«Attention, there is air raid alert, proceed to the nearest shelter. Attention». A Chernihiv, in Ucraina, città che dista solo pochi chilometri dai confini sia della Russia che della Bielorussia, quando suonano le sirene nessuno si muove. Nel senso che niente scuote la quotidianità restaurata, nessuno smette di fare quello che stava facendo prima che l’allarme antiaereo segnalasse la possibilità di un bombardamento, per correre al rifugio.
Vira e Viktoria non fanno neanche caso al rumore. Parlano indisturbate di com’è stata la vita durante l’assedio russo, dal 24 febbraio al 3 aprile 2022. Quando tanti dei loro cari hanno sofferto, molti sono morti, loro sono riuscite a scappare. Vogliono mostrare le prove dei crimini che i russi hanno commesso nei villaggi occupati attorno alla città, vogliono raccontare. Chiedono che la Storia non venga dimenticata perché è l’arma più potente che hanno per combattere la disinformazione russa.
Solo dopo qualche secondo sui loro sguardi si leggerà lo stupore nel vedere preoccupati gli stranieri che hanno attorno. «Sono stata per un periodo in Polonia», racconta Vira, che ha 25 anni, lunghi capelli mossi con qualche dreadlock, gli occhiali tondi, un look hipster. «Non riuscivo a dormire perché l’allarme non suonava mai. Troppo silenzio che non vuol dire mai niente di buono. Finché l’allarme suona possiamo stare tranquilli. Quando non scatta per troppo tempo c’è da aver paura, significa che i russi stanno preparando un attacco più grande», spiega con serenità.
Sembra che niente possa più sconvolgere il suo equilibrio. Vira si muove disinvolta per le vie di Chernihiv, in cui la vita scorre silenziosa ma fluida, come se non ci fosse una guerra che rischia di tranciarla. Come se non fosse già successo che inaspettatamente le bombe cadessero in pieno centro, ferendo e uccidendo gli abitanti. Ma è a suo agio anche tra le case abbandonate o squarciate per i bombardamenti nelle periferie. Dove la ricostruzione è più lenta, ci sono meno soldi e meno occhi a osservare, e la distruzione più profonda. Parla a stento inglese, ad accompagnarla lungo le strade della città principale della regione di Chernihiv, nell’Ucraina settentrionale, che prima dell’invasione russa contava 300 mila abitanti e adesso circa 200 mila più un migliaio di rifugiati dai territori occupati del sud e dell’est del Paese, c’è Viktoria, 25 anni anche lei. Entrambe spostate con due soldati che combattono al fronte, grazie a cui sono diventate amiche.
Sembrano sorelle quando raccontano come il 13 marzo 2022 sono riuscite a scappare da Chernihiv, assediata dall’esercito russo che l’aveva attraversata il 24 febbraio nel tentativo di raggiungere e prendere la capitale. Nessuna via di fuga, si legge anche dalle cronache che descrivono l’inizio della guerra. Sembrava non esserci via di scampo per gli abitanti della città circondata dai villaggi presi dall’esercito russo, isolata da tutto e da tutti, senza più elettricità né acqua.
Invece Vika e Viktoria ce l’hanno fatta. Grazie alle informazioni acquisite da gruppi nascosti su Telegram: in otto dentro la stessa auto hanno attraversato la foresta fangosa senza impantanarsi, senza farsi scoprire dai russi. Hanno guidato ininterrottamente fino a Kiev «una città spettrale», ricorda Viktoria, «era vuota. Neanche i semafori funzionavano». E da li fino al confine polacco: «C’era una coda di auto che sembrava non finire mai».
Viktoria ha vissuto in Italia, nel nord, fino a quando non ha sentito il bisogno di tornare. Per rivedere suo marito, che anche da soldato ogni tanto può rientrare in famiglia. Per riabbracciare i cari e gli amici. Per fare la sua parte nel ricostruire la comunità che i russi hanno fratturato ma non rotto: «Per lavorare come interprete. Parlo inglese, francese, tedesco e un po' di italiano. Così aiuto chi vuole trasferirsi all’estero o torna in Ucraina a tradurre i documenti. O chi ha bisogno di curarsi in un altro Paese perché qui non c’è quello di cui ha bisogno. Sono tornata perché voglio stare nella casa che sento mia». Anche se la guerra non è finita e le sirene suonano ogni giorno.