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Con il risultato tra l'altro di non coglierne la storicità autentica, che implica anche tutte le modificazioni prodotte dall'incontro con l''uomo bianco' e, oggi soprattutto, con la sua tecnologia. Ci accorgiamo di tutto questo dalla lettura di un volume appena uscito in italiano, in cui, lodevolmente senza un ordine gerarchico, sono inclusi 'saggi e racconti scritti dai nativi del Brasile', molti dei quali essi stessi studiosi di antropologia e scrittori cresciuti nelle università brasiliane, che non hanno perso, però, il collegamento con la loro cultura etnica di origine.
Ci sono due illuminanti introduzioni (di Massimo Di Felice e Sergio Augusto Domingues) e una prefazione (di Paolo Buccieri) che si limitano a inquadrare i vari testi; e poi sia scritti dedicati alla ricostruzione dal punto di vista 'indigeno' della storia del Brasile prima e dopo l'occupazione portoghese; sia diari e racconti di vita vissuta, oltre a leggende e testimonianze varie in cui sono rappresentate molte delle tante etnie (con le loro lingue) che convivono sul territorio brasiliano.
In non poche pagine del libro è documentata l'assimilazione attiva, da parte degli autori e dei gruppi di cui parlano, delle tecnologie occidentali, non solo registratore e telefono, ma anche la videocamera che dà luogo alla creazione di veri e propri 'videodiari'. In tutti gli scritti, poi, è viva la nostalgia per una identità culturale che agli occidentali è parsa solo come 'barbarie' da superare con la totale integrazione alla modernità, anche e soprattutto attraverso la conversione al cristianesimo. I dubbi che ormai nutriamo, anche come cristiani, sulle pretese universalistiche, e dunque missionarie, della nostra religione trovano qui nuove significative motivazioni.
Indiografie. Saggi e racconti scritti dai nativi del Brasile,
Costa e Nolan,
pp. 205, euro 17,40