La vita non è un film. Conoscere l’anima gemella in mezzo al traffico è quasi impossibile. La vita non è neanche un romanzo. Lasciamo perdere i grandi incontri letterari. Viviamo l’era delle dating app e il Web non è un posto per romantici. Qui è tutto più veloce, predatorio. Prende forma il mercato dei rapporti. «Per le persone è più semplice cercare una (non) relazione sul catalogo online», dice Davide, 37 anni, che definisce Tinder «una grande illusione». Si sfogliano i profili e si sceglie quello che si preferisce. L’algoritmo è un alleato e seleziona le persone con cui (dal suo punto di vista) si potrebbe avere affinità. Tutto si gioca durante il primo appuntamento: «Se va male, si passa subito al successivo». Pietro, 29 anni, definisce l’esperienza «deumanizzante» perché «il muro virtuale che si crea porta a non considerare i sentimenti dell’altro: spesso si è attore o vittima di ghosting. Poi ci si sente giudicati per l’aspetto fisico e può diventare deprimente». Non tutti la pensano così. Matteo, 30 anni, racconta di aver conosciuto la sua ragazza sulla piattaforma e parla di una relazione stabile, serena. Le storie con un lieto fine sono tante e molti, soprattutto all’estero, usano le app d’incontri per fare amicizia.
Circa il 38 per cento dei giovanissimi ha avviato una relazione sentimentale con una persona conosciuta online. È quanto emerge dall’Osservatorio Generation Ship, ricerca realizzata da Changes Unipol e Kkienn secondo cui, grazie ai social, si parla più liberamente di sessualità (per il 67 per cento), sono aumentate le relazioni occasionali (per il 65) ed è accettata una gamma più ampia di preferenze (per il 64).
Ma qual è l’impatto sull’autostima? Un giovane della Gen Z su due avverte la pressione dei modelli di bellezza imposti dal mondo digitale, in particolare dai social. «Il corpo degli adolescenti è il terreno di battaglia fra due trend che dominano la scena socio-culturale contemporanea: la “perfezione come standard” e la “valorizzazione delle differenze”», commenta Massimo Di Braccio, sociologo e direttore di Kkienn. Le giovani donne sono le più influenzate. «Social e app veicolano immagini patinate con cui confrontarsi – si legge nello studio – e provocano insicurezza rispetto all’aspetto fisico». Il 66 per cento delle ragazze della Gen Z afferma di aver sperimentato disagio rispetto al proprio corpo. Questo accade anche per il 59 per cento delle donne tra 28 e 35 anni e per il 55 di quelle tra 36 e 55 anni. «L’aspettativa della bellezza perfetta condiziona il comportamento – continua Di Braccio – solo la metà delle ragazze accetta il proprio corpo». Gli uomini, invece, sono meno influenzati dai canoni estetici: il 28 per cento della Gen Z, il 29 dei millennials, il 24 della Gen X e il 19 dei baby boomer.
La Gen Z – secondo lo studio – fa un uso delle app d’incontri più esplorativo rispetto alle generazioni precedenti: c’è chi vuole conoscere nuove persone (63%) e chi vuole passare il tempo (42%). L’uso a fini sessuali è più diffuso per i millennials (41%). I baby boomer cercano una relazione stabile (55%). Nella Gen Z prevalgono la paura che le persone siano diverse da come si presentano (46%) o i dubbi sulla superficialità della relazione (39%). La stessa percentuale teme d’incappare in malintenzionati. Le truffe romantiche sono in crescita: negli Usa hanno superato il valore di 1,3 miliardi di dollari nel 2022. Il caso più noto è quello di Shimon Hayut, che su Tinder si faceva chiamare Simon Leviev, si fingeva erede di un magnate dei diamanti e manipolava donne single. Spillando denaro.