Una giornata della memoria per riportare alla luce i crimini di guerra commessi dai nostri connazionali in terre straniere, in contrasto con l'eterna retorica degli "italiani brava gente". Ma non solo, la proposta di legge a prima firma Laura Boldrini (Pd), presentata alla Camera per istituire "Il Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano" vuole riportare a galla qualcosa di più: le radici del partito di Giorgia Meloni al Governo che con il fascismo, in fondo, non ha mai fatto i propri conti. Lo dice chiaramente la deputata: «Nel comune di Affile c’è un monumento dedicato al generale Graziani che dopo essere stato protagonista degli eccidi è diventato ministro della guerra e della repubblica di Salo, ha perseguitato fascisti e ebrei. In questo comune del Lazio va a inaugurare questo mausoleo Francesco Lollobrigida, attuale ministro del governo Meloni. Lo ricordo perché dobbiamo sapere da chi siamo governati. La memoria è importante per non dimenticare» ripete Boldrini in conferenza stampa. Ad applaudire in sala, col fazzoletto dell'Anpi al collo, Iole Mancini, 104 anni, staffetta partigiana durante l’occupazione nazifascista a Roma, reclusa nella prigione delle Ss di via Tasso.
La storia dell’eccidio in Etiopia nel 1937 è nota e si collega al Vicerè Rodolfo Graziani, generale fascista che per la sua ferocia venne chiamato il "macellaio del Fezzan". A lui, come ha ricordato Boldrini, fu dedicato nel 2012 ad Affile un sacrario finanziato dalla Regione Lazio, su iniziativa dell’allora assessore Pdl Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni oltre che fidato consigliere dell'inquilina di Palazzo Chigi. Il Ministro dell'agricoltura, già al centro delle cronache per le sue uscite contro la sostituzione etnica in Italia, tesseva all'epoca lodi verso il generale Graziani firmatario del manifesto della razza: «L’affetto per il generale è un punto di riferimento personale», dichiarò.
La proposta di legge è firmata anche da Riccardo Ricciardi del Movimento 5 Stelle e Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. Nessuno pensa a buttare giù i monumenti, spiega Fratoianni, ma sarebbe il caso di fare un pieno di memoria: «Penso sarebbe normale avere un paese dove sotto il monumento dedicato a Graziani si possa scrivere: responsabile di eccidio. Dobbiamo fare in modo che la memoria diventi antidoto. Ci hanno detto che vogliamo condannare i nostri nonni, i miei non hanno lanciato gas sulla popolazione eritrea ma non è questo il punto. Sarebbe il caso di uscire da questa banalizzazione umiliante e miserabile».
La proposta è snella. Tre articoli. Al primo si legge: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 19 febbraio, data di inizio dell’eccidio della popolazione civile di Addis Abeba compiuto nel 1937, "Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano", al fine di ricordare gli oltre 700.000 africani uccisi durante il periodo di occupazione coloniale italiana in Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia».
«Sul colonialismo italiano pesa il torto di una rimozione storica, culturale e politica ancora inspiegabile: un buco nel registro delle morti del Novecento, pagine bianche nei libri di storia e nella coscienza storica nazionale», scrivono i firmatari nella relazione introduttiva della pdl a cui hanno contribuito studiosi e storici. Al secondo articolo prevede che le "iniziative dovranno essere organizzate, coinvolgendo anche le amministrazioni locali e regionali, in stretta condivisione con le comunità e le persone afrodiscendenti". «Si parla tanto di cancel culture, questa è la vera cancel culture. Questa proposta di legge è un servizio alla coscienza e alla conoscenza del Paese», dichiara Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale ANPI. Che poi conclude: «La migliore soluzione al monumento di Affile a Graziani è che sia raso al suolo».