Pubblicità
Attualità
maggio, 2024

L'attacco di Biden: «Se Israele invaderà Rafah, non invieremo le armi»

Lo stop del presidente Usa, lo strano convegno sul premierato, l'attacco ucraino sulle province russe sventato, l'inchiesta su Genova e i bonifici alla Lega. I fatti del giorno da conoscere

Biden: "Se Israele invaderà Rafah non invieremo le armi"
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che interromperà le spedizioni di armi americane a Israele se il primo ministro Benjamin Netanyahu ordinerà un'invasione su larga scala di Rafah. Lo ha riferito la Cnn. "I civili sono stati uccisi nella Striscia di Gaza a causa di queste bombe e in altri modi", ha spiegato Biden. Il presidente Joe Biden ha dichiarato per la prima volta che avrebbe fermato alcune spedizioni di armi americane a Israele - che ha riconosciuto essere state usate per uccidere civili a Gaza - se il primo ministro Benjamin Netanyahu avesse ordinato una grande invasione della città di Rafah. 

''I civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui attaccano i centri abitati'', ha detto Biden alla Cnn. "Ho chiarito che se entrano a Rafah, non fornirò le armi che sono state usate storicamente per affrontare il problema, con Rafah e con le altre città", ha aggiunto Biden, sottolineando di essere pronto a condizionare gli armamenti americani alle azioni di Israele.

Il suo riconoscimento che le bombe americane sono state usate per uccidere i civili a Gaza - scrive la Cnn - è stato un duro riconoscimento del ruolo degli Stati Uniti nella guerra. ''Non stiamo abbandonando la sicurezza di Israele. Stiamo prendendo le distanze dalla capacità di Israele di fare la guerra in quelle aree'', ha precisato Biden, sottolineando che gli Stati Uniti continueranno a fornire armi difensive a Israele, compreso il suo sistema di difesa aerea Iron Dome. "Continueremo a garantire che Israele sia al sicuro grazie all'Iron Dome e alla sua capacità di rispondere agli attacchi provenienti recentemente dal Medio Oriente", ha affermato. ''Ma non forniremo armi e proiettili di artiglieria''.

Secondo il Pentagono, gli Stati Uniti hanno già sospeso una spedizione di ''munizioni pesanti'' a causa delle possibili operazioni di Israele a Rafah senza un piano per i civili, anche se ha affermato che non è stata presa una decisione definitiva su quella spedizione. L'amministrazione ha detto che sta valutando la potenziale vendita o trasferimento di altre munizioni. Il collegamento pubblico di Biden tra le spedizioni di armi americane e la condotta di Israele potrebbe ampliare la spaccatura tra lui e Netanyahu, con il quale ha parlato al telefono lunedì - sottolinea la Cnn. Quella conversazione avvenne mentre Israele ordinava l'evacuazione di decine di migliaia di civili da Rafah e lanciava attacchi vicino alle zone di confine della città. Biden ha detto che le azioni di Israele a Rafah non hanno ancora oltrepassato la linea rossa, entrando in zone densamente popolate, anche se le loro azioni hanno causato tensioni nella regione.

"Non sono entrati nei centri abitati. Ciò che hanno fatto è proprio al confine. E sta causando problemi, proprio adesso, con l'Egitto, con il quale ho lavorato molto duramente per assicurarmi che avessimo una relazione e un aiuto'', ha riferito Biden, aggiungendo di aver comunicato a Netanyahu e ad altri leader israeliani che il sostegno americano alle operazioni nei centri abitati era limitato: "Ho detto chiaramente a Bibi e al gabinetto di guerra: non otterranno il nostro sostegno se attaccano questi centri abitati". ''Ho detto a Bibi - ha aggiunto il presidente degli Usa - 'non commettere lo stesso errore che abbiamo fatto in America. Volevamo prendere Bin Laden. Vi aiuteremo a ottenere Sinwar'. Aveva senso prendere Bin Laden; non aveva senso cercare di unificare l'Afghanistan. A mio avviso non aveva senso pensare che in Iraq avessero un'arma nucleare''.

