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3 agosto, 2006

Fantasie da cattiva ragazza

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In mostra a Milano l'opera della trasgressiva artista australiana Tracey Moffatt. Sequenze fotografiche e video che ironizzano su violenza e machismo

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Per un'adolescente, nata nel 1960 da una famiglia operaia, in un sobborgo di Sydney in Australia, i mezzi formativi e informativi sono legati al transito delle immagini sulla tv, dalle soap opera ai fumetti d'animazione, dai film in bianco e nero alle fiction hollywoodiane, oppure alle sequenze dei fotoromanzi e alle riviste femminili. Una realtà fittizia che si nutre di racconti e di storie che imitano il reale, ma sono un prodotto fabbricato e simulato. È in questo habitat che si forma Tracey Moffatt che comincia a lavorare come filmaker e fotografa, e poi lentamente, dal 1985, diventa artista che tratta delle finzioni vissute nell'adolescenza e nel proprio contesto etnico e sociale, dove classe e background razziale, si sono intrecciate all'erotismo della seduzione che è praticata al femminile per sopravvivere in un contesto maschile e bianco. Il suo uso delle sequenze fotografiche e del film diventa un'estensione di un pensiero liberatorio e postcoloniale che tende a capovolgere, o a criticare, il rapporto di potere tra gli stereotipi costruiti tra culture che vanno dall'aborigeno all'anglosassone. Una visione da 'bad girl' o da donna trasgressiva che mediante frammenti di scene ironizza sulla violenza del rugby, o sul machismo dei surfers, ripresi sulle spiagge mentre, tra l'imbarazzo e l'ostentazione sessuale, si cambiano di costume, oppure racconta la negazione di un'autenticità che nasce dall'aspirazione delle donne a un vita migliore, quando utilizzano la magnificenza di vesti e di belletti che ne alterano la naturalità. In altri montaggi la correlazione tra immagine e parole racconta di esistenze legate alla scoperta drammatica del padre naturale oppure di punizioni e di soprusi legati a violenze sessuali, o di depressioni connesse alla mancanza di impiego: una vita sociale messa a nudo partendo dagli antri personali.



Tracey Moffatt, Spazio Oberdan, Milano, fino al 1 ottobre

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