enea e il suo compagno Evandro, dal Foro Boario fino al Campidoglio e al Palatino.