
Ora il bomber Marione e gli altri partecipano al torneo tra i dipartimenti di salute mentale "S.m.i.s. (coordinamento regionale per la riabilitazione sociale) - A.n.p.i.s" (associazione nazionale polisportive per l'integrazione sociale)": una competizione che vede la partecipazione di otto squadre delle Asl laziali. La sede degli allenamenti è invece nella periferia di Roma Nord, in via dei Settebagni: del gruppo fanno parte l'altro trainer Tullio D'Ovidio, infermieri, e famiglie, padri e figli come Agostino e Daniele, Mario e Antonio. Poi c'è Sandrone, ex guardia del corpo del presidente della Repubblica Cossiga, e Marco detto Kafy. «Avevo in cura un ragazzo che soffriva di una forte depressione. Per un mese intero è stato al buio, chiuso nella sua stanza senza mai lavarsi«» racconta Mario, uno degli operatori. «Poi un giorno, leggendo insieme un giornale sportivo, ha deciso di venire a giocare a pallone».
Il nome della squadra si ispira a "Il gabbiano Jonathan Livingston", di Richard Bach: come il protagonista del libro che imparava a volare grazie al sacrificio, i calciatori-pazienti della polisportiva spiccano il loro personale volo, rispettando le regole della squadra. Una realtà immortalata anche nel documentario "Matti per il Calcio" di Volfango De Biasi, un dvd di successo perché spontaneamente interpretato dagli attori-protagonisti della squadra, ripresi nella loro vita reale e sportiva. «Sono entrato qui perché stavo male. Ora sono il vice-presidente dell'associazione "Il Gabbiano», racconta Luca. «Lavoro, ho quattro figli e studio Scienze Motorie. Qui da noi c'è lo sport vero, quello non truccato. C'è gente poi si ammala per vincere le Olimpiadi, a noi invece lo sport aiuta a guarire».
I risultati sono stati immediati: circa il 50 per cento dei pazienti che si sono curati sul campo da gioco, conduce ora una vita normale e coloro che venivano ricoverati tre-quatto volte l'anno, hanno diradato sempre più i controlli. La formula vincente non è solo la consueta riabilitazione, bensì l'integrazione e la condivisione delle responsabilità. La storia de "Il Gabbiano" ha varcato i confini, è conosciuta in Inghilterra, apprezzata dai riabilitatori cinesi, giapponesi, e ora verrà diffusa attraverso spot televisivi durante i mondiali: il messaggio migliore per rivalutare l'immagine del nostro pallone sgonfiato dalle varie Calciopoli e dai professionisti che si prendono a insulti o peggio durante le partite.