
Il 19 gennaio scorso hanno chiuso Megavideo, sito specializzato nell'offrire gratis telefilm in streaming e pellicole in prima tv da scaricare. E' stato, com'è noto, l'Fbi: che ha messo i lucchetti a un sistema illegale e ha fatto pulizia. Nulla da dire.
Ma c'è un ma con una emme maiuscola: a venti giorni di distanza, cominciano a sentirsi gli effetti. Sarà che il digiuno da Megavideo (e a seguire di tutti gli altri siti fratelli e gemelli) è giunto improvviso e inaspettato, sarà che è pieno inverno e i week end sembrano fatti apposta per stare in casa a scroccarsi un bel film, sarà che la cuccagna andava avanti dal 2005 e in quasi sette anni, insomma, si diventa abbastanza 'addicted'.
Sta di fatto che i sintomi della crisi d'astinenza sono facili e riconoscibili. Si vaga per casa, con l'occhio vacuo e un portatile in mano senza fermarsi su nessun divano. Si cercano compulsivamente informazioni su quell'ultimo episodio in onda su Fox Usa ma di cui si è visto ormai solo il pilot su You Tube. Alla parola buffering si sobbalza, al numero 72 (i minuti dopo i quali Megavideo interrompeva lo streaming) si suda, neanche fosse una puntata di 'Lost'.
Allora si cerca riparo e consolazione sui forum, dove ci si confronta, tutti insieme, una specie di gruppo di autoaiuto digitale: «Mio Dio», scrive ad esempio una ragazza, «per me il mondo sta andando a rotoli. Avevo sempre considerato (sbagliando) internet come una piattaforma diversa dalla realtà, che riusciva per qualche ora ad estraniarti da questo mondo così sbagliato. Ora l'unico consiglio che vi do è: mai fare affidamento su qualcosa di cui non si più sicuri che durerà».
Eh già, la privazione forzata porta a filosofeggiare. Ma anche a lanciare messaggi apocalittici: tipo: «Siate maledetti» (non si capisce bene chi, se le autorità americane in particolare o l'umanità tutta); oppure: «Quanti di voi si stanno preparando al suicidio?» (ci si augura sia autoironia, sì); ma anche «Nessuno più farà compagnia alla mia insonnia» (e qui di ironico non c'è proprio niente, perché in effetti è quello che sta succedendo a molti.
Comunque, a una prima analisi, gli utenti afflitti dalla sindrome di forzata castità digitale post megavideo paiono di tre tipi.
Prima di tutto ci sono i pigri, quelli che guardavano tutto ciò che sarebbe stato possibile vedere anche in altro modo, magari semplicemente rimettendosi le scarpe per andare al cinema. Probabilmente sono quelli che, con un piccolo sforzo, usciranno prima dal tunnel (e da casa).
Poi ci sono i nostalgici: coloro i quali godevano sorbendosi ore e ore di 'Tre cuori in affitto', Dallas' o 'Happy Days'. Anche loro, in qualche modo, con un po' di studio, una modesta spesa e uno zapping accorto, possono recuperare almeno in parte il loro piacere saltellando tra Fox Retro e Mediaset Premium.
Infine, c'è la categoria più provata, quelli per cui non c'è niente da fare: gli affamati compulsivi di telefilm. Quegli amanti dei serial generalmente made in Usa che grazie (o per colpa) di Megavideo avevano preso l'abitudine bulimica di vedere una serie intera per volta, anziché aspettare la puntata in onda in italiano sul canale satellitare, una volta la settimana. No, tirate da otto dieci puntate tutte insieme, intere stagioni ingoiate insieme agli sbuffi canonici del limite del settantaduesimo minuto, costretti a spegnere il modem, di corsa, per cambiare Ip e poter ricominciare la visione.
Le grandi abbuffate che andavano di pari passo alle attese della nuova puntata, in onda negli Stati Uniti, con ricerche sfrenate digitate su Google in tipico codice da tossico dello streaming: "Grey's 8X13 Sub Ita". Che tradotto per gli spettatori sani di mente vorrebbe dire: la tredicesima puntata dell'ottava serie di 'Grey's Anatomy,' mandata in onda negli Usa la scorsa settimana (qui in Italia, sul satellite, l'ottava stagione è appena all'inizio) e sottotitolata in italiano da un gruppo di eroi capitanati da 'Izzie'. Una ricerca facile facile, alla portata di tutti, non riservata ai raffinati della Rete, pronta all'uso di casalinghe e studenti universitari insonni, adolescenti svogliati e impiegati single.
Comunque sia, gli internauti abbandonati proprio non ci stanno: «Raga è morto lo streaming. Amen». «Mannaggia 'a mort». «Quell'episodio non lo recupererò mai più». E qualcuno chiosa: «Hanno scomodato persino l'Fbi, evidentemente hanno finito i serial killer».