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Nel bellissimo film degli straordinari registi fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne, due volte vincitori della Palma d'oro a Cannes (per 'Rosetta', per 'L'enfant'), eventi essenziali della vita (nascita, morte) vengono usati per compiere reati. Il danaro è ovunque: preso, versato, toccato, nascosto, desiderato, rifiutato, scambiato, in banconote simbolicamente sporche, stropicciate, maltrattate. Le leggi stabilite con civile impegno dall'autorità europea per salvaguardare i collettivi diritti umani, si mutano in occasioni deliquenziali. Lo sfruttamento dell' uomo sull'uomo acquista nuove forme, che ignorano il lavoro. I sogni d'una esistenza, le massime ambizioni, possono consistere nell'aprire un bar. I personaggi diventano i criminali più contemporanei, nell'approfittare del conflitto tra buone volontà e azioni indegne.
Ma, secondo gli autori, i personaggi non sono mai senza speranza etica: la ragazza, dura di carattere e di gesti, approda a un rimorso, una fuga dal male. Lo stile dei Dardenne (macchina da presa a mano, pedinamento degli attori, laconicità) nel 'Matrimonio di Lorna' cambia, si arricchisce di dialoghi sostanziali, della parola, di immagini relativamente quiete, per raggiungere la forma di realismo anche interiore più alta mai vista prima.
Il matrimonio di Lorna di Jean-Pierre e Luc Dardenne con Arta Dobroshi, Jerémie Renier, Fabrizio Rongione