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Cultura
febbraio, 2025

Amici amanti e capolavori

Bacon e Freud: rappresentarono il Regno Unito alla Biennale di Venezia del 1954
Bacon e Freud: rappresentarono il Regno Unito alla Biennale di Venezia del 1954

Autoritratti, omaggi a Velazquez. E colleghi famosi come Lucien Freud. Arte e vita di Bacon in una grande mostra a Martigny

Forse dovremmo inventare un premio per coloro i quali scartano con sicumera personaggi destinati a fare la storia: lo consegneremmo agli addetti ai casting della Columbia Pictures che respinsero Marylin Monroe perché bruttina, al giornale che rispedì a casa Walt Disney perché non aveva grandi idee, agli uffici comunali che non assunsero come impiegato Winston Churchill perché inadatto alla cosa pubblica.

 

Tutte storie vere, come è vero che il Times stroncò ferocemente Francis Bacon dicendo che non aveva futuro. Recensione che, insieme alla sua non ammissione all’Esposizione Internazionale Surrealista del 1936, lo portò a distruggere tutti i lavori fatti fino a quel momento (si salvano i pochissimi che era riuscito a vendere). Per fortuna la depressione dopo qualche tempo passa e negli anni ’40 comincia una delle carriere più importanti dell’arte del XX secolo. E parte proprio da quel periodo la mostra che la Fondation Gianadda di Martigny (Svizzera) dedica a Bacon, con trenta opere divise in cinque sezioni tematiche: “La forma dei ritratti”, “Oltre la forma”, “Dipinti ispirati ai Maestri”, “Autoritratti”, “Amici e amanti”. Si parte con “Head VI”, una delle sue opere più conosciute e ispirate a Velasquez, che vede Papa Innocenzo X urlante dentro una teca. Evanescente, sembra un fantasma, ha il volto deformato e non si capisce se quella bocca spalancata stia gridando con odio o fermezza qualcosa al mondo, oppure se stia cercando aria mentre soffoca dentro una bara di cristallo. Ci sono poi i ritratti all’amico e collega Lucian Freud, con il quale Bacon venne chiamato nel 1954 a rappresentare il Regno Unito alla Biennale di Venezia all’apice della sua carriera, o quelli al suo compagno Peter Lacy, che muore proprio il giorno dell’inaugurazione di una mostra che nel 1962 consacra Bacon alla Tate di Londra. “Francis Bacon: Presenza umana”, curata da Rosie Broadley e realizzata in collaborazione con la National Portrait Gallery di Londra, ci racconta l’evoluzione di Bacon, che dopo essersi ispirato all’arte e dopo i lavori in studio, si libera trovando nella sua quotidianità e nei ricordi i suoi soggetti.

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