 

Russia: sventato attacco ucraino con razzi e droni su province russe
Quindici razzi e sei droni d'attacco ucraini sono stati intercettati nello spazio aereo russo nella notte, ha riferito il ministero della Difesa di Mosca, citato dalla Ria Novosti. Il ministero ha specificato che 15 razzi lanciati da lanciarazzi multipli RM-70 Vampire e un veicolo aereo senza pilota sono stati abbattuti nella provincia di Belgorod. Altri tre droni sono stati intercettati nella provincia di Kursk e altri due nella provincia di Bryansk. Il ministero della Difesa russo ha definito questi attacchi "terroristici"

 

Meloni: «Colle mai più supplente». È duello con Schlein
Elly Schlein esorta i suoi senatori a "fare muro" al premierato "con i corpi e le voci", e lancia una manifestazione di piazza il 2 giugno. Così "dialogare è dura...", la liquida Giorgia Meloni, che intanto difende la sua riforma costituzionale di fronte a una platea di imprenditori, accademici, sportivi e artisti, spiegando che per lei questa strada rappresenta "un rischio" e "una occasione da cogliere per stare in pace con la coscienza". Perché, ne è sicura la premier, darà "stabilità", "eviterà al presidente della Repubblica il ruolo di supplente della politica" e "metterà fine alle sovrapposizioni". Un traguardo che vuole raggiungere anche a costo di andare al referendum: "L'ultima parola ce l'avranno gli italiani. Perché la Costituzione non è mia ma del popolo". E nel frattempo, spiega, servirà "una legge elettorale con le preferenze, che ricostruisca il rapporto eletto-elettore".

Il produttore cinematografico Tarek Ben Ammar e Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild, sono in prima fila. Arriva Pupo, a cui "piace un premier molto forte su cui puoi fare affidamento", mentre "i ribaltoni sono antipatici". Poi Amedeo Minghi, "stupito" dall'invito ma curioso, come Iva Zanicchi: "Anche io mi chiedo perché mi abbiano invitato, ma sono qui per capire. E c'è la Meloni, se c'è la Meloni tutti corriamo".

Nella Sala della Regina si accomodano Michele Placido e Claudia Gerini ("Avevo un'idea ma me ne sono fatta un'altra", dirà l'attrice alla fine). L'ex campione di nuoto azzurro Filippo Magnini ammette che per lui sarebbe "azzardato" giudicare la riforma, poi si accomoda accanto alla campionessa di scherma Elisa Di Francisca. L'evento, organizzato dalle Fondazioni Craxi e De Gasperi, prevede una serie di analisi, anche contrastanti tra loro, da parte di costituzionalisti che hanno studiato a fondo la riforma. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana auspica "il più ampio consenso" ma avverte che il dibattito "non deve paralizzare" il Parlamento. La ministra Maria Elisabetta Casellati, che segue in prima persona il ddl approdato oggi in Aula al Senato (con 3mila emendamenti di opposizione), assicura che "non c'è nessun pericolo di deriva autoritaria".

In una prima fila affollata di ministri, Meloni prende appunti sui fogli del suo discorso. Anche quando Luciano Violante, decisamente contro questo premierato, suggerisce di riunire il Parlamento in seduta comune per la legge di bilancio, la fiducia o i decreti. "Pensiamo - aggiunge l'ex presidente della Camera - cosa farebbero gli avversari se avessero una forma di questo genere fra le mani". "Io mi sono interrogata molte volte su come gli avversari utilizzerebbero questa riforma. Non mi spaventa", sottolinea la premier, parlando nella Sala di rappresentanza della Camera, davanti agli arazzi di Mosè che spiega le tavole della legge al popolo dopo averle ricevute da Dio. La presidente del Consiglio passa in rassegna gli aspetti principali di una riforma, fatta 'in punta di piedi', che considera spartiacque. Non per il suo esecutivo che, assicura, "è solido e stabile". Ma per evitare altri casi come i governi Conte o quello Draghi. "Questa riforma non riguarda la sottoscritta o il presidente Mattarella", puntualizza Meloni, liquidando come "dibattito ideologico" le proteste delle opposizioni: la Costituzione "è di tutti, la sua interpretazione non può privilegiare una sola cultura politica o un solo punto di vista".

