Salute mentale
Più di tre milioni di persone in Italia soffrono di disturbi del comportamento alimentare. E i casi stanno aumentando
Nella giornata dedicata ai Dca gli studenti si incontrano davanti al ministero della Salute per chiedere più fondi per l’assistenza. E che la loro proposta per uno psicologo in ogni scuola diventi legge
Vent’anni fa le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300 mila, oggi sono più di tre milioni. Secondo i dati del Ministero della Salute, tra il 2019 e il 2022, i nuovi casi sono più che raddoppiati passando da 680 mila a 1 milione e 450 mila. «Un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali: nel 2023 i decessi per malattie legate ai dca sono stati 3.780», spiega la la dottoressa Laura Dalla Ragione, direttrice della rete umbra sui disturbi del comportamento alimentare e del numero verde “Sos disturbi alimentari”.
«Le conseguenze dei dca sono depressione, limitazione della vita sociale e lavorativa, compromissione di apparati cardiaco e gastrointestinale, osteoporosi, morte per arresto cardiaco o suicidio. Le cause di morte sono collegate alle complicanze mediche e all’alto tasso di suicidio. I dati sulla mortalità sono in aumento, ma molto disomogenei sul territorio: si muore di più nelle regioni dove non ci sono strutture specializzate», chiarisce ancora la dottoressa, nella giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi alimentari.
Sempre nello stesso giorno, per fare in modo che quante più persone possibili siano a conoscenza di un disturbo sempre più diffuso, che colpisce soprattutto i più giovani, e affinché i fondi d’assistenza per i disturbi del comportamento alimentare vengano incrementati, i sindacati studenteschi, Rete degli studenti medi e Unione degli universitari, hanno indetto una manifestazione davanti al ministero della Salute, in piazza Castellani a Roma, alle 15: «Perché vogliamo che i Dca vengano inseriti nel Lea, i livelli essenziali d’assistenza. Perché ci meritiamo di stare bene», dichiara Tullia Nargiso della rete del Lazio.
Ma non solo. Come spiega Camilla Piredda dell’Udu, sempre sotto il ministero della Salute, «Abbiamo indetto anche una conferenza stampa con Elly Schlein, segretaria del Pd, Francesco Silvestri del M5s ed Elisabetta Piccolotti di Avs, a cui parteciperanno anche Cgil e Spi Cgil per ricordare la necessità che in ogni scuola e università sia presente uno spazio dedicato al servizio di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling che si si interfacci con il servizio sanitario territoriale». Una proposta che gli studenti avanzano già da tempo. Da quando l’indagine “Chiedimi come sto”, condotta su oltre 30 mila giovani, ha offerto un’immagine drammatica della situazione: Il 28 per cento del campione ha avuto disturbi legati all’alimentazione, il 14,5 per cento esperienze di autolesionismo e il 12 per cento ha affrontato problemi legati all'abuso di alcol. «Proprio per questo, presa coscienza della situazione - spiega ancora Piredda- abbiamo avanzato una proposta di legge per istituire lo psicologo in ogni scuola e ogni università. Che i partiti di opposizione hanno fatto propria e depositato».
Ora la legge è alla commissione cultura della Camera. Ma il rischio è che venga depotenziata, soprattutto attraverso la riduzione dello stanziamento economico o della presenza degli psicologici nelle strutture scolastiche e universitarie: «È imperativo che la nostra proposta di legge venga trattata con la serietà che merita», chiedono gli studenti scesi in piazza per manifestare affinché il diritto alla salute, nella sua totalità e complessità, venga garantito proprio come scritto nella Costituzione: «Il 15 marzo non è un giorno come gli altri, ma un'occasione unica per sottolineare l'importanza di affrontare i disturbi del comportamento alimentare, un problema che ha toccato profondamente molti dei nostri compagni e che richiede di attrezzare adeguatamente il Servizio sanitario nazionale».