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21 dicembre, 2010

Con l'iPad è tutta un'altra news

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Richard Branson è sbarcato sull'iPad con una sua testata, 'Project'. Segno che il giornalismo digitale adesso attira anche chi non ha mai fatto l'editore. E prova a sfidare i giganti del settore come Murdoch

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Per il tycoon dei media Rupert Murdoch "The Daily" è "il progetto numero uno, il più eccitante". Per l'eccentrico miliardario Richard Branson "il futuro sarà su dispositivi come l'iPad". Il suo mensile, "Project" è già disponibile su iTunes (il negozio on line della Apple) e qualcosa vorrà dire se chi ci mette i soldi non è un editore. Ce la farà l'iPad a sconfiggere la cannibalizzazione delle notizie da parte del Web? Le scommesse di due big come Murdoch e Branson, che puntano su pubblicazioni specifiche solo per tavoletta (le prime), hanno scatenato blogger ed esperti.

Dalle colonne dell'autorevole blog tecnologico Gigaom, Mathew Ingram ha bocciato "The Daily": "Una delle maggiori pecche", scrive il giornalista e blogger esperto di nuovi media, "è che non sarà per nulla parte di Internet. Non ci saranno link ai suoi contenuti dall'esterno, nessuna condivisione tramite Twitter, niente collegamenti a Facebook, nessuna possibilità di postare commenti".

Murdoch punta su un quotidiano dai contenuti originali, concentrato sulle notizie nazionali per fare concorrenza ai popolari "New York Times" e "Usa Today": avrà una redazione di cento giornalisti (con saccheggio di firme da autorevoli testate), un budget iniziale di 30 milioni di dollari e un costo di vendita di 99 centesimi a settimana. Per molti è una scommessa rischiosa. "Che sia disperazione o visione", ribatte sulle pagine del sito paidContent un risoluto Ben Elowitz, editore Web e autore del blog Digital Quarters, "Murdoch è deciso a spuntarla nella ricerca di un modello migliore ed è disposto a perdere soldi nel breve periodo".

Sarà per questo, per quel pizzico di follia che accompagna le scelte più coraggiose, che la sfida di una pubblicazione solo per tavoletta è stata subito raccolta da uno come Branson, imprenditore impegnato nei settori più disparati, dagli aerei alle auto da corsa, dalle assicurazioni ai viaggi. Che ha rilanciato a colpi di dichiarazioni a effetto: "Se la stampa vuole chiamarla battaglia", ha detto riferendosi al duello con Murdoch, "allora è una battaglia basata sulla qualità. E su questo terreno vinciamo a mani basse".

"Project" ha venti redattori e si occupa di design, tecnologia, imprenditoria e intrattenimento, costa 2,99 dollari al mese e si affida al passa parola: "Se il nostro team ha lavorato bene, i blogger faranno il lavoro per noi". Ma in realtà, dopo il debutto, è proprio il mondo della Rete a storcere il naso. "Non è nulla di sconvolgente", ha commentato Ingram. Per l'editore on line ed esperto di tecnologia Robert Andrews il difetto è la confusione della grafica: "L'uso di un valido e imprevedibile assortimento di impaginazioni creative", scrive su paidContent, "rende gli oggetti per la navigazione spesso non distinguibili dagli elementi statici della pagina, il che significa che la guida per l'utente compare frequentemente per suggerire esplicitamente un'interattività non così ovvia".

Anche i critici più severi hanno però concesso a Branson di aver incluso, al contrario di altri, la possibilità di inviare commenti e link esterni dagli articoli. "Siamo in una fase di sperimentazione sul campo ed è difficile dire oggi come funzioneranno le varie idee", dice Lee Rainie, direttore del progetto Internet&American Life presso il Pew research center, organizzazione indipendente dedicata ai trend che trasformano l'America. L'idea in sé piace; sono le declinazioni che non convincono. Ma per capire la forza dell'iPad bisogna guardare oltre. Il succo è tutto qui: la tavoletta ha un inizio e una fine rispetto all'infinito del Web. La Rete ti invita a navigare senza limiti, in un'esperienza dai contorni indefiniti al cui interno è difficile capire dove ci si trova e dove si arriva.

Al contrario, con l'iPad è possibile scaricare in un colpo solo un'intera pubblicazione muovendosi all'interno di questa: un'esperienza vicina a quella della carta stampata. Ed è questo che può far incontrare editori e lettori. "Le persone amano dire di aver finito un libro", spiega Juan Senor, partner di Innovation Media Consulting Group, società di consulenza nell'informazione, "e la tavoletta riproduce questa esperienza. Non è come la Rete, che si trova sul telefonino e sul computer: il concetto alla base poggia su un sistema chiuso disegnato per fare una specifica esperienza con una determinata applicazione, invece di navigare per sempre. Il che è molto importante per gli editori, perché l'obiettivo è che le persone trascorrano più tempo possibile con i loro prodotti".

La sfida è che la gente torni a pagare i contenuti (di qualità) invece di navigare nella Rete da una notizia all'altra (nello stile mordi e fuggi che avvantaggia chi fornisce informazioni a basso valore aggiunto). Tanto più che l'iPad si rivolge a un pubblico abituato a pagare per le applicazioni: l'App store (dove si comprano le applicazioni per iPad) è già un ambiente commerciale e questo rende più facile l'acquisto. In questo senso "quello che sarà critico è il livello di materiale gratis rispetto a quello a pagamento e il modello di sottoscrizione scelto", osserva su paidContent Nic Newman, manager della società di design digitale Tigerspike, che ha sviluppato applicazioni anche per la stessa News Corp. ""The Daily" di Murdoch", spiega, "vincerà se offrirà al cliente la possibilità di comprarlo giornalmente".

Gli irriducibili dell'informazione libera e gratis continueranno a esserci ma, scommette sul "Financial Times" il commentatore John Gapper, la tavoletta convivrà con la Rete. All'iPad l'industria crede: tutte le più grandi testate si stanno applicando nella creazione di versioni digitali. E l'innovazione già snobba il Web: l'inglese "The Independent" ha lanciato il suo nuovo giornale "i" (una versione condensata dell'originale) in forma cartacea e su iPad, ma non in Rete: di sito ne basta uno.

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