Lancia invece un'apertura sul tema dell'eccessivo ricorso ai decreti: "Se i partiti vogliono porre la questione per rafforzare il ruolo dell'iniziativa legislativa del Parlamento, parliamone". In attesa di capire se ci sarà un confronto televisivo con Schlein prima delle Europee, il duello fra le due leader si infiamma proprio sul premierato. "Che pena le mistificazioni costanti di Meloni - il contrattacco della segretaria dem -. È inutile che mi attacchi, non ci spaventa, faremo opposizione con tutte le nostre forze, in Parlamento con le voci e nelle piazze portando i nostri corpi". 

 

Inchiesta corruzione: 2 bonifici anche a Lega Liguria Salvini premier
"Gli abbiam già fatto un bonifico anche a loro eh (...) ma poi gliene facciamo un altro stai tranquillo". Aldo Spinelli, l'imprenditore genovese agli arresti domiciliari come il governatore ligure Giovanni Toti, e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani, nell'inchiesta per corruzione della Procura di Genova, si riferisce alla Lega Liguria per Salvini Premier alla quale nel maggio e nell'agosto 2022 ha fatto due bonifici da 15 mila euro ciascuno a titolo di erogazione liberale.

Da quanto si legge nell'ordinanza del gip Paola Faggioni, Spinelli, al telefono con Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell'Autorità i Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale - l'unico tra i molti indagati ad essere in carcere in quanto, secondo l'ipotesi, sarebbe stato corrotto con soldi, benefit e altre utilità per circa 500 mila euro - non solo il Comitato Toti ha ricevuto soldi. Spinelli, che "concepisce i finanziamenti ai partiti non come erogazioni liberali (sganciate da qualsiasi interesse patrimoniale) ma - annota il giudice - come lo strumento per ottenere provvedimenti amministrativi vantaggiosi" discute del suo progetto di smantellare il Terminal Rinfuse, la cui concessione gli era stata rinnovata dal Governatore per 30 anni in cambio di "una mano", aveva ottenuto da Toti il rinnovo della concessione trentennale per farne un'area di deposito e stoccaggio container. Un progetto, si legge, di cui era "sicuro che il Ministro Giorgetti avrebbe finanziato". "Ma io tanto finanzio il partito...ma io Paolo...io ho mandato al partito quindici...a lui e quindici a Toti…".

 

Roccella: io censurata, sicura della solidarietà da sinistra
La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella ha lasciato il palco dell'Auditorium della Conciliazione dove sono in corso gli Stati generali della natalità per cercare di placare la dura contestazione di studentesse e studenti dell'Università La Sapienza di Roma. Ad annunciarlo il presidente della Fondazione per la Natalità e organizzatore dell'evento, Gianluigi De Palo. I ragazzi, dalla platea, hanno mostrato cartelli con la scritta "Sul mio corpo decido io" e jurlato slogan come 'Fuori I pro vita dai consultori' e di 'Sul mio corpo decido io'. Subito dopo hanno lasciato spontaneamente la sala e si sono spostati sul marciapiedi di via della Conciliazione. Qui però sono stati fermati dalla Polizia, con gli agenti che li hanno circondati per identificarli. Dopo almeno trenta minuti sotto il sole, alcuni ragazzi si sono rivolti ai giornalisti presenti per avere dell'acqua, che oltre a qualche bottiglietta hanno fornito alle ragazze anche un paio di ombrelli per ripararsi. La ministra per la Famiglia e la Natalità con un post su Facebook ha parlato violenta censura. "Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali - Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la 'grande stampa' e la 'stampa militante' che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l'atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro". 

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità