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Cultura
febbraio, 2023

A 50 anni da The dark side of the moon serve qualcuno che salvi i Pink Floyd

Il mondo celebra il mezzo secolo del capolavoro della band, mentre David Gilmour e Roger Waters continuano a litigare

Bisognerebbe proporre una legge per la protezione dei miti, delle leggende, degli idoli sui quali abbiamo investito affetto, denaro, tempo, e amore. Non per difenderli da attacchi esterni, ma da loro stessi. Con l’ennesimo litigio, anche se questa volta per interposta persona, Roger Waters e David Gilmour continuano a duellare, eternamente e senza posa, tentando di distruggere l’incontaminata bellezza della loro musica. Tra pochi giorni, il primo di marzo, si festeggeranno i 50 anni dalla pubblicazione di una delle opere più potenti della storia della musica, il disco che non è quasi mai uscito dalle classifiche (con la prima edizione è rimasto nella top 100 americana per 15 anni consecutivi), una audacissima fantasia intitolata “The dark side of the moon”, risultato supremo della ambizione sfrenata di cui fu capace la cultura rock, una rivoluzionaria utopia d’arte che affrontava in poco più di 40 minuti, questo era il tempo massimo consentito dal vinile, tutti i più importanti temi dell’esistenza, la nascita, il tempo, il denaro, la pazzia, il sesso.

 

Riuscì talmente bene da diventare un enorme successo di massa, con una struttura complessa, sperimentale. Non aveva nulla dei codici che attribuiamo all’idea di popolarità, eppure successe, ha venduto decine di milioni di copie e ancora oggi mantiene inalterato il suo potere attrattivo. Le ragioni di questa eterna giovinezza sono in parte misteriose, ma di sicuro derivano dallo stato di grazia in cui fu concepito, nel momento di massima coesione dei quattro della band, e dalla cultura del tempo che consentiva, o meglio incoraggiava la ricerca del nuovo, ovvero esattamente quello che manca alla produzione contemporanea.

 

C’è tanta gente che ci ha lasciato il cuore su quel disco. Ma a rovinare la festa ci provano gli stessi protagonisti. Con un post al vetriolo di alcuni giorni fa, la moglie di Gilmour, la giornalista Polly Samson, ha infamato Waters con accuse gravissime: antisemita, filo-Putin, e poi ancora ladro, bugiardo, concludendo, e qui viene quasi da ridere, come se fosse l’accusa più grave di tutte: «Canti in playback». Una vera coltellata da dire a un Pink Floyd. Delle loro liti sappiamo tutto, si sono separati malamente, si sono fatti causa, ma questo non ha impedito che in casi del tutto eccezionali potessero ritrovarsi sul palco. E ora si esagera. Ci vorrebbe una legge che impedisse ai miti di tirarsi gli stracci in pubblico, di sporcare le loro opere, insomma il primo di marzo vorremmo festeggiare in santa pace la bellezza di “The dark side of the moon”, senza le penose interferenze di quelli che l’hanno realizzata.

 

UP
Colapesce e Dimartino sono riusciti in un’impresa che poteva sembrare impossibile, tornare al festival dopo il successo devastante di “Musica leggerissima”, con una canzone che potrebbe essere intitolata “Musica leggerissima 2, la vendetta”, e uscirne comunque bene, anzi benissimo.


& DOWN
Hanno tutte le attenuanti di questo mondo, siamo d’accordo, però se andiamo ad ascoltare le parole delle canzoni che i più giovani hanno portato a Sanremo, c’è davvero tanta disperazione, e senza accenni di protesta, tanti amori difficili, andati a male, infelici. Ma davvero non c’è altro?

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